Matteo Salvini (foto LaPresse)

Sicurezza che non lo era. I decreti Salvini hanno prodotto solo ansia. Lo dice il capo del sindacato della Polizia

Daniele Tissone *

Il segretario generale della Silp Cgil, Daniele Tissone, ragiona sulle politiche securitarie e sulla cattiva propaganda. Che genera solo paure

Come contrastare le politiche securitarie incentrate sulla paura? Credo sia necessario affrontare questo tema con un disegno strutturale e prospettico che metta al centro un’idea duratura di sicurezza pubblica.
Troppe fasi emergenziali hanno fatto sì che che nel Paese si determinassero, come conseguenza, interventi spesso schizofrenici e distonici.

 

Sono interventi che hanno alimentato le incertezze nella popolazione tanto da amplificare fenomeni criminali che, rispetto al trend delle denunce dei reati in Italia, risultano essere da diversi anni al di sotto della soglia nazionale.

 

Facciamo chiarezza. L’insicurezza percepita è perciò oggi più presente nella popolazione rispetto alle reali condizioni tanto che ci si interroga se le forze di Polizia siano o meno in grado di contrastare fenomeni criminali vecchi e nuovi. Le norme varate con gli ultimi decreti sicurezza, le modifiche in materia di detenzione delle armi presso le abitazioni, come pure la legge che ha modificato la legittima difesa hanno prodotto maggiori ansie nella popolazione senza risolverne i problemi se non peggiorandoli.

 

Dimostrazione ne è la distorta percezione da parte dei cittadini rispetto, per fare un solo esempio, al fenomeno dell’immigrazione. In tale contesto la redistribuzione delle forze di Polizia sul territorio nazionale, con la previsione della soppressione di molti presidi, è stata varata e concepita senza che si instaurasse un dibattito pubblico serio e competente nel quale anche la politica esercitasse un ruolo incisivo e certo.

 

Siamo pertanto in una fase in cui serve delineare un progetto sistemico che coinvolga la cittadinanza, le amministrazioni locali, gli esperti della materia capace di raccordarsi con le istituzioni deputate al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Una strategia di medio lungo periodo legata a quei principi di vicinanza tra gli operatori della sicurezza e la cittadinanza che sono propri di una politica vera di controllo partecipato del territorio nella quale le fasce della collettività più deboli ed a rischio siano e si sentano realmente protette. A tali categorie vanno dedicate specifiche iniziative, con incontri mirati e momenti pubblici in cui condividere conoscenze ed esperienze che migliorino le capacità di comprendere ed affrontare le difficoltà e le insidie del mondo attuale recuperando quella percezione reale dei problemi che è venuta a mancare nel tempo.



L’esperienza nel mondo anglosassone, da noi vissuta per un breve periodo attraverso la Polizia di prossimità, potrebbe essere nuovamente declinata in Italia sui fronti di una più capillare ed incisiva informazione alla cittadinanza, sull’ascolto diretto del cittadino, nonché con ulteriori forme di aiuto e sostegno alle vittime dei resti, vedasi l’accompagnamento delle stesse presso le sedi giudiziarie. La prevenzione deve costituire la principale forma di contrasto ai reati predatori anche attraverso una più mirata ed efficace formazione degli operatori di polizia strategica per una società più sicura.

 


La sicurezza interna è prerogativa esclusiva delle autorità nazionale e provinciali di pubblica sicurezza che va valorizzata, senza degenerazioni che coinvolgano il mondo militare o balzane iniziative, più o meno spontanee, di autodifesa come le ronde.

 

Non va mai trascurata la questione del contrasto al, ben noto e studiato, fenomeno alla criminalità organizzata, assai diffusa in Italia, che richiede un’azione coordinata ed avvolgente che, oltre a colpire gli esponenti ed i sostenitori delle molteplici compagini delinquenziali, vada ad intaccare ed acquisire al patrimonio pubblico, anche a fini risarcitori generali e particolari gli ingenti patrimoni e le enormi ricchezza illegalmente ed illecitamente accumulati, linfa vitale per la sopravvivenza di tali scellerati sodalizi.

 

Quello nel quale viviamo è oggi un mondo complesso i cui confini sono spesso transnazionali e le cui sfide ci impegnano quotidianamente. Per tale motivo servono apparati capaci di contrastare il crimine minore, piccolo e macro che, grazie ad investimenti mirati, riescano a fare la differenza. Le risorse, anche e soprattutto in questa fase emergenziale post Covid19, non possono né devono mancare ma esse non potranno prescindere dagli obiettivi veri che la politica avrà il compito di individuare anche e soprattutto sul versante di una nuova e diversa concezione di legalità nel Paese.

 

Il rispetto delle regole è il fondamento di tutta la nostra azione presente e futura e non può mai venir meno.
Utile ed indispensabili saranno le campagne volte ai più giovani e alla cittadinanza per garantire uno sviluppo armonico ed equo della collettività. Bisogna saper raccogliere tali sfide chiamando politica, amministratori, esperti della sicurezza e associazioni a cimentarsi in uno sforzo comune chiedendo altresì alla nostra popolazione il necessario aiuto perché ne va del futuro nostro e di quello delle nuove generazioni.

 

* Daniele Tissone è il segretario generale Silp-Cgil

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