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Non affondare la nave Eastmed-Poseidon prima del suo varo

Rivista Energia

Non vi sono ragioni per opporsi pregiudizialmente al progetto, ma per evitare la conflittualità che ha caratterizzato la vicenda Tap è necessaria una disamina oggettiva. Il commento di Alberto Clò

Risolta (per ora) la battaglia per la realizzazione del Trans Adriatic Pipeline (TAP), progetto avviato oltre un decennio fa e previsto (incrociando le dita) entrare in esercizio a metà 2020, si è immediatamente acceso un altro faro sul gasdotto Eastmed-Poseidon.

  

Il gasdotto Eastmed, attraverso i suoi 1.900 kilometri (di cui circa 1.300 sottomarini), potrebbe veicolare le nuove risorse di metano estratto nel Mediterraneo Orientale (Cipro, Israele, Egitto, Libano) via Creta e Grecia fino alle coste pugliesi di Otranto passando per il gasdotto Poseidon (che arriverebbe a 30 km di distanza da Melendugno, approdo del TAP).

  

  

Questo progetto, ideato molti anni fa, è stato ripreso nella Strategia Energetica Nazionale solo nel 2017 come infrastruttura ‘strategica’, per poi essere inserito nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) di fine 2018.

  

Ideato a suo tempo dalla società di diritto greco Igi-Poseidon (partecipata in modo paritario da Edison e dalla società pubblica greca Dapa), nella sua configurazione odierna il progetto offre la prospettiva di collegare le reti gas di Italia, Grecia, Cipro, Israele e Turchia per veicolare in Italia le nuove risorse di gas dal Mediterraneo orientale nonché di diversificare parzialmente le rotte di approvvigionamento dalla Russia (un’intesa in tal senso è stata firmata da Edison e Gazprom nel 2017) attraverso il raccordo con la seconda linea del Turk Stream al confine Greco-Turco.

  

    
Il progetto assume una molteplice valenza che va al di là della mera realizzazione del gasdotto. Vi è, in primo luogo, quella energetica: lo sfruttamento di risorse potenzialmente molto consistenti (sino a 4.000 miliardi di metri cubi) da aree limitrofe e interne all’Unione Europa (Cipro ne è Stato membro) potrebbe controbilanciare il progressivo calo della produzione interna europea: passata da circa 250 miliardi metri cubi del 2000 a nemmeno 120 del 2017.

    


Lo sfruttamento di risorse potenzialmente molto consistenti potrebbe controbilanciare il progressivo calo della produzione interna europea


  

La Commissione europea ha valutato il sistema Eastmed-Poseidon ‘di interesse comune’ con uno stanziamento di circa 50 milioni per lo studio di fattibilità e per l’implementazione dell’attuale fase di sviluppo.

  

Per il nostro paese, approdo naturale di queste forniture addizionali, significherebbe allargare la gamma dei fornitori di metano in una fase in cui i paesi produttori vedono in costante crescita i consumi domestici di gas e si accingono a rivedere le proprie politiche di export.

  

Inoltre vorrebbe dire accrescere la complessiva sicurezza e competitività degli approvvigionamenti per il mercato italiano andando a riequilibrare il rapporto con la Germania, che altrimenti, grazie ai due gasdotti Nord Stream, diverrebbe king maker dell’intero mercato del gas in Europa.

  

Vi è, in secondo luogo, la valenza economica del progetto per l’aumento della ricchezza di cui beneficerebbero i paesi esportatori e di transito e del quale dovrebbero comunque valutarsi attentamente gli economics di base – investimenti; flussi di gas interessati; comparazione delle modalità di trasporto nell’alternativa (o coesistenza e complementarietà) tra tubo o LNG – ed i termini commerciali.

  

Diverse valutazioni indipendenti presentate a Nicosia nell’Aprile 2017 hanno sostenuto la fattibilità tecnica ed economica del progetto, la sua viabilità commerciale, nonché la sua competitività rispetto ad altre opzioni di export. Tali elementi conoscitividovrebbero costituire la base di confronto su cui pervenire ad una decisione finale scevra da condizionamenti ideologici.

  


L’energia può essere arena di scontro politico ma anche terreno di integrazione e cooperazione


  
Ma è soprattutto la terza valenza, quella geopolitica, che a nostro avviso assume rilevanza per il progetto. L’energia può essere infatti arena di scontro politico ma anche terreno di integrazione e cooperazione finalizzata e fondata sulla convergenza degli interessi di tutte le parti in gioco, nessuna esclusa (Turchia compresa).

  

Un obiettivo complesso che potrebbe essere perseguito col progetto Eastmed in un’area storicamente caratterizzata da grande instabilità geopolitica, e dove i conflitti possono considerarsi la norma e non l’eccezione. Di ‘gasdotti della pace’ ne sono stati realizzati o progettati molti (Pakistan-India, Egitto-Israele, Tapi transfghano). Anche l’Eastmed potrebbe esserlo.

  

È per l’insieme di queste ragioni che opporvisi pregiudizialmente non appare condivisibile nell’interesse economico e politico non solo del nostro Paese, ma dell’intera area dell’Est del Mediterraneo.

  


Di ‘gasdotti della pace’ ne sono stati realizzati molti, anche l’Eastmed potrebbe esserlo


  
Nel PNIEC da poco licenziato dal Governo, tra i progetti infrastrutturali con l’estero si indica, accanto al vituperato TAP, il progetto Eastmed-Poseidon, volto, si legge, “a diversificare ulteriormente gli approvvigionamenti per il sistema italiano ed europeo con il gas naturale proveniente dal bacino israeliano/cipriota”. Da fine anno ad oggi non sono intervenuti fatti tali da capovolgere questa affermazione.

  

Si proceda quindi ad una disamina oggettiva delle valenze che connotano il progetto nella sua globalità, mettendo a fattore comune le conoscenze ancor oggi solo in parte disponibili. Ed evitando che in questa vicenda si ripeta la trama del catastrofico film del 2006 ove un’onda anomala travolgeva una lussuosa nave da crociera, la Poseidon, con pochi superstiti che lottano per sopravvivere al disastro.

  


L'autore dell'articolo è Alberto Clò, Direttore Responsabile della rivista «Energia». L'articolo è stato pubblicato originariamente su www.rivistaenergia.it

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