Good Omens

L'Apocalisse vera

Mariarosa Mancuso

Un diavolo che sfreccia su una Bentley, un angelo in redingote candida. E’ “Good Omens”

L’Apocalisse. Né di più né di meno. Con la maiuscola, è l’originale (non una delle tante all’origine della ricchissima letteratura post apocalittica che si spinge fino a “La strada” di Cormac McCarthy). Un cartello avverte “Non provateci a casa”, mentre la voce di Dio – per l’occasione, Frances McDormand – fa il riassunto delle puntate precedenti. Adamo e Eva (neri) nel giardino dell’Eden, il serpente tentatore, la cacciata dal paradiso terrestre.

  

 

Il serpente riacquista forma umana, e seduto su una panchina scambia quattro chiacchiere con l’angelo che regalò ai fuggiaschi – “lei era incinta” – la sua spada di fuoco. L’angelo caduto (al seguito di Lucifero) e l’angelo rimasto tra le nuvole si frequentano da millenni. Forse anche un po’ si stimano, e hanno molto tempo libero sulla terra: l’umanità sa provvedere da sola al male, il bene non regna da nessuna parte. Certi avvenimenti, come il Terrore all’epoca della Rivoluzione francese, risultano di incerta attribuzione: furono i buoni o furono i cattivi?

 

Il diavolo Crowley (in origine era “Crawl”, colui che striscia) e l’angelo Aziraphale sono la strana coppia di “Good Omens”, miniserie tratta dal romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman “Buona Apocalisse a tutti”. Neil Gaiman showrunner, Douglas Mackinnon regista, produzione congiunta Bbc-Amazon. Noi la vediamo su Amazon Prime, mentre la petizione che ha raccolto 20 mila firme per cancellarla – neanche vi diciamo i motivi, c’era la parola “satanismo” – era indirizzata a Netflix. Tra i frizzi e i lazzi, via Twitter, degli spettatori e delle piattaforme.

 

Se non vi va di vedere un diavolo che gira per le strade di Londra a bordo di una Bentley (solo i Queen per colonna sonora), vestito come un dandy e con gli occhiali scuri a nascondere gli occhi gialli da serpente, nessuno vi obbliga. Vi perderete anche l’angelo ricciuto in redingote candida e cravattino. Gli attori non si potevano scegliere meglio: lo spigoloso David Tennant e il pacioso Michael Sheen, in eterno battibecco.

 

Quasi eterno. Da lassù, la divinità – che non gioca a dadi, preferisce in effetti il gioco truffaldino delle tre carte – ha avviato le pratiche per la fine del mondo. Primo passo: mandare sulla terra l’Anticristo, in un panierino affidato al diavolo Crowley. Le suore chiacchierone – così si chiama l’ordine – lo scambieranno con il neonato di un ambasciatore americano. A 11 anni precisi, il ragazzino scatenerà l’inferno in terra.

 

Crowley cerca di impedirlo, è troppo affezionato al suo appartamento londinese dove parla alle piante (per spaventarle, alla minima fogliolina difettosa vengono eliminate senza pietà). Trova un alleato in Aziraphale, che preferisce il sushi alla bouillabaisse – secondo la profezia, il mare bollirà (“ribollirà”, ma una svista capita a tutti). Non vuole risalire in paradiso perché lassù l’unico musical ammesso sarà lo stucchevole “Tutti insieme appassionatamente”. Lui, come Crowley, preferisce Stephen Sondheim di “Sweeney Todd”. E si trova bene sulla terra, a vendere libri usati.

 

La trama un po’ la conosciamo, prima o poi sbucheranno i cavalieri dell’Apocalisse, spargendo morte, carestia e pestilenze. Intanto abbiamo visto bruciare l’ultima strega d’Inghilterra (sotto le gonne aveva nascosto un bel po’ di esplosivo). Lascia un libro, “Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter”: “1980. Nascerà una mela che nessuno potrà mangiare”. Terry Pratchett (morto nel 2015, per la disperazione dei fan) e Neil Gaiman sono già una garanzia. Incontro benedetto – o maledetto – dallo spirito dei Monthy Python.