(foto Ansa)

E dopo il bonus, il malus di una legge contro i politici? Meglio di no

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Putin ci manda gli anticorpi scelti.

Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Forse hanno sbagliato referendum. Avessero proposto il taglio dello stipendio dei parlamentari sarebbe stato un trionfo.

Gino Roca 

 

Onestamente ci andrei molto piano con l’idea di alimentare la cultura della caccia al politico. Ho letto ieri su Repubblica la tentazione di molti politici di rivedere le norme relative ai bonus vietando esplicitamente ai politici l’utilizzo di quei bonus. Mi sembra una prospettiva pericolosa. E’ come voler mettere nero su bianco che chiunque eserciti il mestiere della politica deve diventare sospettato fino a prova contraria di essere un potenziale veicolo di porcherie (della serie, in politica, come prevede la dottrina Davigo, non esistono innocenti, esistono solo colpevoli non ancora scoperti). Un conto è sostenere che i parlamentari quel bonus non dovevano chiederlo (ricordiamo che nei primi due mesi di applicazione di quel bonus si è scelto di non introdurre tetti al reddito per dare la possibilità di avere il bonus il più in fretta possibile). Un altro è sostenere la necessità di fare leggi anti politici. Mi sembra un passaggio pericoloso. Altro che taglio del numero dei parlamentari.


 

Al direttore - Secondo Giuliano Ferrara (il Foglio di ieri), il referendum di fine settembre è un mattone importante di un nuovo edificio costituzionale. Bisogna pur cominciare da qualche parte – aggiunge – per gettarne le fondamenta. Tutto ciò che si muove in quella direzione – conclude – va favorito, ossia approvato, qualunque siano i “compagni di letto”. Confesso che appartengo a quelle “accozzaglie di rigetto”, come lui le definisce, che voteranno No al taglio dei parlamentari. Per la semplice ragione che quel nuovo edificio costituzionale resta ancora un mistero fitto. Qui sì ci troviamo in presenza di “accozzaglie” di progetti di riforma, presentati o enunciati da quasi tutte le forze di maggioranza e di opposizione, che ricordano il campo di battaglia di Agramante. In ogni caso, il referendum sarà un plebiscito per la riduzione degli eletti dal popolo, niente paura. Ci ha pensato la Linda Lovelace dell’Inps a garantirlo. Ma sarà un plebiscito carico di umori ostili alla democrazia rappresentativa. In politica le motivazioni contano, e spero che i razionali auspici di Ferrara non vengano travolti da una rinnovata ondata antiparlamentarista e anticasta. Salvini, Meloni e Giggino: più che i “compagni di letto” di Zingaretti, in questa vicenda rischiano di diventare i proprietari dell’alcova. Il premier Conte, nel frattempo, continuerà a godersi indisturbato i suoi decreti salvo intese.

Michele Magno 

 

Viva il dibbbbbattito!


 

Al direttore - In alcuni casi è più saggio guardare al dito che alla luna. Il referendum sul taglio del numero dei parlamentari è uno di questi. Mai con Gribbels!

Mario Landolfi 

 

Mai regalare al populismo becero battaglie che non nascono affatto con la cultura populista. Vedrà, si convincerà anche lei.

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