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IL BI E IL BA

La difesa è sempre legittima?

Guido Vitiello

In "Quando la difesa è legittima?" si cerca di rispondere alla domanda. Il curatore Gaetano Insolera ragiona sulle implicazioni dell’avverbio "sempre", agitato nella propaganda e poi sedimentato nelle disposizioni normative

“Mai dire mai, mai dire sempre”. Piero Pajardi, scettico e cristiano – combinazione ideale per un giudice –, coniò questo brocardo come variazione sul precetto evangelico del non giudicare e come riconoscimento della mediazione temperante dell’operatore giudiziario tra la legge generale e i casi particolari. Accade oggi che quella parolina – sempre – sia la risposta del populismo penale alla domanda che dà il titolo a un volume appena pubblicato da Raffaello Cortina, “Quando la difesa è legittima?”.

 

Il curatore Gaetano Insolera ragiona sulle implicazioni dell’avverbio, agitato nella propaganda (“la difesa è sempre legittima”) e poi sedimentato nelle disposizioni normative. E’ un messaggio lanciato in due direzioni. Da un lato intimidisce l’interprete giudiziario, chiamato a dare esecuzione alle pretese anche aberranti del potere politico (la via alla democrazia illiberale orbaniana cara ai nostri sovranisti). Dall’altro dà una rassicurazione ingannevole agli aggrediti, che si persuadono di avere qualunque licenza.

 

Insolera, giurista e cinefilo, rievoca un film del 1971, “Cane di paglia” di Sam Peckinpah, dove l’assedio della casa trasforma un mite professore di matematica in un giustiziere sanguinario. Ebbene, si dovrà ricordare che Peckinpah traeva ispirazione dalle congetture antropologiche di Robert Ardrey, autore de “L’imperativo territoriale”, che in un libro uscito qualche anno dopo il film (“L’ipotesi del cacciatore”) trattava la legittima difesa come riflesso di un’antica legge animale. A riprova che il “sempre” sta più di casa nella zoologia che nel diritto.

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