Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Nel suo “Magistrati contro la libertà di stampa” di ieri lei finge di lamentarsi dell’assenza di post-it sugli altri quotidiani in difesa del Foglio, finito nel mirino della procura di Firenze per un onesto pezzo dell’impeccabile Ermes Antonucci sulle travagliate vicende della medesima procura. La sua non meraviglia per il mancato coro unanime a difesa della libertà di stampa minacciata da alcuni magistrati trova conferma in un vecchio aforisma del grande, e più volte citato, Gilbert K. Chesterton: “Non abbiamo bisogno di una censura sulla stampa, abbiamo già una censura per mezzo della stampa”. Nihil novi… Poi però lei incappa in un paragone suggestivo ma ormai bruciato dalla cronaca: “I magistrati sono delle figure sacre, come dei sacerdoti, e qualunque critica possa essere mossa contro di loro equivale a un oltraggio, a una lesa maestà”. Faccio notare che muovere, non una critica, un’accusa contro un sacerdote, un vescovo, un cardinale ormai è sport internazionale (le bastino tre nomi: il porporato australiano George Pell, quello francese Philippe Barbarin, e il polacco Stanislaw Dziwisz) che assicura plausi e meriti di pulizia, salvo poi vederli prosciolti o assolti, e non è certo considerato un oltraggio. A meno che lei intendesse che i magistrati sono i sacerdoti di una nuova religione. Beh, allora, viva gli eretici!
Ubaldo Casotto
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