Silvio Berlusconi (Ansa) 

La satira del Foglio

Trump, Putin e Lavrov. Esclusivo: le intercettazioni più belle del Cav.

Maurizio Milani

Altro che applausi dei senatori, qui applaudono anche gli intercettatori (abusivi). Una raccolta del nostro Innamorato fisso

Ecco le intercettazioni più belle (e complete) mai pubblicate. Sono telefonate tra: Berlusconi e Putin, Berlusconi e Trump, Berlusconi e Lavrov, Tajani e il presidente della Camera Fontana, ecc.

Prima telefonata intercettata ieri. Silvio: “Ciao Vladimir”. “Silvio, amico caro…”. “Vladimir, come avevi previsto sto prendendo l’incarico di segretario generale della Nato”. “Finalmente! Un uomo che ragiona…”. “Dunque: il mio primo provvedimento è quello di espellere Polonia e altri paesi già Patto di Varsavia dall’Alleanza atlantica”. “Sei sicuro? Silvio, mi raccomando, procediamo con cautela, per non offendere il principe Carlo… scusa, re Carlo”. “Stai tranquillo, a Yalta si era parlato chiaro. Le sfere di influenza occidentali erano quelle. Le sfere condizionate dall’Unione sovietica altre. Se cominciamo a mischiare le carte succede quello che purtroppo avviene in Ucraina”. “Silvio, come parli bene”.

 

Anche il capo della Cia di Milano che intercetta si intromette nella telefonata: “Giusto! Giustissimo! Presidente Berlusconi, come disse Chamberlain non faremo scoppiare una guerra mondiale per Danzica”. Si sente anche un applauso. E’ evidente che questa telefonata è intercettata sia dagli americani che da: servizi segreti israeliani, cinesi, di Taiwan, di Ankara, del centro boscimani di Amburgo (recentemente sia masai che boscimani si sono muniti di servizi segreti, usano agenti del Botswana, non tutti ma alcuni fanno il doppio e triplo gioco).

Prosegue Berlusconi: “Parliamoci chiaro, l’Ucraina poi non era nemmeno una nazione satellite come Ddr, Bulgaria, Romania, Repubbliche baltiche. Nooo! L’Ucraina era una delle repubbliche socialiste sovietiche, la più prestigiosa. Non esiste che voglia cambiare campo. E per cosa? Per avere i trattori della John Deere con il contributo dell’Ue. Ma non ci rendiamo conto che una mietitrebbia John Deere costa 750 mila euro. Bruxelles non può regalare mietitrebbie a tutte le nazioni del mondo, anche perché sono soldi dei cittadini di Francia, Germania, Italia e Spagna per il 92 per cento”.
Putin: “Silvio! Parli non bene, benissimo! Non ho mai sentito parlare così bene. Dici di attaccare ancora la Georgia?”.
“No Vladimir, aspetta, mi arrangio io con Tbilisi, ho già mandato Galliani a comprare la Dinamo Tbilisi. Faremo di tutto per farle vincere l’Europa League. In cambio deve tornare amica di Mosca. Che poi, parliamoci francamente Vladimir, basta che il primo ministro dica pubblicamente ‘ci sentiamo vicini ai fratelli russi’, poi dopo uno fa quello che vuole. Tanto Coca-Cola e McDonald ci sono in ogni angolo. Se hanno i soldi possono comprare una Bmw diesel nuova 12 cilindri… Non vedo che necessità c’è di abbandonare mamma Russia per entrare nel calderone dell’Unione europea”.
Putin: “Silvio! Non ho una sola parola da aggiungere, ti ringrazio. Adesso cosa fai?”. “Telefono a Trump”. “Ciao amico mio fidato, a presto”. “Un bacio e un abbraccio a te, Vladimir”.

 

Prima di poter telefonare a Donald, Silvio riceve una bellissima telefonata sul numero fisso di Arcore.
Eccola integrale (e bella come il sole): “Presidente Berlusconi? Sono Lavrov”. “Ciao Sergei, ti stavo chiamando anche io”. “Silvio, puoi dire a Giorgia Meloni di mettere ministro della Difesa Fratoianni?”. “Sì, la chiamo adesso”. “Silvio, confidiamo nella tua amicizia per porre fine a questa diffamatoria compagna mediatica contro il popolo russo”. “Ti capisco amico fraterno”. “Non per andare a rivangare il passato, ma noi all’Italia non abbiamo fatto niente. La si è sempre considerata la più bella nazione del mondo”. “Grazie Sergei. E se non lo dici tu, mi prendo la responsabilità di dirlo io: se proprio vogliamo guardare la storia, siamo stati noi italiani a invadere l’Unione sovietica a fianco delle truppe tedesche…”.
Lavrov: “Ecco, sì! Non volevo dirlo, ma questa è la storia. Ti ribadisco quindi di intercedere presso le cancellerie occidentali per non fornire più armi a Kiev. Altrimenti è sempre peggio”. “Sì! Ma volevo chiederti, quando l’Ucraina è sconfitta, che destino avrà”. “Una metà la diamo alla Bielorussia, l’altra metà all’Iran”. “A noi interessa Leopoli, puoi fare qualcosa?”. “Sì! La città passa alla Scozia, se esce dall’Unione europea, altrimenti la teniamo noi”. “Mandami gli ingegneri russi che hanno fatto in breve tempo il ponte da 19 chilometri sul mare d’Azov. Qui in Italia dovremmo farne uno che collega Brindisi con Durazzo”. “Albania?”. “Certo! Corto”. “Ma saranno 70 miglia nautiche”. Facciamone almeno metà, poi al miglio 35 si prende regolare traghetto”.
Lavrov: “Chiamo subito il ministro dei Lavori pubblici. Ciao Silvio, grazie, un caro saluto”. “Ciao Sergei, sei il miglior ministro della Difesa al mondo. Non sei a quel posto da quasi vent’anni per niente”. “Sei sempre un signore, ti stimo, a presto”.

Berlusca sempre con telefonia fissa da Arcore, abbonamento Telecom Brasil, chiama Trump. “Donald, come stai?”. “Silvio, sono qui con Briatore alla pesca del merluzzo norvegese”. “Siete in Norvegia?”. “No! Causa giusti cambiamenti climatici, banchi di merluzzi norvegesi si sono spostati nel golfo del Messico”. “Donald, hai in mente di attaccare il Messico?”. “Come fai a saperlo?”. “No ho detto a caso”. “Volevo, ma poi i brogli elettorali e la crisi della guerra in Europa…”. “Pensi di attaccarlo se torni a Washington alla Casa Bianca?”. “Direi di sì! Però vedo! Sai che mi fa piacere sentirti, ma non mi avrai chiamato per il Messico?”. “No! Volevo dirti se per te Gasparri va bene alla Farnesina”. “Va benissimo! E ti dirò di più, voi come Italia dovreste dare armi alla Russia”. “Ma le stiamo già dando, le diamo in egual misura a entrambi i contendenti”. 
Trump: “Ho saputo che sarai il nuovo segretario del Patto atlantico”. Berlusca: “Sì! Ho fatto domanda in comune a Bruxelles e l’hanno accettata”. “Ti hanno assegnato anche una casa popolare?”, e giù entrambi a ridere come matti. 

Trump torna serio: “Per quanto riguarda le nozze tra pederasti, il tuo nuovo governo come si comporterà?”. Silvio: “Siamo a favore delle nozze tra uomini”. “Fai bene! Anche io mi sono convinto che se decidono di vivere insieme e amarsi, perché impedirlo?”. “Per quanto riguarda le adozioni?”. “Sono favorevole che anche loro se vogliono possano adottare”. “Per quanto riguarda Biden, dici di togliergli il saluto?”. “Non esagerare, Silvio, il saluto non si nega a nessuno. Poi a te non ha fatto niente”.  Berlusca: “Hai ragione, volevo chiederti un’altra cosa”. “Dimmi, amico mio”. “Al Pirellone…”. “Pirellone???”. “Sì, scusa, alla presidenza della regione più importante d’occidente vorrei mettere Letizia Moratti, ma la Lega di Salvini non vuole”. “La Letizia va benissimo, adesso chiamo Matteo per convincerlo, piuttosto Silvio, chi mi consigli per il governatore del sud Dakota?”. “Metti Robertson, Jeff Robertson, è il migliore”. “Grande! Anche io avevo pensato a Jeff, anche se ultimamente è diventato 270 chili”. “Ma quello non ha importanza, ci sarà un montacarichi nel palazzo del governatore”. “No, non c’è”. “Ti mando io un’impresa di Pioltello che lo monta in una giornata. Tira su una tonnellata, di più no”. “No, ma una tonnellata va bene. Metti lui due quintali e mezzo, sua moglie un quintale, la segretaria 120 chili e il suo addetto stampa 75 chili, ci siamo, ci siamo”. Silvio: “Ciao Donald, ti penso sempre con affetto. Se c’eri tu presidente Usa, la guerra in Ucraina non scoppiava”. “Grazie amico, e se tu c’eri al Quirinale uguale. Il massimo sarebbe stato tu presidente della Repubblica italiana e io Usa. Avremmo avuto un secolo di pace e prosperità”.

Interviene Briatore: “Silvio, ciao! Puoi dire al Monza di perdere apposta domenica con il Torino?”. Silvio: “Stai tranquillo, il Monza calcio perderà 3-1 con il Toro”. “Grazie, un saluto grande”.

Berlusconi telefona a Renzi: “Matteo, ciao!”. Renzi: “Ciao zio”. “Allora anche Calenda ci sta a subentrare a Forza Italia nella maggioranza di governo che sostiene Meloni?”. “Sì sì, ci stiamo! Allora è deciso Silvio, voi ritirate la fiducia a Giorgia”. “Sì, ho deciso! Però non voglio farla cadere, sostienila tu”. “Ma ci mancherebbe, certo che sì, mica si può andare a votare ogni 15 giorni. Ma come mai Silvio, se non sono indiscreto, levi l’appoggio al governo di Giorgia?”. “Mi fido molto di Licia Ronzulli”. “In pratica fai quello che ti dice lei?”. “Sì! Come tutti gli uomini innamorati fanno tutto quello che l’amata vuole”. “Perché non le regali villa Feltrinelli sul lago di Como?”. “Quanto viene?”. “Cento milioni di euro giusti”. Berlusca: “Segui tu le compravendite, io non voglio apparire come acquirente”. Renzi: “E chi facciamo apparire come compratore?”. “Metti quel pirla che scrive sul (omissis)”.

Berlusca riceve telefonata da Tajani: “Ciao Tajani, che novità?”. “Silvio ma è vero che vuoi uscire da Forza Italia e con Renzi entrare in Forza del Popolo?”. “Ma chi mette in giro tali notizie false e tendenziose?”. “Sì, infatti, notizie del genere possono dare uno scossone alle borse europee che prima di recuperare ci vogliono trent’anni. Allora sono tranquillo Silvio, sono tutte balle le voci di te con Putin, Trump ecc.”. “No, è tutto vero!”, e giù a ridere come matti, con quelli dei servizi segreti che intercettano, che prima si guardano in faccia stupiti e poi cominciano a ridere. Hanno appena finito adesso. Infatti sono stati licenziati. Dovevano andare avanti a ridere.
 

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.