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Il Bi e il Ba
A sua insaputa Putin ha dato ai nostri capi di governo la soluzione per batterlo
Il presidente russo ha chiamato i capi di governo dell'Ue "maialini" facendo trapelare i suoi appetiti di lupo. Invece di precipitarci a lavare l’onta dell’insulto, faremmo bene a meditare sulla morale involontaria della favola putiniana: è tempo di costruirci una casa di mattoni, ma forse è tardi
Siam ventisette piccoli porcellin, dovrebbero cantare in coro i capi di governo dell’Unione Europea, o al limite, per non guastare troppo la metrica, tre piccoli porcellin alla potenza di tre. La frecciatina non è nuova. Prima di finire nell’arco di Vladimir Putin era stata scoccata da Dmitrij Medvedev, ma nella faretra di Medvedev l’aveva messa a sua volta lo stesso Putin, che nel discorso alla Duma del febbraio 2019 aveva preso di mira i paesi europei che “grugniscono” all’alleato statunitense. La metafora suina è pressoché universale nella retorica politica, dov’è usata per degradare l’immagine del nemico. Putin però ha aggiunto un dettaglio culinario che rivela di sé più di quanto non dica di noi: parlando di podsvinok, maialini appena svezzati tra i quattro e i dieci mesi dalla carne tenerissima e succulenta, ha fatto trapelare i suoi appetiti di lupo. Non dico che avesse in mente la favola dei tre porcellini, anzitutto perché nella versione russa i protagonisti non sono podsvinka ma porosenka, e poi perché conosciamo bene la brutta fine che fa il lupo. Dico piuttosto che dovremmo averla in mente noi.
Nei decenni della guerra fredda era perfettamente ragionevole grugnire verso il porcellino più grande, che viveva nella casa di mattoni nucleari e aveva tutto l’interesse a respingere il lupo nella steppa eurasiatica. Ciononostante gli alleati europei, pur contando sulla sua protezione e sul suo intervento in extremis per cacciare certi nostri lupi autoctoni, lo deridevano per il suo militarismo o addirittura lo scambiavano per il vero lupo. Poi però si è insediato alla Casa Bianca un porcellino nuovo, che si identifica a tal punto con il mondo lupesco da chiamare piggy una cronista sovrappeso. E noi, abituati a vivere tranquilli nelle nostre capanne di paglia e di legno, ci siamo trovati di colpo impreparati. Perciò, invece di precipitarci a lavare l’onta dell’insulto, faremmo bene a meditare sulla morale involontaria della favola putiniana: cari europorcellini, è tempo di costruirci una casa di mattoni. Forse è già tardi.
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