Nino Frassica nel film "Il bi e il ba" (1986) 

il bi e il ba

Il bi e il ba diventa settimanale

Guido Vitiello

Questa rubrica tira un respiro profondo, per mantenere uno spirito svagato e umoristico contro l'avvilimento e la nausea. Un equilibrio che si raggiunge in corsa

“Altro che Il Bi e il Ba, dovresti chiamarla Il Boh”, mi dice l’amico milanese di passaggio a Roma, dopo che ho provato a raccontargli le ultime polemiche in cui ho avuto la malaccortezza di impelagarmi (ed è più o meno come raccontare i sogni: contorti, ingarbugliati e noiosissimi per chi li ascolta, e presto irriconoscibili anche per il sognatore, via via che li traduce nella lingua della veglia). L’amico deve aver captato il sottile senso di esasperazione, su una nota esitante tra l’avvilimento e la nausea, che mi ha preso, nelle ultime settimane, davanti alla distesa di fanatismo, nevrosi, egomania e cretinaggine a cui si sta riducendo il dibattito italiano.

 

“Hanno tutti torto”, gli ho detto laconicamente. “Anche quelli che hanno ragione”. Però Il Boh non mi piace, gli ho spiegato, suona come l’approdo infelice di chi non sa vedere più le distinzioni tra i colori (perché non Il Beige, allora?). Il Bi e il Ba, al contrario, suggerisce la possibilità di un’oscillazione svagata, umoristica e tollerante tra le idee, le contese, le fazioni; non la prudenza calcolatrice del cerchio e della botte, ma il gioco antico della ruota e del bastone, un equilibrio che si raggiunge in corsa. “Ma questo oggi non è possibile”, mi ha obiettato l’amico. “Quelli del Bi ti impiccheranno al Ba, e quelli del Ba ti inchioderanno al Bi”. Che abbia ragione lui? Nel dubbio, Il Bi e il Ba tira un bel respiro e diventa settimanale.