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il bi e il ba

Il complotto di Bettini spiegato con la cinefilia retrò

Guido Vitiello

Il colore non è mai arrivato nel mondo dei reduci contiani. Dotiamoci di tv in bianco e nero per goderci questo nuovo capitolo di neorealismo

Nel film che dà il titolo a questa rubrica, “Il Bi e il Ba”, Nino Frassica riesce a vendere un obsoleto televisore in bianco e nero con una motivazione mica male: con questo, dice al cliente, potrà vedere i vecchi film di Hitchcock in bianco e nero originale, non falsato! Ecco, l’altro ieri avrei voluto una tv in bianco e nero per seguire la maratona di presentazione delle Agorà bettiniane.

 

Il Pd deve tornare alla realtà e alla strada, “dai telefoni bianchi al neorealismo”, ha detto Bettini. Questi sì che son progressi. Dalle commediole di fine anni Trenta con i milionari e le centraliniste ai film del Dopoguerra con i lustrascarpe e gli attacchini comunali. Dove si vede bene che il colore non è mai arrivato nel mondo di Bettini, in questo fedelissimo alla linea Ugo La Malfa. O meglio, c’è arrivato ma solo come monito di sciagure, visto che subito dopo il capocorrente ha citato una scena di “Uno sparo nel buio” dove l’ispettore Clouseau, per la troppa rincorsa, finisce a mollo in una fontana (la fontana dell’egemonia neoliberista).

 

A pensarci bene, però, questa cinefilia rétro spiega molte traveggole, di Bettini e di altri reduci contiani. Solo chi ha gli occhi foderati di neorealismo poteva commuoversi per il tavolinetto spartano con cui Conte si congedò da Palazzo Chigi, scambiando un prodotto d’immagine dell’influencer Casalino per un film perduto di De Sica sul premier pensionato, “Giuseppe C.”.

 

 

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