Emmanuel Levinas (foto Olycom)

Il Bi e il Ba

L'unanimità, sogno di tutti i persecutori, è sempre sospetta

Guido Vitiello

E' una regola talmudica evocata da Emmanuel Levinas. In questi giorni mi torna spesso in mente: gli amici di Israele sentono sul collo la pressione costante di un Sinedrio informale di autoproclamati giusti

Tanti anni fa, in una delle sue conversazioni con Michaël de Saint-Cheron, il filosofo Emmanuel Levinas evocò una regola talmudica relativa al Sinedrio, a lui molto cara, secondo la quale una condanna a morte decisa all’unanimità non deve essere eseguita; essa comporta, al contrario, l’obbligo di mandare assolto l’accusato (Entretiens avec Emmanuel Levinas 1983-1994). La regola suona controintuitiva: se tutti i giudici sono convinti della colpevolezza dell’imputato, per quale ragione non bisognerebbe eseguire la sentenza? Semplice: perché l’unanimità è sempre sospetta. L’unanimità è il sogno di tutti i persecutori, il bagno di moltitudine indispensabile ad annegare dubbi e scrupoli; così impiegano i migliori sforzi di persuasione e di manipolazione per ottenere dai recalcitranti l’emissione di un lasciapassare morale, che consenta di guardarsi allo specchio e dirsi: il nostro rancore è legittimo, il nostro accanimento è santo.

La vecchia riflessione di Levinas mi torna spesso in mente. Mai come in questi giorni, infatti, gli amici di Israele sentono sul collo la pressione costante di un Sinedrio informale di autoproclamati giusti. Uno ti avvisa: se taci sei complice. Un altro rincara: anche se non taci ma ridimensioni, contestualizzi, e soprattutto non accetti di dire con noi la parola magica “genocidio” sei complice. Un terzo minaccia: te la vedrai un domani con la tua coscienza. Un quarto, più malignamente astuto, aggiunge: come potrai guardare negli occhi i tuoi figli? Un quinto decreta, addirittura: Gaza è un test morale, e se alla prova non rispondi come rispondiamo noi, beh, significa che non sei umano fino in fondo. L’animale gregario che bela nel cuore di ognuno è tentato di accontentarli: in fondo che ci vuole, lancio anch’io la mia pietruzza e mi riammettono sulla lavagna nella colonna dei buoni, sia pure come penitente. E invece è proprio questo il momento di astenersi. Talmudicamente, preferirei di no.

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