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Il Bi e il Ba

Il grande abbaglio degli anni Novanta

Guido Vitiello

Tutta la sventurata generazione degli attuali quaranta-cinquantenni ha allucinato un'Italia che non esisteva, una prospettiva di riforma storica che non esisteva, una società civile più avanzata della società politica che non esisteva

Tanta nostalgia degli anni Novanta, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, cantavano gli Articolo 31 nel 1996. La canzone era divertente, a tratti anche profetica. Peccato solo che all’epoca noi non fossimo Noè, e che soprattutto l’Italia non fosse la nostra arca. Ci ho messo un pezzo a capirlo, perché sono duro di cervice, ma da una decina d’anni (il colpo fatale è stato il referendum costituzionale del 2016) ho aperto gli occhi: abbiamo vissuto, allora, una grandiosa traveggola collettiva. Abbiamo allucinato un’Italia che non esisteva, una prospettiva di riforma storica che non esisteva, una società civile più avanzata della società politica che non esisteva (era spesso vero il contrario), e che se mai era esistita stava comunque per non esistere più.

L’abbaglio ha riguardato tutta la sventurata generazione dei quaranta-cinquantenni che nei primi anni Novanta hanno capitanato le campagne riformatrici, a partire da quella per il maggioritario, finché Berlusconi – che conosceva gli italiani meglio di loro e aveva capito l’equivoco in tempo utile – ha accantonato frettolosamente quegli orizzonti chimerici pur fingendo di perseguirli. E’ stato un peccato, perché solo con una fatamorgana i modernizzatori italiani trovano la motivazione per muovere qualche passo, anziché scoraggiarsi in partenza. Ma la triste verità a cui sono arrivato è che l’area laica e liberale non era affatto frenata o sottorappresentata dai partiti, come pensavano i radicali; al contrario, era tenuta in vita da questi ultimi come da un respiratore artificiale. Tra i revisionisti (non voglio dire i pentiti) di quella stagione, che sono molti, alcuni invocano il ritorno alla proporzionale, altri la rifondazione dei partiti, e il mio cuore è con loro, ma è come pretendere di rimettere la frittata nei gusci rotti delle uova. Prepariamoci a scrivere canzoni sulla nostalgia degli anni venti, quando l’arca era ormai sommersa dal diluvio e noi ci illudevamo di riportarla a galla. 

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