Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Lettere

Lo stato trovi un modo per incentivare i vaccini, non le rivolte. Sciogliere Forza nuova? Segnale di debolezza

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - A tre giorni dall’entrata in vigore del green pass nei luoghi di lavoro, Beppe Grillo propone tamponi gratis per i lavoratori non vaccinati come strumento di pacificazione, ma subito gli risponde il ministro del Lavoro Andrea Orlando “no, questo significherebbe dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato”. Allora come mai consente tamponi gratis in Acciaierie d’Italia, azienda di stato? La nuova Ilva è stata la prima azienda pubblica a comunicare, dopo richiesta e accordo sindacale, tamponi gratis a tutti i lavoratori non vaccinati – al momento 1.600 su un organico di 8.200 di cui la metà in cassa integrazione. Bizzarro che il governo da una parte obblighi l’utilizzo del green pass proprio per incentivare la vaccinazione e dall’altro renda gratuiti i tamponi per chi non vuole vaccinarsi. Addirittura, secondo i sindacati metalmeccanici, per gli operai senza green pass ci sarebbe la cassa integrazione anziché la sospensione dello stipendio come prevede il decreto. Cosa diranno ora gli insegnanti, o le forze dell’ordine, da tempo esclusi dalla gratuità pur rendendo un servizio pubblico? Ancor più bizzarro che a pagare i tamponi per i lavoratori sia un’azienda pubblica che non ha i soldi per pagare i fornitori, come il miliardo e mezzo di credito verso l’amministrazione straordinaria o i 40 milioni verso Sanac, costretti per questo a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti. Azienda il cui management pubblico che oggi offre tamponi gratis ai No vax è scelto direttamente dal governo e nominato da Domenico Arcuri. Chissà che ne pensa Mario Draghi.

 

Annarita Digiorgio

 

Ilva non è un modello di gestione, è vero, ma non mi stupirei se il modello Ilva divenisse un modello di transizione tra una fase e l’altra della pandemia. Ed è vero: razionalmente, come abbiamo scritto spesso, lo stato i tamponi gratis dovrebbe pagarli solo a chi è vaccinato, ma se lo stato troverà un modo per dare alle aziende un modo per incentivare i vaccini e per non incentivare le rivolte sarebbe un buon successo per tutti.

 

Al direttore - Ecco perché non firmerò e non voterò la mozione per lo scioglimento di Fn. Faccio una premessa che può apparire in contrasto con la mia scelta ma che anzi ne rafforza le motivazioni. Quanto accaduto a Roma è un fatto di una gravità assoluta. L’assalto alla sede della Cgil lo è in modo particolare e tutti dobbiamo auspicare che la magistratura accerti rapidamente le responsabilità (personali) di chi si è reso responsabile di tanta violenza e lo punisca, non in modo esemplare (la giustizia agisce sulla base dei codici non della morale o dell’etica), ma senza fare sconti. E allora perché non firmare per lo scioglimento di Forza nuova? Semplicemente perché penso che una decisione del genere per uno stato democratico che si radica sulla misura delle decisioni che prende, soprattutto quando incide su materie delicatissime come la libertà, e che nel suo agire deve dimostrare di essere “superiore” e più forte della violenza che gli si riversa contro, vada presa sulla base del diritto e non sulla base dell’emotività o, peggio, della opportunità politica. Non è un caso se gli unici due precedenti non sono maturati per una decisione politica ma a seguito di decisioni della magistratura in ossequio a quanto prevede la legge Scelba. Qualcuno, anche tra i costituzionalisti, richiama però l’emendamento approvato nel 1957, secondo il quale lo scioglimento lo può disporre anche il governo in caso straordinario di necessità ed urgenza con un decreto legge. E’ allora necessario fare un raffronto del contesto storico rispetto al clima e alla realtà degli anni ’70 in cui furono sciolte Ordine nuovo prima e Avanguardia nazionale poi. Ci misuravamo con atti terroristici, la violenza era quotidiana, caddero a terra servitori dello stato come il giudice Occorsio. Qualcuno davvero in buona fede può paragonare quel clima, quelle organizzazioni e quei crimini con i fatti, pur gravissimi, accaduti sabato o, più in generale in questi anni? Si può dire, ad esempio, che se sabato vi fosse stata una gestione dell’ordine pubblico un po’ diversa i manifestanti non sarebbero arrivati alla sede della Cgil e quindi si sarebbe evitata la devastazione che hanno prodotto? Chi ha vissuto in prima persona le tensioni e la violenza degli anni 70 sa bene quanto quel contesto fosse molto più pesante e pericoloso di quello attuale. Eppure, nonostante questo, allora non ci si appellò all’emendamento del 1957, non fu presa una decisione politica, ma si agì dopo le determinazioni dei giudici. La decisione di oggi sarebbe tutta politica, ancor più sulla spinta di una mozione parlamentare, dettata da un fatto emozionale e inquinata dalla volontà di riprodurre uno scontro ideologico che, per fortuna, in quei termini oggi non c’è più. Con il rischio di non rendersi conto che oggi ce n’è uno diverso ma non meno pericoloso, lo ricorda bene il direttore del Foglio, Claudio Cerasa: quello del populismo e peggio, del complottismo. E sì perché mentre la gran parte si concentra su un gruppetto di delinquenti che aizzano le piazze alla violenza rischia (con il non recondito obiettivo di diventare dei “martiri” del sistema) di essere sottovalutato il contesto di decine di migliaia di persone di ‘destra’, di ‘sinistra’ e senza colore che scendono in piazza con una violenza magari meno materiale ma non meno evidente che non potranno mai essere “sciolte” con un decreto del presidente del Consiglio ma solo con la tenuta e la contrapposizione dei valori cardine della nostra democrazia. Sciogliere per decreto Forza nuova, nonostante le apparenze, mi appare più un atto di debolezza che di forza dello stato, oltre che un precedente che rischia di alimentare un clima di tensione nel quale a qualcuno viene in mente di poter scrivere che uno dei principali partiti italiani deve essere posto fuori dall’arco costituzionale e repubblicano. Che la Meloni sia ridicola nel dire che non conosce la matrice della manifestazione di sabato è un dato certo, che sarebbe suo dovere oltre che interesse prendere più marcatamente le distanze da certi nostalgici pure, ma che uno come Provenzano avanzi proposte che non furono prese neanche nei confronti del Movimento sociale non è meno preoccupante.
Roberto Giachetti,
deputato di Italia Viva

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