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Lavorare per avere un'Ucraina disarmata significa cancellarla

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ma si possono mettere le primarie la settimana in cui si va a sciare?
Federico Tarquini

Quando si dice non aver rispetto del proprio elettorato. Ztl, mon amour.

 


 

Al direttore - Sul dibattito congressuale del Pd si potrebbe scrivere un romanzo dal titolo “Castigo senza delitto”. Infatti sono i dem stessi ad autoflagellarsi per aver commesso un delitto di cui manca persino l’habeas corpus.
Giuliano Cazzola 

O anche: pregiudizio senza orgoglio.

 


 

Al direttore - Divertenti i commenti alla visita di Biden a Kyiv dei pacifisti “neoerasmiani” (“La pace più ingiusta è migliore della guerra più giusta”, Erasmo da Rotterdam, “Querula pacis”, 1517).  L’impegno ribadito dal presidente americano di fornire a Zelensky armi più potenti, infatti, è stato criticato perché alimenterebbe una escalation militare incontrollabile. Dopo un anno in cui l’Ucraina ha visto milioni di profughi, decine di migliaia di civili morti o torturati, le sue famiglie smembrate, le sue città distrutte da un uragano di missili, questi signori continuano a consigliare prudenza a chi l’escalation l’ha subita senza torcere un capello agli abitanti di Mosca e San Pietroburgo. Questi signori, inoltre, sorvolano elegantemente sul fatto che il Cremlino sta ammassando ai suoi confini truppe imponenti per sferrare una controffensiva che certo non punta solo a riconquistare le posizioni perdute nel Donbass. Eppure soltanto il suo insuccesso potrebbe determinare le condizioni di un cessate il fuoco, e poi (forse) l’apertura di un negoziato di pace che non offra a Putin guadagni territoriali al di là dello status quo ante l’inizio dell’invasione, permettendogli tuttavia di salvare la faccia (in che modo, è il vero oggetto di una trattativa realistica). Questi signori, infine, credono sul serio che, cedendo al ricatto di un tiranno, costui diventerebbe più indulgente? Accadrebbe esattamente il contrario, e i paesi che hanno conosciuto il tallone dell’Urss lo sanno bene. Da noi non lo sa, o fa finta di non saperlo, soprattutto un cialtronesco “ceto televisivo” composto da intellettuali, politici, giornalisti e accademici affamati di visibilità. 
Michele Magno

Lavorare per avere una Russia disarmata significa provare a cancellare la guerra (uno spasso vedere sulle stesse posizioni, sulla Russia, i finti alfieri dell’onestà e della legalità e Matteo Messina Denaro, che come ha magnificamente scritto ieri Salvatore Merlo meriterebbe di avere un posto di opinionista in tv, come vice Orsini). Lavorare per avere un’Ucraina disarmata significa molto più semplicemente provare a cancellare l’Ucraina. Non è così difficile da capire. O no?

 


 

Al direttore - All’architettura, così elegante e suggestiva, del bel titolo di fondo del Foglio, in cui parla di “triangolo” Zelensky, Biden e Meloni forse sarebbe appropriato aggiungere il polacco Duda, visto che la Polonia ha un’importanza cruciale, sia come armamenti, sia per far transitare, accogliere e assistere profughi ucraini, sia come nemica storica della Russia,  che la pone come il principale baluardo orientale dell’Europa,  sia per una certa analogia e simpatia politico-religiosa con l’Italia (Papa Giovanni Paolo II, difesa di Montecassino, questione dell’aborto). Non a caso, sia Biden sia la Meloni si sono recati a Varsavia, immediatamente prima o dopo la loro visita a Kyiv. Come ultimo ma non meno importante argomento porrei l’incontro bilaterale fra i laici Macron e Scholz a cui la Meloni non è stata invitata. Mi sembra che l’architettura del titolo sarebbe stata  non  meno elegante e suggestiva se le colonne fossero state quattro, cioè: Zelensky, Biden, Meloni e Duda. Dopotutto, un tempio si regge meglio su quattro colonne che su tre. Un caro saluto da un affezionato lettore del Foglio e Suo estimatore.
Nicola Carretti


È corretto, caro Carretti, ma allora, se proprio dobbiamo individuare tutte le gambe, occorre dire la verità. E cioè, che la gamba più bella, più decisa, più sorprendente, è un’altra ed è il paese di cui ci siamo innamorati in questi anni. Un paese che ha fatto sempre la cosa giusta prima degli altri. Un paese che ha tagliato i ponti con la Russia prima degli altri. Un paese che ha lanciato un embargo prima degli altri. Un paese piccolo ma meraviglioso di nome Lituania. Ci torneremo. E grazie.

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