Foto di Jeremy Yap, via Unsplash 

il figlio

Il patto anti horror e Grimcutty. Prova a togliermi il telefono

Annalena Benini

Quando nel film il mostro è il panico dei genitori rispetto alla tecnologia in mano ai figli, oppure ancora la scatola detox in cui chiudere tutti i computer. Non c'è nulla di più violento

Avevo fatto un patto molto serio con mio figlio: niente più film horror la sera, che poi ti agiti, non dormi, prendi 3, io mi arrabbio e divento un film horror. Il vero motivo è che mi annoio troppo e non capisco perché uno debba sempre finire in una strada buia da solo con la pioggia e un mostro che lo insegue. Non uscire di casa! Non ci andare! Fai la vaga! Come tutti i nostri patti, si è dissolto a metà pomeriggio di un giorno qualunque, quando ho ricevuto lo stesso messaggio di sempre: che ci guardiamo stasera? Avendo esaurito le apocalissi e i terremoti, ho detto: scegli tu. Ha scelto un horror.

Non è andata male, nel senso che con la scusa della paura posso chiudere gli occhi e dormire o pensare ai fatti miei. Ogni tanto urlo per dargli soddisfazione, perché lui è molto felice se io mi spavento. Però ultimamente mi dice: urli a caso. Urlo quando vedo il sangue, per il resto mi innervosisco: ma perché vuoi a tutti i costi farti sgozzare in una casa vuota e poi anche far prendere 3 a mio figlio? Comunque, alla cinquantesima sera di film horror, quando ormai neanche più il sangue mi faceva urlare, ho visto Grimcutty (su Disney+) e non ho urlato a caso. Non ci sono sgozzamenti: è un film in cui il mostro è il panico dei genitori rispetto alla tecnologia in mano ai figli.

Credono che il mostro sia una sfida online, qualcosa di inquietante, una challenge che spinge i figli a tagliarsi le braccia o ad accoltellare le madri, requisiscono tutti i telefoni, si inventano la scatola detox (in cui chiudere computer e tablet), staccano il wifi, organizzano serate in cui è vietato anche leggere i messaggi, urlano, vietano, strepitano, e intanto alimentano il mostro (che è un vero mostro con la faccia bianca e gli occhi rossi, altissimo, con i denti aguzzi, il mostro ideale per far divertire mio figlio). 

I genitori hanno così paura dei telefoni in mano ai figli, dei pedofili in giro per la rete, di tutte le cose che leggono qua e là e non capiscono, che diventano minacciosi. Una madre chiude il figlio in uno sgabuzzino, per proteggerlo, e quasi lo uccide. I padri (più lenti nel capire le cose) pensano che i figli siano impazziti, chiamano psichiatri per aiutarli, non li ascoltano, li guardano  terrorizzati, e intanto si moltiplicano i coltelli: insomma i pazzi siamo noi. Ho urlato quando il ragazzino accoltella la madre che lo tiene prigioniero, ho pensato che ho troppi coltelli nel cassetto delle posate. Poi mi sono ricordata che uno dei grossi problemi che mi riprometto sempre di risolvere è che non ho nessun coltello che tagli.  

Mio figlio mi guardava sogghignando. Scusa, ma io non sono mica così, gli ho detto, io al massimo ti stacco la playstation. Lui ha risposto: no, tu sei come la figlia con il telefono sempre in mano, quindi anche tu sei in pericolo se i genitori impazziscono. E mi ha rubato il telefono urlando: detox detox detox.

A quel punto una forza sconosciuta si è impossessata di me, sono diventata più alta con la faccia bianca a striature rosse: ridammi immediatamente il mio telefono. Ero già una specie di Grimcutty e ho pensato che se qualcuno mi portasse una scatola in cui chiudere il computer rivaluterei il cassetto dei coltelli. La cosa più straziante di tutto il film è infatti la faccia sgomenta della figlia adolescente quando il padre la porta a cena fuori ordinandole di lasciare il telefono a casa. Proprio glielo toglie di mano mentre lei protesta. Credo di non aver mai visto niente di più violento e non so se riuscirò a dormire.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.