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Perché il no agli Ogm è sbagliato

Redazione
Italia e mezza Europa li vietano sul loro territorio. E’ un’occasione persa

L’Italia ha annunciato giovedì il bando completo dal suo territorio di tutte le coltivazioni ogm, sulla base di una regola approvata a marzo dall’Unione europea che dà ai singoli paesi la possibilità di decidere in autonomia le proprie politiche sul tema. I governi italiani di tutti i colori hanno sempre adottato politiche di esclusione degli Ogm, ma la decisione in sede europea appare come una chiusura definitiva, anche nei confronti degli Ogm approvati non solo dai principali organismi sanitari internazionali, ma dalla stessa Unione come sani e sicuri (promemoria: nessuna ricerca scientifica credibile ha mai riscontrato elementi dannosi per la salute umana in nessun tipo di Ogm).

 

I paesi dell’Ue hanno tempo fino a oggi per fare il cosiddetto opt-out (il bando degli Ogm dal proprio paese), e finora ad aderire sono stati in quindici: oltre all’Italia, alcuni membri di peso come la Germania, l’Austria e l’Olanda hanno deciso di diventare “Ogm-free”. In queste grandi decisioni di policy blocchi di interesse lavorano per ottenere risultati opposti, e in questo caso quello dei piccoli e medi coltivatori (ben rappresentato in Italia dall’influenza strabordante di Coldiretti) ha avuto la meglio sui grandi gruppi come Monsanto. Ha influito inoltre sulle decisioni il fatto che l’opinione pubblica europea sia piuttosto compatta contro la genetica in agricoltura. Ma l’Italia e mezza Ue, con la loro opposizione agli Ogm, stanno perdendo l’appuntamento con uno degli avanzamenti tecnologici più importanti di questo secolo, che ha tirato fuori dalla fame milioni di persone e in cui le grandi potenze del mondo, dall’America alla Cina, si sfidano già da tempo. I migliori brevetti e i migliori scienziati hanno già lasciato l’Europa. Ora rischiamo di perdere la sfida della competizione, dopo aver perso quella della ricerca scientifica.