(foto Ansa)

lettere

I giovani iraniani vorrebbero la libertà, i collettivi la polizia morale

Chi ha scritto al direttoe Claudio Cerasa

Al direttore - In Iran i giovani contro gli ayatollah, da noi i collettivi contro Israele. Non fa una piega.
Andrea Minuz
 

Spiegazione del tema di un caro amico professore, molto convincente: è la nostra solita educazione illiberale: l’anticapitalismo dei collettivi è un credo religioso, e quindi entra in naturale sintonia coi fondamentalismi religiosi. I giovani iraniani vorrebbero vivere come noi, liberi. I collettivi vorrebbero la polizia morale”. Perfetto.


Al direttore - Il modello Emiliano non è più il modello pugliese.
Michele Magno

Meravigliosa e frustrante l’immagine offerta in questi giorni dal Pd, che per dimostrare di essere all’altezza dei grillini trasforma le indagini in condanne e processa un modello che ha sposato finora, quello Emiliano, chiedere a Francesco Boccia, solo perché finito nei faldoni giudiziari. Tristezza e sconforto.


Al direttore - Trovo scandaloso che tanti “sepolcri imbiancati” insorgano in difesa di Luciano Canfora, perché querelato da Giorgia Meloni, la quale ha avuto il torto di risentirsi per essere stata definita in pubblico “neonazista nell’anima”. Ma trovo ancor più vergognoso che questo epiteto a Meloni sia stato rivolto da Canfora in ragione del fatto che da leader di FdI aveva solidarizzato con i “nazisti” ucraini. Questo signore – che “contestualizza” i massacri di Stalin – continua imperterrito a sostenere le tesi di Putin e offende non solo una esponente politica italiana ma un intero popolo valoroso che lotta, in Ucraina, anche per la nostra libertà.
Giuliano Cazzola

Chi difende il diritto di Canfora di pronunciare frasi ingiuriose non difende in senso largo la libertà d’espressione del professore ma difende in senso stretto il contenuto della frase di Canfora. Meloni ha tutto il diritto di sentirsi diffamata da Canfora. Ma fossimo al posto suo ritireremmo la querela spiegando in una lettera aperta ai follower del prof. perché oggi i neonazisti nell’anima sono coloro che di fronte ai fascismi del presente balbettano, tergiversano e faticano a condannare i veri nemici della libertà. 


Al direttore - Ai prossimi David di Donatello, si annuncia una messe di premi per Paola Cortellesi, a coronare con il riconoscimento critico quello di pubblico. Come lavoratore dell’audiovisivo, mi chiedo quale sia lo stato del Cinema italiano. Allo straordinario risultato al botteghino della Cortellesi (forse l’unica star femminile italiana al box office) non ha corrisposto una risalita delle commedie. Il film della Cortellesi, come quello di Garrone sul fronte d’essai, hanno in qualche modo cannibalizzato il resto della proposta. Dunque il cinema italiano funziona solo più con i film-evento e i grandi nomi? Continuano ad evidenziarsi problemi di sistema e di star system. Un peccato che l’Italia non riesca ad essere al livello della Francia, attenta a difendere la sua cinematografia, capace di far convivere vecchie e nuove star, con un tocco insieme locale ed internazionale, e un’attenzione particolare ai plot sociali e universali. Se si pensa al solo genere commedia c’è una mancanza di ricambio generazionale e una penuria di comici da grande schermo. Quarant’anni fa , nel 1984,  avevamo in sala  campioni di incasso i film di nuove o consolidate coppie comiche: Benigni-Troisi (“Non ci resta che piangere”), Montesano-Verdone (“I due carabinieri”), CelentanoPozzetto (“Lui è peggio di me”), Spencer-Hill (“Non c’è due senza quattro”), Calà-De Sica (“Vacanze in America”), Dorelli-Villaggio (“A tu per tu”), addirittura il quadrato Tognazzi-Nichetti-Arena-Sordi (“Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”). Un’industria che era a pieno regime (che è sempre più democratico che viceversa). Ora manca la generazione nata negli anni 80 e 90, un gap metaforico se si pensa che  la commedia riguarda la comica collocazione nel mondo di un personaggio sospeso tra giovinezza e maturità (com’era quando ero ragazzo con Verdone, Troisi, Nuti, Moretti). Una generazione che fa fatica a emergere nella società, in politica e anche al cinema.

Daniele Piccinini

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