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il bi e il ba

Più che immaginare "un'altra storia per l'umanità" sarebbe meglio fare un programma

Guido Vitiello

Nel ritiro del Pd a Montepulciano, Cuperlo ha detto che "abbiamo di nuovo bisogno di un pensiero sul mondo e su questo tempo della storia". Ma sarebbe già un traguardo soddisfacente trovare una linea d'azione realistica a medio termine per vincere le elezioni

Da una parte c’è il padre, rimasto senza una mano, che prega la Madonna di fargliela rispuntare miracolosamente nel sonno. Dall’altro c’è il prete, secondo cui rimanere senza una mano non è una disgrazia, è addirittura un dono dal cielo. In mezzo c’è Massimo Troisi, il figlio del mutilato, che giustamente domanda: “Ma possibile che in un modo o nell’altro dovete sempre esagerare?”. La scena di Ricomincio da tre mi è tornata in mente ascoltando gli esercizi spirituali dei dirigenti del Pd in ritiro a Montepulciano. Il loro Eremo di Zafer avrebbe dovuto essere, coerentemente, la Cripta della Chiesa del Gesù, ma c’era troppa gente e hanno dovuto ripiegare in un laico tendone in mezzo al giardino di Poggiofanti. Poco male: come impone il canovaccio di Todo modo, il raduno si divideva tra uomini di chiesa e uomini di fede. I primi, in netta maggioranza, erano impegnati in quella che Francesco Cundari ha chiamato “microfisica delle correnti”, un po’ oscura per i profani e del tutto ininfluente sulle loro vite; tra i secondi c’era invece frate Cuperlo che predicava con letizia su un orizzonte millenaristico, un po’ oscuro per i profani e del tutto ininfluente sulle loro vite: “la scelta non è più tra radicalità e riformismo, ma immaginare un’altra storia per l’umanità”, perché “abbiamo di nuovo bisogno di un pensiero sul mondo e su questo tempo della storia. Non solo un programma: ma un pensiero”, così da riscoprire “il sogno di una cosa”. Chiamatemi miscredente, ma io non credo che il compito di un piccolo partito politico di un piccolo paese europeo (ma anche di un grande partito americano o cinese, se è per questo) sia “immaginare un’altra storia per l’umanità”. Un programma (o almeno una linea d’azione realistica a medio termine per vincere delle elezioni e governare) mi sembrerebbe già un traguardo soddisfacente. Invece la scelta è tra il clero simoniaco e Gioacchino da Fiore, e non è una vera scelta, già che te li ritrovi tutti uniti nel correntone. Ma possibile che in un modo o nell’altro dovete sempre esagerare?