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Borse e Btp ci ricordano che il rischio Italia coincide con il rischio Salvini

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Spread giù e Borsa su e pensa se era un test nazionale.

Giuseppe De Filippi

Tra le molte sberle che potrebbero far male a Salvini questa è una di quelle che forse potrebbero colpirlo di più. Puoi fingere quanto vuoi di essere moderato ma alla fine dei conti i numeri dell’economia parlano una lingua piuttosto chiara: più Salvini ha possibilità di avvicinarsi al governo e più il rischio Italia aumenta; più Salvini ha possibilità di allontanarsi dal governo e più l’economia festeggia (ieri anche grazie al buon andamento dei titoli di stato sul mercato telematico la Borsa di Milano è stata la migliore in Europa).

 

Al direttore - Nelle analisi di questi giorni non è stato messo abbastanza in rilievo l’influenza che nelle sfide elettorali ha sempre più la figura del candidato. Ormai i voti di appartenenza politica e fedeltà identitaria partitica diminuiscono sempre più, mentre aumentano i voti (marginali e aggiuntivi, quindi decisivi) attratti dai candidati affidabili. Le cifre parlano chiaro: in Emilia-Romagna Bonaccini ha preso circa il 3,3 per cento in più delle liste collegate, e la Borgonzoni circa il 2 per cento in meno, e perfino il candidato M5s ha raccolto un quarto di voti in meno della lista pentastellata. In Calabria il conto è più complesso per la mancanza del voto disgiunto, anche se è chiaro che l’elettorato ha voluto premiare la Santelli al di là della sua appartenenza a Forza Italia, e qualcosa di analogo è accaduto, in più e in meno, con Callipo. La lezione va al di là della redistribuzione del voto pentastellato che è sempre stato un voto “contro”, inevitabilmente destinato a scomparire in quella forma; riguarda invece la tendenza di una parte crescente dell’elettorato a scegliere non in base al simbolo, ma al profilo e all’immagine del candidato. Questa la ragione per cui i sindaci e i governatori (a elezione diretta) sono in genere un personale politico migliore dei parlamentari: il caso Giorgio Gori sindaco dem nella Bergamo iperleghista insegna. Se questo è vero, il Pd non dovrebbe andare dietro i “fronti progressisti” con un sistema elettorale proporzionale che produce tanti gruppetti, né fare troppo affidamento sulle sardine che oggi ci sono e domani chissà cosa diventano, ma puntare decisamente su un sistema elettorale in cui la qualità del candidato possa avere la massima esposizione. E’ quello fondato sui collegi uninominali a doppio turno, la strada maestra che favorisce i raggruppamenti di area basata sulla scelta degli elettori per i migliori candidati e non sugli accordi tra partiti.

Un saluto.

Massimo Teodori

 

Al direttore - Lo sfogo del cardinale Bassetti, “se questo Papa non vi piace andate pure in chiese che non hanno Papa”, ha tanti risvolti, nessuno di poco conto, di cui sicuramente egli stesso (un’ottima persona, che ho conosciuto tanto tempo fa, nel piccolo mondo fiorentino) non si accorge. Mons. Bassetti, nell’enfasi 1) non tiene assolutamente conto della consistenza, indiscutibile, di tante autorevoli e severe critiche a Sua Santità; dobbiamo ricavarne che neppure a lui interessano i fondamentali delle fede cattolica? 2) Egli stesso, con le sue dichiarazioni, lo fa sospettare quando dice: ‘andate altrove’. No, non io certamente, anzi! forse coloro che calpestano la fede cattolica dovrebbero. Ma è un errore spostare tatticamente l’attenzione dal terreno di fede a quello di una sorta di ossequio all’agire, qualunque esso sia, di un Pontefice perché è il Pontefice. Sono stato sempre, anche nella mia lontana stagione “progressista”, un difensore del primato romano e della sua necessità ecclesiologica, e resto tale: ma un Papa deve essere conforme al suo munus, un vivente ossequio al deposito di fede che è prima di lui e sopra di lui; altrimenti cos’è? Senza conformità al suo mandato, che potestas magisteriale e giurisdizionale può pretendere? Legalità esige legittimità (sostanziale) tanto più in stati d’eccezione come l’attuale. Inoltre: 3) con quale responsabilità può un cardinale, che ha un ruolo peculiare presso Pietro come Pietra e Fondamento, dire “andate altrove”, come se la santa chiesa cattolica e ogni altra chiesa cristiana fossero partiti, aziende o club? Significa davvero: “Andate dove volete, tanto tutte le chiese sono uguali, Papa o non Papa, ma non disturbate?”. Ricorda ancora dai suoi studi, il card. Bassetti, che se tutte le chiese fossero uguali in ordine alla salvezza, l’officio primaziale diverrebbe non semplicemente opzionale (come egli sembra pensare), ma superfluo, alle radici? E la superfluità del Papa, a parte la ferita alla catholica, non è un buon fondamento per l’obbedienza, nemmeno per chi adora Bergoglio come leader mondiale dell’ortoprassi e dell’utopia. E’ questa tutta la sollicitudo dei nostri vescovi per la drammatica congiuntura in corso?

Pietro De Marco

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