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IL BI e IL BA

L'antisemitismo marcia da sempre sotto le insegne della virtù e dei buoni sentimenti

Guido Vitiello

Oggi le memorie delle piazze tedesche degli anni Trenta si sono fatte pallide e sta tornado possibile dirsi buoni antisemiti alla luce del sole. Siamo una piena d’amore pronta a riversarsi su tutti i dannati della terra, se solo fosse abbattuta la diga del sionismo mondiale

Lo storico Guri Schwarz lo ha battezzato, sul Foglio del 20 dicembre, “antisemitismo dei buoni sentimenti”; la sociologa Eva Illouz lo chiama invece “odio virtuoso”. Hanno ragione entrambi, e auguro fortuna alle loro formule; sospetto tuttavia che possano loro malgrado alimentare un’illusione prospettica. Il fatto è che l’antisemitismo marcia da sempre sotto le insegne della virtù e dei buoni sentimenti; anzi, è così persuaso della propria virtù da immaginare con impazienza il momento in cui, tolto di mezzo l’ostacolo (che è di volta in volta l’ebraismo internazionale, la congiura deicida talmudico-massonica, il sionismo razzista, la finanza apolide che ha per dio il denaro), i buoni sentimenti potranno finalmente trionfare. L’antisemita che sa di essere cattivo e ne gode è quasi immancabilmente uno spaventacchio melodrammatico. Al contrario, egli si crede buono proprio perché ha individuato la fonte del male. I visi sorridenti, il senso di comunità, la pia commozione e le immagini di purezza che abbiamo visto nei tanti cortei per Gaza sono inscindibili dai cartelli “dal fiume al mare” e “7 ottobre giorno della resistenza palestinese”; talché, pur senza rimuovere la varietà delle posizioni dei manifestanti, non ha senso, come si è fatto ovunque, separare radicalmente la grande maggioranza buona e pacifica dalla trascurabile minoranza degli ossessi e degli intolleranti. A quel livello primitivo dell’elaborazione ideologica (qualcuno forse direbbe: al livello schizo-paranoide) non si dà immagine del bene senza il fantasma persecutorio del male, non ci si può sentire virtuosi se non si è isolato ed espulso il cattivo per antonomasia. La novità non è nei buoni sentimenti, che animavano senz’altro anche le piazze tedesche degli anni Trenta. La novità è che, ora che quelle memorie si sono fatte pallide e inefficaci, sta tornando possibile dirsi buoni e antisemiti apertamente, alla luce del sole. Siamo una piena d’amore pronta a riversarsi su tutti i dannati della terra, se solo fosse abbattuta la diga del sionismo mondiale.

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