Foto LaPresse

Il barista del summit di Di Maio a Londra ci dice tutto sull'incontro. Fisso

Maurizio Milani

Il grillino ha subito detto che vuole dare una svolta totale all’economia italiana. Primo punto, basare tutta l’agricoltura sul dattero

Il futuro presidente del Consiglio italiano, Luigi Di Maio, era a Londra. Sia per vantarsi sia per illustrare agli investitori della City il suo programma economico. Riunione segretissima che però io, in qualità di barman del circolo dove era il summit, ho ascoltato. Con Di Maio c’erano l’ex ministro Maurizio Lupi (pontiere del futuro governo M5s-Forza Italia), Michela Brambilla (essendo i Cinque stelle per la causa animalista), Fiorella Mannoia (per promuovere giustamente anche nei paesi angolosassoni le sue belle canzoni), Gianluigi Paragone (pontiere per un governo Lega-M5s) e Giampiero Ventura, ct azzurro confermato da Di Maio.

 

Di Maio ha subito detto che vuole dare una svolta totale all’economia italiana. Primo punto, basare tutta l’agricoltura sul dattero. Visti i cambiamenti climatici, non possiamo più coltivare agrumi, frumento, viti e ulivi. La prima legge del governo Di Maio sarà questa: tutte le aziende agricole della nazione devono coltivare il dattero. L’allevamento intensivo del bestiame è vietato. Mucche, suini, galline e conigli devono pascolare liberamente sull’Appennino tosco-emiliano. Chi li cattura sono suoi. Alcuni esponenti della finanza internazionale trattenevano il riso a fatica, per poi scoppiare a piangere dal ridere quando Di Maio ha detto di chiudere l’Ilva: “No all’acciaio, no al petrolio, no al metano, sì all’auto elettrica che poi le batterie al litio inquinano da bestia e non sai dove metterle. Vogliamo agevolare con tassazione zero Facebook e Instagram che ci hanno aiutato ad arrivare al 35 per cento di consensi. Tanti dicono che siamo degli incompetenti. Ecco l’elenco dei ministri del mio esecutivo: come vedete sono tutti direttori generali di un dicastero che io promuoverò. Firmerò tutto quello che mi dicono loro. Anche i corazzieri, parliamoci chiaro, sono troppi. Ho telefonato a Mattarella che se mi dà l’incarico gli levo metà corazzieri. Poi vorrei spostare il Quirinale alla Reggia di Caserta: da qui Mattarella può benissimo fare quello che fa a Roma. Per confermare l’amicizia tra stato e Vaticano, il Quirinale viene restituito allo Stato pontificio, in cambio simbolico di un bitcoin. Ecco, un’altra idea che mi è venuta adesso: emettere tutti i titoli di stato italiano in bitcoin, e convertire anche quelli circolanti. Sai, noi grillini appena c’è una cosa di tendenza la si fa subito. Dispiace, ma un provvedimento che farò come premier è far arrestare Beppe Grillo. Qui a Londra posso dirlo: io, Luigi Di Maio, sono democristiano e non ho mai visto bene quel comico che ha buttato per aria tutto solo per vantarsi e far innamorare le ragazze. Subito proporrò che Venezia sia la sede dei Mondiali dei grandi obesi che si tiene a Las Vegas. Quindi sìalle grandi navi in laguna per portare i concorrenti nella bellissima città, altrimenti dove metti gente che minimo pesa 270 kg? Per quanto riguarda la sicurezza, l’Italia è già sicura così. Se qualcuno si sente insicuroche si organizzi con i vicini, anche armandosi di clave e bastoni. Noi come governo faremo finta di niente. Se proprio succede un tumulto, ad esempio per il pane, convocheremo le parti a discutere se è nato prima l’uovo o la gallina. Un altro arresto che farò senza mandato della magistratura è quello del sindaco di Parma. Motivo? Aveva ragione, per i rifiuti servono gli inceneritori. Anche l’Unesco infatti la deve smettere di farci credere più belli. Anche gli altri stati hanno tante cose belle”. Alla fine di questo discorso c’è stato un grande applauso. Anche io dal bar. Tutti abbiamo cantato “Bianco fiore”, la canzone della vecchia Dc. Io mi sono permesso di avvicinarmi e gli ho chiesto: “Presidente, ho via quattro risparmi, per raddoppiarli in un giorno cosa mi consiglia?”. Di Maio: “Giovane, metti tutto in bitcoin”. Così ho fatto. In due ore ho dimezzato il capitale.

 

Un’altra domanda al futuro premier è stata: “Alessandro Di Battista sarà ministro?”. Di Maio si è messo a ridere, ma a ridere che è difficile vedere uno così. Ricompostosi, fa: “No, ho già parlato con la Rai, che poi se sono premier è mia, e gli diamo un programma di quelli facili, tipo Aboliamo i vitalizi”. Alla fine gli faccio: “Presidente Di Maio, un saluto al Foglio!”. Lui: “Appena sono al governo lo faccio chiudere”. Io: “Solo il Foglio?”. Lui: “No, anche il Tempo, il Giornale, il Piccolo, il Messaggero…” (vedi lista sul sito del Foglio). Io: “E chi rimane?”. Lui: “Tempi con Luigi Amicone che torna alla direzione”. Io: “Ma è libero di parlare anche in modo critico verso il suo governo?”. Di Maio: “Certo, basta che non si vanti più di tanto. E’ un attimo farlo chiudere”. Io: “Grazie presidente, voto lei”. Di Maio: “Per forza, è già tutto nei computer di via Giovanni Pascoli 2 a Brindisi”. Durante l’incontro un giornalista dell’Economist gli fa: “Di Maio, ma cosa ha in mente di fare dell’Italia, una specie di enogastronomia ambulante, con i milanesi che ballano alla darsena con il gonnellino di paglia attorno alla buzeca?”. Lui: “Ci sto pensando!”.

Di più su questi argomenti: