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Il figlio

"Per futili motivi" di Sapo Matteucci, storia struggente di una formidabile famiglia

Michele Neri

Il libro edito da La nave di Teseo è di una spietata introspezione, lettura irresistibile per comicità e turbamento. La crisi di una coppia che racconta tutta la difficoltà di comprendere la nuova adolescenza

Non si sa come ma un giorno e all’improvviso ci si può trovare, come il protagonista del romanzo autobiografico Per futili motivi di Sapo Matteucci (La nave di Teseo), “a un certo punto”, senza sapere che fare. Per accorgersene, e stravolgere ogni certezza sull’armonia di coppia e familiare, nonché sulla propria idoneità educativa di padre, anzi, sul senso dell’esistenza fin lì e da lì, basta una macchia. Può essere, come in questo romanzo ferocemente reale e di spietata introspezione, una coniglia che rosicchia l’arredamento; oppure l’ennesimo strappo di una figlia adolescente; lo sfogo del figlio più grande che, nella propria sofferta perfezione, vede l’ingombro di sogni genitoriali, l’esplosione di una madre ingabbiata in una “parola proiettile” –sceriffo–, fino al rimpianto della giovanile vocazione poetica, abbandonata per un lavoro vero. Come reagisce un uomo dolce e conciliante, anche con la propria ignavia? A cosa si affida, se l’esistenza è un vorticoso susseguirsi di guai e dissapori? Chiamato alla vigilanza ma attratto dall’estraniamento, accomodato sulla “graticola domestica”, cederà, incolpandosi. “Non ero forse medaglia d’oro della Desistenza?”.

 

È una lettura irresistibile (per comicità e turbamento) la corrosiva parodia auto-derisoria del protagonista, Saporoso Guidobaldo o Guidubaldo Mastorna degli Antìci. Il suo sforzo di proteggere le strambate di una figlia indolente che non ha mai preso un autobus, che fallisce perfino nella scuola dei ciuchi e s’innamora di un giovane bugiardo, spacciatore, ladro, è prova di un amore grande quanto impotente. In questo quadrangolo familiare con tre vertici troppo ravvicinati su quinte romane, quartiere dei fiumi, e il quarto distante, quel figlio maggiore spedito in un college scozzese secondo la tesi genitoriale di un’ Italia depressa, provinciale, Roma marcescente, si procede a suon di fiaschi paterni, di incazzature materne, con ripetuti “Fai come ti pare” rivolti a lui, che preferirebbe non fare, perché in quel come ti pare echeggia il fallimento. Magari potesse rispondere soltanto: boh.

 

La crepa iniziale si estende: la crisi entra nella coppia. L’amore non è dato o dato male. La madre lo accusa di farsi intortare dalla figlia. Il padre l’incolpa di ricercare nella ragazza le proprie speranze e paure. La prognosi familiare si fa aggressiva. “Tutte le nostre ansie su qualcun altro per dimenticarci di noi. Che malinconica, ipocrita decalcomania, la vita”. Per salvarsi e un po’ salvare, il protagonista dovrà rileggere la propria esistenza al contrario, rivalutando quei segnali del destino già promettenti nel suo straordinario nome, in un’infanzia eccentrica e unica, nella teoria applicata da suo padre, per cui si poteva fare tutto, tranne lavorare. Finito il libro, vorresti che fosse esistito davvero un fidanzatino battezzato “mezzapensione” perché si piazza metà settimana a casa loro; che Sapo Mastorna si fosse veramente sottoposto a una cura sperimentale per l’odiata calvizie, da uno stregone di Castel Bruciato, e che stia bene quel loro bracco di nome Kush, come “er meglio afgano der monno...”. Nell’incitarlo a scrivere, il suo psicanalista offre, a un amante della parodia, il titolo ideale: Pastorale amatriciana. Ma preferisci credere che Sapo Matteucci-Mastorna si sia convinto a scrivere Per futili motivi, vendicando così la sua parola-maledizione, carme presunto, non per terapia, ma per l’accorato rimprovero dei figli: segno forte e liberatorio di una meta amata e non ripiego da affrontare a testa bassa, chiusi dentro sé stessi. Una cosa è certa: nell’aver rimandato l’esordio nel romanzo, Sapo Matteucci ha scritto un grande libro. Non solo sulla difficoltà di comprendere la nuova adolescenza, ma sull’eterno bisogno di non vivere senza più sogni.

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