Colazione a letto (1897) di Mary Cassatt, Huntington Library (Wikimedia Commons)

Una storia in tre puntate - 2

Un figlio ti cambia la testa, e sei sempre felice. E se a me non succede?

Antonella Lattanzi*

Se sono uno di quei casi in cui la mamma non riesce a sentirsi mamma e va in depressione? Storia della mia paura

Ti cambia la testa? Diventi un’altra persona? Come sarebbe bello. A volte mi chiedo se voglio così tanto un figlio anche perché la gente dice che stai meglio, sei più sereno, le cose importanti diventano altre, tornare a casa e trovare tuo figlio che ti ama è impagabile (ma anche trovare un cane a casa che ti ama lo è, per cui). Ti cambia la testa? Io darei qualsiasi cosa per cambiarmi la testa. Diventi più sereno? Io darei qualsiasi cosa per essere più serena. E se un figlio in realtà lo volessi solo per questo, perché alla fine mi dicono che ti fa stare meglio? Prima di essere una madre, sarei già una madre orribile.

 

Due tra le mie più care amiche erano incinte nello stesso momento. Io ero terrorizzata pensando che stavano facendo un passo troppo grande, non per loro, per me. Avevo paura che non ci saremmo più capite. Che non avrebbero avuto più tempo, più testa, per me. Del resto mia sorella ha avuto la sua prima figlia molto presto. Ed è stato così, per un bel pezzo non ha avuto più testa, più tempo, per me. Le è cambiata la testa.

 

Ma che c’entra, mi diceva il mio compagno, avevi diciassette anni, ora sei una donna, sarà tutto diverso. Non fare l’egoista, sii felice per loro, vedrai che troverete nuovi equilibri. Che discorso lungo per il mio compagno. Ma lui è una persona sana, razionale, se penso a lui lo vedo ben centrato nel suo posto nel mondo, da cui si guarda intorno con calma e sceglie: questo sì, questo no, questo lo voglio, questo non lo voglio, questo è giusto, questo non lo è. Io lo guardo in quel posto e lo ammiro e penso che è la prima volta che sto con qualcuno così, è la prima volta che sto con una persona che ammiro. Una persona che reputo molto migliore di me (paranoia: ti lascerà).

 

Saresti un ottimo padre, gli dico, insegneresti a tuo figlio la lungimiranza, la costanza, l’amore, la serenità. E tu? mi dice lui, ho già una bambina in casa, sei tu, ce la faresti a prenderti cura di un bambino? Scherza, ma in fondo so che è serio, perché sono seria anche io: ce la farei a prendermi cura di un bambino? Io, ce la farei?

 

Le mie amiche incinte durante la gravidanza erano fortissime, felicissime, le vedevi come bombe lavorare, viaggiare, ridere, comprare la carrozzina e il lettino, le vedevi bellissime, tonde ma non grasse, anzi sembrava che fosse cresciuta solo la pancia, che il resto fosse rimasto uguale o fosse diventato più bello. Ti cambia la testa, quando fai un bambino?

  

 

Così quella sera, nel nostro ristorante preferito, lui mi ha detto: va bene. E così, per qualche giorno dopo quella sera, non abbiamo usato contraccettivi. Non ci potevo credere. Davvero mi aveva detto sì? Ero al settimo cielo. Dalla prima sera mi sentivo incinta. Mi guardavo intorno e pensavo vedete, non siete più gli alieni, non siete più i migliori, voi che avete avuto il coraggio di fare dei figli. Ci sono anche io, adesso, nella comunità degli eletti, tra poco lo vedrete, avrò la pancia e mi cederanno il posto in autobus e tutti mi tratteranno benissimo e mi diranno, Ehi, tu, non ti affaticare, siediti qui, cosa ti porto? Il problema sarebbe stato con le sigarette e qualche bicchiere di vino, ma essere incinta ti cambia la testa, l’anima, il cervello, il corpo, tutto in meglio, me l’avevano detto le mie amiche prima incinte e adesso mamme, vai tranquilla è tutto bellissimo, ti viene tutto naturale.

 

E se a me non viene naturale? Se sono uno di quei casi in cui la mamma non riesce a sentirsi mamma e va in depressione? Se sono pazza e mi prende il raptus di uccidere mio figlio? Siete sicure che anche a me cambierà la testa, anche io sarò felice felice felice di avere un bambino? Non so se mia madre era felice di avere me e mia sorella. So che ci ha amate tantissimo. Ma non so se, nella casa a Bari, sola tutto il giorno, ad allattare mia sorella senza parlare con nessuno perché mio padre tornava a casa dal lavoro anche alle dieci, dieci e mezzo di sera, non so se in quella casa, sola, giorno dopo giorno, sia stata felice di aver avuto mia sorella, e dopo me.

 

E allora me ne andavo per le strade pensando ora sono una di voi, ora avrò un figlio. Però. In capo a un mese sarebbe uscito il mio nuovo romanzo. Da mesi i miei agenti, il mio ufficio stampa, la casa editrice lavoravano di gran carriera per il lancio, per la vita di questo romanzo a cui tenevo così tanto. Che mi era costato così tanto scrivere, e che amavo non come un figlio – un romanzo non è un figlio – ma come la migliore parte di me. Quella che invece di chiudersi nel buio apriva il computer e scriveva un romanzo. E’ difficile scrivere un romanzo. E io ci ero riuscita. Ero felice. E allora, lasciai le strade in cui camminavo convinta di essere già incinta, e tornai a casa. Cenammo. Ci sedemmo sul divano a vedere un film e io cominciai a pensare: non posso fare un figlio adesso.

 

* L’ultimo romanzo di Antonella Lattanzi è “Una storia nera” (Mondadori)

La prima puntata è uscita sul Figlio di venerdì 20 ottobre. La trovate qui.

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