Un visitatore davanti a una foto del presidente cinese Xi Jinping al Museo del Partito Comunista Cinese a Pechino (AP/Ng Han Guan) 

un foglio internazionale

Xi Jinping, il nuovo Mao che riscrive anche la storia a propria immagine

Il presidente cinese sta riuscendo nell’impresa di riformulare  il passato contro il “nichilismo storico”, scrive l’Economist

"Alla vigilia del suo terzo mandato quinquennale come leader del Partito comunista, si può dire che Xi Jinping abbia cambiato le regole della politica, dell’economia e della società cinese. Ha anche perseguito un progetto che lui vede come essenziale per perpetuare il suo potere: riscrivere la storia del partito. Xi vuole dimostrare al suo paese di essere indispensabile, un gigante politico, della stessa caratura di Mao Zedong e Deng Xiaoping, che sta trasformando la Cina in una potenza globale portando avanti la loro eredità”. Così inizia l’analisi di Chaguan sull’Economist

 

L’8 novembre i 370 dirigenti politici e militari cinesi più importanti si riuniranno a Pechino per l’incontro annuale del comitato centrale. La stranezza è che ufficialmente l’unico tema di discussione sarà una risoluzione sulla storia del partito, ed è la terza volta che succede in cent’anni. Gli unici precedenti risalgono al 1945 e al 1981, che sono tutt’ora ricordati come dei trionfi rispettivamente per Mao e Deng. Il fatto che Xi abbia aggiunto il suo nome alla lista è una dimostrazione del suo potere. Nonostante i contenuti della risoluzione resteranno segreti fino alla fine della conferenza, Chaguan sostiene che il testo cercherà di dimostrare una linea di continuità tra Mao, Deng e Xi. Mao ha aiutato il popolo cinese a “tenere testa” al resto del mondo dopo essere stato a lungo umiliato dalle potenze straniere, Deng ha portato ricchezza alla Cina dopo secoli di povertà e infine Xi sta aiutando il paese a “diventare forte”. 

   

 

Xi è minacciato da due fronti opposti. I neo maoisti della sinistra del partito vogliono riesumare il loro eroe, e hanno criticato Deng per avere alimentato la corruzione e le diseguaglianze. A destra c’è grande preoccupazione (in privato) che la Cina stia tornando a una dittatura di tipo maoista, e si stia allontanando dalla linea riformista tracciata da Deng. Xi non vuole mettere in discussione l’eredità né di Mao né di Deng, essendo fortemente contrario al “nichilismo storico”, che corrisponde essenzialmente a tutto ciò che mette in cattiva luce il partito. Non è un segreto che il leader cinese sia convinto che la caduta dell’Unione sovietica sia stata accelerata dalla presunta incapacità di proteggere l’eredità di Lenin e Stalin. 

  

La nuova risoluzione sosterrà che la Cina ha bisogno di Xi per trasformare il paese in un “moderno stato socialista” entro il 2035 e in una nazione “forte” e “prospera” entro il 2049, il centesimo anniversario della Repubblica popolare. Probabilmente ci saranno dei riferimenti a un clima internazionale sempre più ostile, anche se l’America e i suoi alleati non verranno nominati, e verrà ribadita l’intenzione di annettere Taiwan, una promessa fallita da ogni leader dai tempi di Mao. Intanto, la propaganda di partito sta sfornando articoli adulatori su Xi per alimentare un po’ di entusiasmo per l’idea che il presidente continuerà a governare nel futuro prossimo. 

  
Dal punto di vista di Xi, la risoluzione “non guarda solamente al passato, ma guarda anche al futuro”, conclude Joseph Fewsmith dell’università di Boston. E secondo Xi, aggiunge l’accademico, “il futuro c’est moi”.