LaPresse

lettere

Cambiare Dublino si può. Ma serve negoziare, e con gli alleati giusti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Per evitare gli sbarchi in Italia, la senatrice Michaela Biancofiore ha proposto di “costruire un’isola artificiale nel Mediterraneo dove accogliere i migranti”. Si chiamerà “Utopia”. E, come quella immaginata da Tommaso Moro, sarà un’isola con città ampie e magnifiche. La sua popolazione sarà divisa in famiglie formate da non più di quaranta membri. Per ogni trenta famiglie vi sarà un filarco, cioè un magistrato eletto ogni anno. Dieci filarchi eleggeranno un magistrato superiore, il protofilarco. Duecento protofilarchi eleggeranno segretamente un principe. Le decisioni più importanti saranno prese dal consiglio dei protofilarchi ogni tre giorni. L’occupazione fondamentale dei migranti di Utopia sarà l’agricoltura, alla quale si dedicheranno a rotazione tutti i componenti delle famiglie in modo che nessuno sia costretto a svolgere per sempre un lavoro pesante. I migranti lavoreranno non più di sei ore al giorno, e per altre sei ore saranno liberi di dedicarsi ad attività ricreative e di svago. Si eviterà ogni spreco e i vestiti saranno tutti dello stesso materiale e della stessa foggia. Ai migranti“semplici” si affiancheranno i migranti “sifogranti”, impegnati a tempo pieno nelle attività intellettuali. Nelle città tutto sarà equamente distribuito e organizzato in settori, con  particolare attenzione a quello ospedaliero. Ogni aspetto della vita quotidiana sarà pianificato. Nell’isola non esisterà il denaro e l’oro e l’argento non avranno valore. Chi commette reati gravi non sarà condannato a morte, ma ai lavori forzati a vita. Non sarà concesso il divorzio se non in casi eccezionali. La guerra sarà considerata un male, ma a volte un male necessario. Per questo i migranti si eserciteranno periodicamente per essere pronti alla difesa del proprio territorio. Sarà venerato un Essere unico e superiore che rappresenta il divino: Mitra. Gli atei saranno tollerati, ma con l’obbligo di frequentare corsi di conversione religiosa.
Michele Magno 

A proposito di sbarchi. Ieri davvero un super Mattarella sul regolamento di Dublino. Se si vuole cambiare qualcosa sull’immigrazione, ed evitare che sia il paese di primo approdo a gestire i migranti in arrivo, tocca cambiare i regolamenti. E per cambiare i regolamenti non serve urlare: serve negoziare. Meno slogan, più politica. Magari scegliendosi in Europa gli alleati giusti per fare un po’ meno gli interessi dei nazionalisti e un po’ più gli interessi degli italiani.



Al direttore - Mi sono innamorata. Da anni cercavo un uomo così, e finalmente due giorni fa l’ho trovato in via Fulvio Testi a Milano, mentre con pazienza, garbo, correttezza istituzionale, linguaggio appropriato e competenza giuridica, provava a distogliere gli attivisti di Ultima Generazione dal mettersi in pericolo rioccupando la strada che avevano appena liberato per il passaggio di un’ambulanza. Un poliziotto giovane, intelligente, professionale, educato e sensibile. Non so altro di lui, se non che è bellissimo. Se il sindaco lo ringraziasse e l’arma lo premiasse, o scrivesse un libro e il ministro lo incontrasse, forse potrei conoscere il suo nome. E invece ho solo un video che gira in rete, e il mio cuore che batte per lui. Vorrei che qualcuno mi aiutasse a trovarlo.
Annarita Digiorgio



Al direttore - Ieri una lettera al Foglio ricordava un piccolo e ridicolo episodio della pièce di un tedesco che, forse con la complicità dei servizi dell’Est, scrisse un testo contro il Papa Pio XII (è ancor meno noto che l’autore, tale Hochhuth, se la prese in un altro scritto coi bombardamenti di Churchill e finì i suoi giorni esaltando il suo compare negazionista Irving, “un pioniere della nuova storia”: già, la strage degli ebrei, per cui nel suo teatrino  accusava il  Vicario di complicità, non c’era stata). Ma anche i giornali di questa settimana rilanciano velate accuse: Papa Pacelli sapeva... Sai che scoop, certo che era venuto a sapere che gli ebrei sparivano nel Lager. Il fatto singolare, anzi unico, è che lo disse. Nel linguaggio felpato dei papi di allora e della diplomazia durante una guerra mondiale, il Vicario di Cristo nel radiomessaggio natalizio del 1942 gridò al mondo che una folla di innocenti, a causa “della stirpe”, veniva massacrata. Quale altro leader al mondo disse qualcosa di simile in un pubblico discorso e nell’anno in cui la Germania sembrava vincere la guerra?
Francesco Miozzi

 


Al direttore - Le dichiarazioni rese dal ministro della Giustizia relativamente ai “trucchi con cui i pm provano a portare avanti le indagini per molto tempo senza avere le prove”, e riportate sabato scorso sul suo quotidiano sono frutto di un equivoco. Senza andare troppo sul tecnico, il “trucco” descritto dal ministro non solo integra quantomeno un illecito disciplinare ma è comunque inutile e nella pratica non funziona proprio, e per almeno tre motivi. Se il pm ha indagato e poi ottenuto l’archiviazione nei confronti di Tizio per il reato X, per riaprire il procedimento ha bisogno dell’autorizzazione del giudice per le indagini preliminari che provvede “con decreto motivato” sulla base della “esigenza di nuove investigazioni”. In tal caso il pm “procede a nuova iscrizione a norma dell’articolo 335”, e cioè a modello 21. In caso contrario “gli atti di indagine compiuti in assenza di un provvedimento di riapertura del giudice sono inutilizzabili”. Nei fascicoli modello 45 non solo non si possono iscrivere notizie di reato, ma non è possibile liquidare spese; il che significa che non si possono fare, per esempio, né perizie né intercettazioni. Se non bastasse, il sistema informatico che gestisce i registri delle Procure non consente di iscrivere a modello 45 “un pezzo” di un procedimento a modello 21. Io, per esempio, faccio il pm da trentun anni e, come tutti i colleghi che conosco, non ho mai usato questi “trucchi”; anche perché appena entrato in magistratura nel lontano 1991, il mio affidatario questi “trucchi” non li praticava e non li insegnava. Era il sostituto della Procura di Venezia Carlo Nordio.

Alberto Santacatterina, magistrato

 

Di più su questi argomenti: