Una piattaforma Eni nel Mediterraneo. Foto di Cipiota (CC license)

Conflitti mediterranei

Gabriele Moccia

Gli Stati Uniti muovono gas (e armi) a sostegno di Cipro contro Erdogan

L’isola di Cipro è tornata al centro dell’attenzione geopolitica nel Mediterraneo nella complessa partita che vede le risorse energetiche contese tra i vari attori regionali, la Turchia in primis. Gli Stati Uniti si sono di recente schierati a supporto del governo di Nicosia, dopo la scelta del Congresso americano di presentare un progetto di legge per la revoca dell’embargo sulle armi verso Cipro. Come riferito dai media, Ted Deutch, David Cicilline e il repubblicano Gus M. Bilirakis hanno presentato la bozza della legge per la partnership energetica e la sicurezza nel Mediterraneo orientale del 2019, in cui ci sono rifornimenti per sostenere la crescente cooperazione tra Israele, Grecia e Cipro. Il senatore democratico, Bob Menendez, membro della Commissione relazioni estere del Senato, e il repubblicano Marco Rubio, hanno già presentato il testo al Senato. Il progetto di legge espanderebbe il coinvolgimento degli Stati Uniti nelle attività regionali nel settore dell'energia, anche creando un Centro per l'energia del Mediterraneo orientale statunitense, sostenendo lo sviluppo di giacimenti di gas naturale scoperti di recente e partecipando al Forum del gas del Mediterraneo orientale.

     

Con il provvedimento si punterebbe a migliorare anche la cooperazione nel settore della difesa con gli Stati della regione, autorizzando l'assistenza alla sicurezza per la Grecia e revocando un embargo esistente sui trasferimenti di armi verso Cipro. La legislazione chiarisce anche che il Congresso degli Stati Uniti "non chiuderà un occhio" sull'aggressione della Turchia o sul perseguimento di politiche che minacciano gli interessi degli Stati Uniti e dei partner di Washington. Cipro può contare anche sulla sponda con l’Egitto. I due paesi hanno siglato di recente un accordo quadro di interconnessione elettrica, in base al quale saranno scambiati 2.000 megawatt di alta tensione costante.

  

Sempre sul versante energetico, le cose si muovono anche per quanto riguarda la principale risorsa della zona, quella del gas. La stessa compagnia che sta sviluppando i giacimenti israeliani di Leviatano, la Noble Energy, sarebbe vicina, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, alla firma di un accordo per la realizzazione di un gasdotto sottomarino per collegare il giacimento di gas cipriota di Aphrodite, uno dei più promettenti, ai rigassificatori egiziani di Damietta. Sia la Noble Energy, che la Delek Drilling e la Shell detengono i diritti nel Blocco 12 della Zona economica esclusiva di Cipro e ci sono negoziati con varie compagnie internazionali per la conclusione di un accordo per realizzare la condotta sottomarina. Tutte misure che rafforzano la posizione dell’isola nei confronti della Turchia, dopo i recenti attriti navali che si sono innescati nella zona economica esclusiva cipriota. Una contesa su cui si espresso anche il Regno Unito, per bocca del Foreign and Commonwealth Office, che ha chiesto alla Turchia di interrompere le attività di perforazione a largo di Pafo (parte sud-occidentale dell'isola) dato che si tratta di un'area "in cui la sovranità è in discussione". Il ministero ha quindi confermato la posizione espressa dal ministro britannico per l'Europa, Alan Duncan, in un recente intervento alla Camera dei comuni, in cui ha detto che le perforazioni non dovrebbero essere avviate in aree dove la sovranità è oggetto di disputa. In una breve dichiarazione, il ministero ha rilevato che il Regno Unito sta seguendo con preoccupazione gli sviluppi nel Mediterraneo orientale. "Vorremmo vedere la situazione ridimensionarsi", si legge nella dichiarazione. Al contrario, la prospettiva di Ankara è totalmente diversa. In occasione dei Mediterranean Dialogue organizzati dalla Nato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto capire di aspettarsi il pieno appoggio dell’Alleanza nel sostegno ai diritti del suo paese nel Mediterraneo orientale e ha aggiunto, dopo l'incontro con il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che i diritti turchi e turco-ciprioti, per le fonti energetiche nel Mediterraneo orientale sono "non negoziabili". Una guerra di nervi che lungi dall’allentarsi rischia, nei prossimi mesi, di diventare ancora più aggrovigliata.

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