Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Lettere

La Russa dimostra che gli estremismi possono essere messi da parte

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Con un colpo basso, li hanno messi in maggioranza.
Giuseppe De Filippi

 

“E ora come ne esco? Potrei sempre dire che sono fascista. Ah, quello non è più un problema?”. (Dalla formidabile imitazione di Giorgia Meloni fatta da Maurizio Crozza).


 

Al direttore - Resterà agli atti che il partito del Cav. si è fatto più problemi a sostenere La Russa al Senato che Roberto Fico quattro anni fa alla presidenza della Camera, quando il Cav. raggiunse con i grillini un accordo per eleggere poi alla presidenza del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. 
Luca Martoni

 

A proposito di Senato. Immaginiamo che oggi alcuni giornali giocheranno molto con la simbologia e faranno notare con indignazione che affronto possa essere per la nostra storia, per la nostra Repubblica, avere, a cento anni dalla marcia su Roma, un passaggio di consegne come quello visto ieri al Senato, tra una superstite dell’Olocausto, Liliana Segre, e un politico come Ignazio La Russa, i cui trascorsi nei movimenti postfascisti sono cosa nota (speriamo che il fratello di Ignazio La Russa, Romano, sia in grado di controllare il proprio braccio durante i festeggiamenti per il fratello). Eppure, in casi come questi, l’indignazione dovrebbe forse essere messa da parte e dovrebbe invece prevalere un sentimento diverso di fronte a un fatto eclatante: non la legittimazione per via istituzionale di un pensiero estremista ma la consapevolezza che le idee estremiste oggi possono essere messe da parte a tal punto da affidare la guida del Senato anche a un politico cresciuto in casa a pane, politica e fascismo. Speriamo di non sbagliarci. 


 

Al direttore - Il giudice che con burocratico arzigogolo stabilisce che il risarcimento ai famigliari di tre dei 24 condomini morti nel terremoto dell’Aquila del 2009 (siamo nel 2022!) va decurtato del 30 per cento per concorso di colpa, come avrà quantificato questo “concorso di colpa”, perché 30 e non 50 o 70 o 10 per cento? Lo sa solo lui e francamente non m’importa saperlo, e neppure leggere le motivazioni di una siffatta sentenza da azzeccagarbugli (e mi freno la lingua). Quello che so è che ho paura di vivere in un paese dove opera una simile magistratura.
Valter Vecellio


 

Al direttore - Il caso è arcinoto: gli abitanti della città di Piombino non vogliono il rigassificatore. Il ministro Cingolani ha detto che non metterlo a Piombino equivarrebbe a un suicidio nazionale? E loro, sindaco di Fratelli d’Italia in testa, scendono in campo contro tutte le bandiere possibili e immaginabili: sindacati, partiti, associazioni, e chi più ne ha più ne metta. Non una che sia a favore o anche soltanto neutrale. “Non nel mio cortile” elevato al quadrato. Ora, si dà il caso che Piombino sia una delle realtà più depresse della Toscana, con un’acclarata incapacità di trovare una nuova collocazione economico-produttiva. A Piombino letteralmente non si nasce più, si muore soltanto, non ha una prospettiva, se non quella di un’estinzione che si staglia assai vicina. Esagerazioni? Gli indicatori demografici parlano chiaro. Ascoltiamoli, dunque, se non ci fanno paura le cifre, ricordando che gli indicatori nazionali, presi a confronto con quelli di Piombino, sono se non proprio i peggiori certo tra i peggiori del mondo. E allora via. Età media della popolazione italiana 46,2 anni; età media degli abitanti di Piombino 50,5 anni. Indice di vecchiaia, ovvero numero di anziani di 65 anni e più per ogni 100 bambini e ragazzi di 0-14 anni: Italia 188; Piombino 312.  Anziani di 80 e più anni: in Italia sono il 7,6 per cento della popolazione, a Piombino l’11,3 per cento.  A Piombino ci sono ben 225 abitanti di 70-79 anni ogni 100 abitanti di 0-9 anni, valore che in Italia è della metà. Per meglio capirci: per ogni abitante nel primo decennio di vita a Piombino ce ne sono 2,3 nell’ottavo decennio di vita. Impressione rafforzata dal fatto che a Piombino  gli ultraottantenni sono addirittura 114 ogni 100 bambini di 0-9 anni, mentre in Italia gli ultraottantenni sono ancora fortunatamente meno dei bambini nel primo decennio di vita. Più persone di oltre 80 anni che non bambini di 0-9 anni: un’autentica mostruosità demografica che avremmo pensato del tutto impossibile. Si scherza per non piangere. Ma è certo che nella scusa/giustificazione, l’ultima, accampata dai piombinesi per evitare il rigassificatore, ovverosia che il tratto di mare che dalla città si spinge fino alle coste francesi è il santuario dei cetacei, c’è qualcosa di molto più che stridente, quasi di escatologico. Il presidente della giunta regionale della Toscana, Eugenio Giani, che ha ormai ascoltato l’universo mondo, commissioni su commissioni,  supervisionato valutazioni su valutazioni, si decida ad abbassare la bandierina del via. Sta prima di tutti a lui dire ai piombinesi basta così. Di Piombino deve interessarci il giusto. Dell’Italia molto. Tutto. Non è vero, Giorgia Meloni?
Roberto Volpi

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