Calenda ha detto di avere proibito ai propri figli di giocare con i videogiochi (Foto LaPresse)

Appello per essere adottata da Carlo Calenda

Guia Soncini

I giochini sul telefono per me sono una droga. Da cui devo guarire al più presto

Cara Annalena,

 

Quando Carlo Calenda ha detto che in casa sua i videogiochi non entrano, assicurandosi per un paio di giorni l’esclusiva dell’indignazione dei quarantenni in magliettacollescritte, io ho pensato che dei giochini non me n’era mai fregato niente, ma avevo materiale per molti vibranti editoriali. Uno su Kika Altan che racconta come il nonno proibisse i fumetti al padre: lo vedete che le passioni si sviluppano solo coi divieti? Uno sul fatto che nessuno mi proibiva gli Harmony alle medie: è per questo che non sono diventata la Casati Modignani della nostra generazione. Eccetera.

 

Ma sono passate due settimane, e non ne ho scritto nessuno: ero troppo impegnata ad allineare pallini in un giochino che ho scaricato dopo averne visto la pubblicità su Instagram. (Se ti chiedevi chi abboccasse alla pubblicità sui social, eccomi: ho comprato una gonna di purissimo acrilico stampata a fenicotteri pubblicizzata su Facebook). I pallini sono una droga: lo sapevi che se riesci a unirne quattro dello stesso colore esplodono tutti i pallini sullo schermo? Sto facendo domanda per essere adottata da Calenda.

Guia Soncini

Cara Guia, ho scaricato una app per disintossicarmi dal telefono: mi dice quante ore al giorno lo uso. Una volta era: dodici, e mi sono vergognata. Quando sgrido mio figlio che sta con la faccia dentro l’iPad, e dico: basta, smettila, stai diventando scemo, lui mi guarda con compatimento, risponde: e tu? L’unica differenza è che io posso mentire, a lui e a me stessa, e dire: è per lavoro. E’ per lavoro che sono diventata scema, è per lavoro che ho comprato la spazzola magica per cani sporchi che ho visto su Instagram, è per lavoro che ho scaricato Whatsapp sul computer così posso ingannare la app del telefono.

Annalena Benini

Di più su questi argomenti: