Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Il Bi e il Ba

La felix culpa del buon governo

Guido Vitiello

Riflessione sulla genesi dell'esecutivo Draghi, e come riottenerne uno simile in futuro (senza bisogno di grazia presidenziale o mosse del cavallo)

Un rapimento al terzo cielo può toccare in sorte al santo o al peccatore abituale; la differenza è che il santo, tornato in terra, si sottopone ai rigori dell’ascesi per esserne nuovamente degno. Ora, mettiamo che il governo Draghi, ottenuto per grazia presidenziale, ci piaccia: come rimeritarcelo in futuro? Il nostro problema, insomma, è far sì che i Draghi arrivino al governo per le vie ordinarie, non per la felix culpa di un Renzi che mette in moto la provvidenza. Approfittiamo di avere un Papa gesuita e un primo ministro che ha studiato dai gesuiti per rintanarci nell’eremo di Zafer e dedicarci agli esercizi spirituali della Repubblica.

 

Prima meditazione: non avremo un altro capo del governo così autorevole finché i partiti non ricreeranno meccanismi di formazione e di selezione dei ceti dirigenti. Seconda meditazione: non avremo più un primo ministro svincolato dal ricatto di mille partitini finché non lo renderemo possibile con una riforma istituzionale. Terza meditazione: non avremo mai uno spazio pubblico respirabile finché un’informazione drogata continuerà a chiedere ai ciarlatani la sua dose quotidiana di ascolti. Perciò parliamo pure della grazia mattarelliana; “ma, particolarmente in questi tempi così pericolosi, non in maniera e in termini tali, che le opere e il libero arbitrio ne ricevano danno o non si tengano in alcun conto”. Così parlò sant’Ignazio.

 

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