Fan di Harry Potter con i costumi del film (Ansa) 

il bi e il ba

La campus left nostrana ha studiato alla Scuola di magia di Harry Potter

Guido Vitiello

Si va dai Grifondoro della gogna su Twitter ai Serpeverde del vittimismo su Instagram. Attingono a una varietà di formule magiche per silenziare i nemici e in fondo hanno sempre una sola certezza: è colpa del capitalismo e del patriarcato!

Doveva succedere. Dopo anni di alt-right all’italiana, ossia di destra alternativa in assenza di una destra conservatrice normale, è arrivata anche la campus left nostrana, la sinistra universitaria in assenza di campus. Arrivata, intendiamoci: borbottava in pentola da anni, ma i fuochi, fuochini e fuocherelli polemici delle ultime settimane l’hanno portata a ebollizione e tracimazione. Del resto sono due retoriche complementari, un intreccio perverso fra professionisti della provocazione balorda e professionisti dell’indignazione suscettibile che producono, in escalation mimetica, un aumento esponenziale della cretinaggine sistemica nel dibattito pubblico. 

 

Parlo di cretini in senso sciasciano, dunque absit iniuria. Del cretino di destra – quello che crede di vivere sotto la dittatura del politicamente corretto e appena vede una pubblicità di Benetton o un chiosco di kebab corre a scrivere una tirata sul tramonto dell’occidente giudeo-cristiano – ho scritto mille volte. E’ il momento di occuparsi del cretino di sinistra, che ai tempi di Sciascia era “mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare” e oggi si mimetizza nel discorso identitario e intersezionale. Dicevamo che si tratta di una scimmiottatura americana. Non che l’originale sia gran cosa, al contrario; ma almeno negli Stati Uniti la campus left ha una parvenza di ragione storica – le guerre culturali, la pluridecennale devastazione degli studi umanistici e sociali – e un qualche radicamento in conflitti reali intorno alla distribuzione di quote di potere non immaginarie. Qui invece il dannunzianesimo trasversale, corrente profonda che da un secolo accomuna destra e sinistra, ha fatto sì che tutto svaporasse in retorica, gesto, teatro, melodramma e sortilegio verbale. Ma forse non è neppure il caso di insolentire D’Annunzio. 

 

E’ evidente che la nostra campus left non ha studiato né a Yale né a Harvard, ma a Hogwarts, la Scuola di magia e stregoneria di Harry Potter, e conduce le sue battaglie di difesa contro le Arti Oscure (della reazione) attingendo a un repertorio di incantesimi, fatture e formule imparaticce. Check your privilege! Mansplaining! Victim blaming! Cultural appropriation! Microaggression! sono equivalenti funzionali di Expelliarmus, Avada Kedavra o Petrificus Totalus, formule che dovrebbero annichilire, paralizzare o smascherare la natura demonica dell’interlocutore, inibendo sul nascere ogni ipotesi di dialogo, e ottenendo come unico effetto – non così magico, a pensarci – di spingere le persone raziocinanti a incamminarsi sulla scala a chiocciola della cosiddetta spirale del silenzio, per esasperazione o per nausea. 

 

Come la scuola di Harry Potter, anche la nostra sinistra da campus senza campus ha i suoi dipartimenti e le sue specializzazioni. Quelli di Grifondoro, gli audaci e i guerrieri, hanno un loro incantesimo di trasfigurazione, simile allo Entomorphis dei romanzi di J.K. Rowling: si trasformano in una variante particolarmente fastidiosa della mosca tsé-tsé, che chiameremo mosca tse-tung, e volano in sciami su Twitter a tormentare i malcapitati meritevoli di gogna rieducativa. I secchioni di Tassorosso, più laboriosi, sminuzzano pazientemente e prolissamente ogni microevento dell’attualità con il tritatutto intersezionale, dosano con il bilancino i gradi storico-sociali di vittimizzazione e di oppressione delle parti in causa, per poi produrre una pozione del tutto insapore che al primo sorso fornisce l’illuminazione, sempre la stessa: è colpa del capitalismo e del patriarcato! Quelli di Corvonero – i creativi, i brillanti, gli smart – coltivano dal canto loro le arti magiche del “debunking”, e la loro specialità è redigere compitini in cui dimostrano, tutti gongolanti, che la cancel culture non esiste e che è un’illusione ottica creata da Lord Voldemort. E infine ci sono gli astuti e gli intraprendenti di Serpeverde, un sottomondo scalpitante fatto di attivisti arrivisti, finti milanesi che giocano a fare i finti americani, vittimisti instagrammatici.
Questa, in breve, è la Hogwarts left. E se J.K. Rowling proprio non vi va a genio, niente paura, esiste una formula magica per farla sparire: Terf!