un foglio internazionale

Che cosa ci ricorda la minaccia di una guerra civile in Russia

Lo storico militare Cédric Mas sul Monde invita l’Europa a prepararsi ai rischi che comporterebbe il crollo di una potenza nucleare

Da venerdì sera (il 23 giugno, ndr), gli eventi precipitano in Russia – scrive lo storico militare francese Cédric Mas sul Monde. La rivalità tra Yevgeny Prigozhin, capo della compagnia di mercenari Wagner e figura di punta di un gruppo di ufficiali ostili allo stato maggiore di Mosca, e quest’ultimo, diretto da Sergei Shoigu e Valeri Gerasimov, è degenerata in un tentativo di putsch, con l’obiettivo ufficiale di rimuovere questi ultimi e i loro subalterni. La crisi si è conclusa solo quando le colonne della Wagner si sono avvicinate a Mosca. Quest’azione, preparata da molto tempo, è stata accompagnata da un’intensa attività dei due clan sul piano dell’informazione, al fine di convincere i quadri e le unità delle forze di sicurezza del regime di Putin. Lo scivolamento della Russia verso la guerra civile non è mai stato così vicino, con scene di combattimenti verso Mosca tanto sorprendenti quanto reali. La prospettiva di uno scontro interno a una potenza nucleare ci ricorda la necessità di essere pronti ma anche capaci di cogliere le possibilità che questi mutamenti di situazione possono offrire.


 La conquista senza combattimenti di Rostov sul Don, e in seguito la rapida progressione, in poche ore, delle colonne della Wagner dirette verso Mosca, attraverso Voronezh e Lipeck, hanno naturalmente generato delle inquietudini per i vari siti nucleari che si trovano in quella zona. C’erano le basi aeree di Morozovsk (a est di Rostov sul Don) e Morskoy (a sud-ovest di Rostov sul Don), due siti che contengono delle armi nucleari tattiche, ma anche i siti di Voronezh-45 (a Borisoglebsk) e di Sokur-64 (Saratov), che sono invece dei luoghi di stoccaggio a lungo termine e di manutenzione delle armi nucleari. L’arresto rapido di questo tentativo di putsch ha messo fine alle inquietudini. Ma una volta passata la crisi, restano alcune domande: siamo pronti a reagire se dei siti nucleari dovessero cadere in “cattive” mani? E peraltro cosa potremmo fare? 


In realtà, nessuno può sapere come si evolveranno gli eventi, né come affrontare le conseguenze minacciose di una caduta di Putin. Avremo il coraggio politico di intervenire per mettere in sicurezza dei siti nucleari nell’interesse di tutti? Alla luce della nostra colpevole passività dinanzi a situazioni simili (la centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia, a Enerhodar, o la distruzione della diga di Nova Kakhovka) è giusto dubitarne. La Russia dispone di almeno quarantacinque siti di stoccaggio e di manutenzione di armi nucleari strategiche o tattiche, raggruppate sotto la dodicesima direzione generale del ministero della Difesa russo e disseminati su un territorio gigantesco. Un crollo del regime di Putin, che farebbe sprofondare il paese nella guerra civile e nel caos, genererebbe delle gravi minacce per la sicurezza dell’Europa e anche del mondo. Le regole del diritto internazionale non sono adatte a una tale crisi. Gli eventi recenti accaduti in Ucraina, a cominciare dall’occupazione armata della centrale civile di Enerhodar da parte della Russia, hanno infatti permesso di capire i limiti del diritto internazionale in materia. Il protocollo aggiuntivo I alle Convenzioni di Ginevra (risalente al 1977) proibisce, certo, gli attacchi contro “opere d’arte o installazioni contenenti forze pericolose”; ma questo divieto di principio, assortito di eccezioni, non è sufficiente. Manca, per esempio, un meccanismo speciale per costringere i belligeranti a garantire un diritto di accesso alle installazioni all’Agenzia internazionale dell’energia atomica per proteggere il personale civile, assicurando il funzionamento e la messa in sicurezza del sito. E’ dunque indispensabile riflettere a un quadro giuridico, così come a degli strumenti pratici che permetterebbero, per esempio, un intervento d’urgenza e precauzionale di una forza sotto l’egida dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per mettere in sicurezza i siti nucleari civili e militari di uno stato sovrano ma che sta crollando. Se tale azione dipenderà sempre dalla volontà dei dirigenti politici, l’assenza di un quadro legittimo non può che essere dannosa. Al di là delle minacce, gli eventi russi hanno anche mostrato che queste crisi creano delle possibilità di azione. Anche in questo caso a condizione di essere pronti e di disporre dei mezzi per portarle avanti. Oggi, l’azione nel campo informativo è centrale. Alcuni stati lo sanno e non esitano a sfruttare le nostre crisi per condurre delle operazioni di influenza con l’obiettivo di raggiungere obiettivi non sempre lodevoli e amichevoli. La Francia ne ha pagato le conseguenze in Mali, dove la brigata Wagner ha condotto una campagna di influenza contro la sua presenza militare.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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