lettere al direttore

Il gran discorso del premier giapponese sulla difesa globale della libertà

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ahi serva Apulia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di provincie, ma bordello!
Michele Magno

 


 

Al direttore - 1936-1939: oggi in Spagna, domani in Italia. 2022-2024: oggi in Ucraina domani in Europa.
Giuliano Cazzola

A proposito del tema sottinteso, ovvero la difesa della libertà. Ieri il primo ministro giapponese Fumio Kishida è intervenuto al Congresso americano. E, sul tema della libertà, ha fatto un discorso bellissimo. Qui un estratto. “Voglio rivolgermi a quegli americani che avvertono la solitudine e la stanchezza di essere il paese che ha sostenuto l’ordine internazionale quasi da solo. Capisco che sia un fardello pesante portare tali speranze sulle proprie spalle. Sebbene il mondo guardi alla vostra leadership, non ci si dovrebbe aspettare che gli Stati Uniti facciano tutto, senza aiuto e da soli. Sì, la leadership degli Stati Uniti è indispensabile. Senza il sostegno degli Stati Uniti, quanto tempo passerà prima che le speranze dell’Ucraina crollino sotto l’assalto di Mosca? Senza la presenza degli Stati Uniti, quanto tempo passerà prima che l’Indo-Pacifico si trovi ad affrontare realtà ancora più dure? Signore e signori, in quanto amico più intimo degli Stati Uniti, il popolo giapponese è con voi, fianco a fianco, per assicurare la sopravvivenza della libertà. Non solo per la nostra gente, ma per tutte le persone del mondo”. Ben detto.

 


 

Al direttore - Marco Leonardi nel suo recente intervento sulle vostre pagine riguardo il futuro degli Its mette il dito nella piaga. Osservando i dati del monitoraggio nazionale 2024 (fonte Indire) e considerando i 349 percorsi terminati al 2022 erogati da 98 Its Academy si evince come abbiano preso parte 9.246 studenti e al termine i diplomati sono stati il 76,1 per cento degli iscritti (7.033 studenti). L’87,0 per cento dei diplomati ha trovato un lavoro entro un anno. Per il 93,8 per cento di essi un’occupazione coerente con quello che ha studiato. Sono performance assolutamente migliori rispetto a quelle universitarie che dimostrano come l’investimento sugli Its assunto con il Pnrr per 1,5 miliardi di euro sia fondamentale. Fondamentale perché già oggi la domanda di diplomati Its è di 10 volte inferiore rispetto alla richiesta sul mercato. Leonardi giustamente si pone la domanda sul post Pnrr; quale continuità dare a livello di finanziamenti? 450 milioni di euro all’anno sono troppi?  Dalle stime in nostro possesso si spenderanno circa 300 milioni all’anno attraverso il Pnrr. Solo investendo e garantendo uno stanziamento periodico fisso possiamo dare al sistema degli Its la capacità di recupero rispetto agli altri paesi del continente, Germania, Francia e Spagna in testa. Questa sfida la potremo vincere se si supererà la concezione – un po’ vetero – che vuole lo studio separato dal lavoro. La si potrà vincere se stato e regioni – ciascuno per il proprio ruolo e compito – decideranno realmente di  dar corso alla volontà di investire in un ambito nevralgico per lo sviluppo e la crescita economica del paese. Serve quindi sostegno alla filiera di formazione terziaria non accademica (stabilizzando le risorse del Pnrr) unitamente al rafforzamento del sistema di Istruzione e Formazione professionale (stabilizzando i 600 milioni di euro di sostegno al sistema duale previsto dal Pnrr). Inoltre la messa a regime della  sperimentazione del 4 + 2 comporterà, da una parte, una maggiore attrattività agli istituti  tecnici e professionali  e dall’altra un bacino di utenza per gli Its. Ma occorre investire anche in termini di orientamento al termine del percorso delle secondarie inferiori mettendo in luce tutte le opportunità offerte – in termini di formazione e occupazione – a favore dei futuri studenti. Fattori premianti che possono e debbono essere apprezzati dai genitori che così possono intravedere un futuro deciso per i loro ragazzi anche al di là della frequenza di un liceo.  
Andrea Dellabianca

presidente Compagnia delle Opere

 


 

Al direttore - Per la prima volta giovedì scorso, nella consueta conferenza  stampa successiva alla riunione del Consiglio direttivo, tenuta dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, è emerso che alcuni membri del Direttivo avrebbero voluto decidere subito un taglio dei tassi di riferimento. La maggioranza ha, invece, optato per giugno, ma nelle parole della Lagarde, oltre alle stantie clausole di stile – “decideremo in base ai dati” e “riunione per riunione” – vi sono diversi “se” da verificare per stabilire se effettivamente a giugno iniziare ad allentare le restrizioni. Eppure l’inflazione cala e si avvia verso il target del 2 per cento, l’economia rallenta, i salari sono sotto controllo (ora ci si concentra sui servizi, ma con non grande credibilità). Continua, insomma, un temporeggiamento che non è certo quello alla Quinto Fabio Massimo; così non si salva alcunché (non certo la “Rem”) ma si causa una perdita di tempo che potrebbe risultare dannosa per l’area. Quanto durerà questa non sostenibile condizione “surplace”? Sembra che nei media si sia ridotta al riguardo la funzione critica.
Angelo De Mattia

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