Scambiare un rutto per poesia. La rozzezza non è sinonimo di purezza

Al direttore - Molte cose si possono pensare sul conto di questo governo e dei suoi irriducibili ministri. C’è chi lo ha definito una tetra associazione di incompetenti, e c’è chi lo considera una rumorosa scolaresca dove si trova di tutto: il capoclasse incapace di sorvegliare i compagni, la studentessa sussiegosa che si crede un’accademica dei Lincei, il giovane appassionato di storia del fascismo, il buffone che fa casino durante la ricreazione e poi fa la spia al professore. Ma se invece questi impagabili rappresentanti del nostro paese fossero gente sincera, un po’ ribalda ma non troppo? Gente che, al fondo, è solo sfascia-passato perché non ha nessuna idea plausibile del futuro, per giunta stordita dall’improvvisa coabitazione col privilegio e col potere? Benedetto Croce usava scherzosamente il termine onagrocrazia, ovvero governo dei somari (dal latino onàger, asino), per satireggiare il regime mussoliniano e l’ignoranza dei suoi gerarchi. Nel dicastero Conte c’è forse qualche cavallo di razza, ma di sicuro non mancano i ciuchi. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, sia chiaro, ma credo che vada respinto con energia l’invito peloso a non polemizzare apertamente con il cialtronismo di Salvini e Di Maio, pena una ulteriore crescita dei già ampi consensi di cui godono. Tale invito di solito è rivolto da opinionisti e uomini di cultura che hanno scelto di respirare l’aria pungente del populismo leghista e pentastellato. Un populismo che non perde occasione per mostrare il proprio disprezzo per la figura dell’intellettuale non cortigiano, accusato di ogni nefandezza: di essere corruttore, falso profeta, nichilista, inetto, pavido, decadente se non addirittura parassita. Sembra quasi che chi ha avuto la fortuna di un’educazione che gli ha permesso di riflettere sulle miserie e sulle sofferenze dei dannati della terra, però non di viverle, abbia il dovere di tacere e di annullarsi nella massa per risorgere. Ma tant’è. Questa richiesta di autoannientamento è tipica delle epoche in cui chi comanda non può fare a meno della coazione per ottenere ubbidienza alle proprie leggi. Per questo chi invece si oppone dovrebbe finalmente cominciare a contestarla con forza, cessando di indulgere nella commiserazione delle proprie sventure.

Michele Magno

 

Per ragioni misteriose, la rozzezza e l’incompetenza sono diventate sinonimi di purezza e quando un paese si convince che la priorità di una nazione sia combattere la competenza spesso si ritrova a scambiare un rutto per poesia.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, la paura, l’incertezza e la diffidenza verso il futuro, sono le inquietudini che si riscontrano nel mondo del lavoro. Il limite della politica nel suo sforzo di placare efficacemente queste inquietudini è dato dalla difficoltà di comprenderle appieno. C’è un mondo del lavoro in evoluzione, determinato sia da riforme giuslavoristiche elaborate dagli inizi degli anni Novanta, sia da nuove dinamiche imprenditoriali. Il segreto per rassicurare il paese è quello di entrare davvero in sintonia con il malessere profondo che attraversa l’Italia e farsi portatore di un’idea di lavoro che comprenda la difesa delle garanzie acquisite e la loro estensione ai lavoratori, il recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, il passaggio verso una flessibilità buona per l’ingresso nel mondo del lavoro e più in generale, una rinnovata strategia per lo sviluppo dell’Italia.

Andrea Zirilli

 


 

Al direttore - Quella misera e tetra spiaggetta costruita sotto ponte Marconi sulla riva del Tevere. Sempre vuota. Che anche il più sfortunato ne teme lo squallore. Coi suoi ombrelloni e i bagni chimici e le macchinette per il caffè. E quello spicchio di prato all’inglese, atroce e impudico, sono lo specchio della perfetta desolazione di un’anima in pena, che vorrebbe fare e non sa. Quella della povera Virginia Raggi.

Paolo Repetti

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