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“I pol. corr. sono i nuovi sacerdoti”

Christophe Guilluy sul Point analizza il discorso morale che accompagna la globalizzazione

Christophe Guilluy è il grande teorico della scomparsa della classe media come classe maggioritaria e culturale di riferimento. Ha appena scritto un nuovo libro, “No society”. “Negli anni Settanta, Giscard parlava della classe media di ‘due francesi su tre’, che di fatto includevo contadini, operai, dirigenti… C’erano differenze nei salari, ovviamente, ma appartenevano allo stesso gruppo culturale e costituivano un gruppo che mirava al progresso sociale attraverso l’integrazione economica. La dinamica era positiva e i valori comuni della società erano supportati da una maggioranza. Il modello economico globalizzato ha fatto saltare in aria questa classe media. Questo indebolimento del gruppo maggioritario rompe tutti i modelli di integrazione in tutto l’occidente".

 

"La classe media è ora divisa tra le classi superiori integrate nella globalizzazione e le nuove categorie popolari – lavoratori, impiegati, piccoli indipendenti – che costituiscono ancora la maggioranza delle popolazioni occidentali”. La sinistra le ha mollate. “Era necessario trovare un modo per abbandonare moralmente le persone. E questo abbandono morale risultava più facile una volta che la gente fosse stata considerata razzista e fascista. Dopo due secoli di scristianizzazione, siamo passati da un clero all’altro… I sostenitori del politicamente corretto sono i nuovi sacerdoti! Il discorso morale della nuova borghesia è molto pratico perché esso permette di difendere una moralità in modo da non dover affrontare questioni sociali essenziali. C’è una combinazione di insicurezza sociale e insicurezza culturale. Nessun perdente della globalizzazione può costituire un referente culturale, è impossibile. In termini economici, sta diventando sempre più difficile vivere in territori che creano sempre meno posti di lavoro. Ci sono anche indicatori sociali: vediamo che l’aspettativa di vita sta decadendo nelle classi lavoratrici britanniche e nella classe lavoratrice bianca americana. L’appartenenza alla classe media diventa sinonimo di una continua disintegrazione economica e sociale”.

 

Guilluy nota poi dell’altro: “Parallelamente a questo fenomeno, osserviamo lo spostamento di una parte della classe politica che ha registrato la morte di queste categorie. Questa classe politica ha per orizzonte solo la ‘società mondiale’ delle grandi metropoli. E il modello economico liberale che sostiene – nota con amarezza – è sistematicamente accompagnato dal multiculturalismo”.

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