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Perché non basta la Tav per correre

Daniele Bonecchi

I problemi infrastrutturali dell'Italia vanno oltre la Torino-Lione, e il governo non ha fatto nulla per risolverli. Ecco gli Stati generali della logistica tra le tre big regioni del Nord

Ci ha pensato Carlo Bonomi, patron di Assolombarda, a dare fuoco alle polveri. Perché parlare di logistica e di smart city con un sistema di infrastrutture in sofferenza è pura follia: “Oggi siamo molto delusi da come il tema infrastrutture viene trattato da questo governo. Ci siamo focalizzati troppo su Tav, ma quello delle opere è un problema che riguarda tante infrastrutture importanti per il nostro paese, per il nostro territorio, come la Brescia-Verona, le Pedemontane lombarda e veneta, i prolungamenti della Rho-Monza, la metropolitana Milano-Monza. La Tav è diventata un simbolo perché riguarda la connessione dell’Italia all’Europa“ e al mondo”, ha detto, ma noi “paghiamo un gap infrastrutturale di circa 13 miliardi l’anno, credo che sia una tassa occulta che il nostro paese non può permettersi”.

 

La Lombardia sconta l’ostilità del governo – almeno di una sua parte, ma guarda avanti. E anche Carluccio Sangalli, presidente della Camera di commercio conviene: “La Tav è fondamentale. Oltre il 91 per cento di 2.400 imprese intervistate recentemente dalla Camera di commercio ritiene che la Torino-Lione potrebbe avere effetti positivi per la nostra economia. Le reti trans-europee sono un’occasione di competitività”. Nei giorni scorsi si sono dati appuntamento gli industriali lombardi per fare un check-up al sistema logistica del paese, con un occhio a Milano. E, se hanno promosso l’impegno della civica amministrazione sul fronte della tutela ambientale, hanno sollevato interrogativi e lanciato proposte per affrontare concretamente uno dei nodi della crescita economica: la consegna delle merci.

 

Il futuro delle smart city dipende anche dalla capacità delle amministrazioni locali di accompagnare questo percorso di continua innovazione. L’intervento pubblico deve sostenere e incentivare quegli investimenti infrastrutturali necessari alle città per dialogare con le tecnologie intelligenti. Senza far cadere l’alto costo delle trasformazioni sulle piccole imprese. Assolombarda ha elaborato una stima delle circa 200 mila consegne urbane quotidiane alle imprese di vari settori che insistono su Milano. E, per formulare proposte valide, ha studiato le migliori pratiche europee come quelle proposte da Londra, Barcellona e Parigi. Esaminati anche i casi avanzati in Italia di “distribuzione intelligente”, come quelli di Padova e Parma.

 

Tutto ciò per proporre uno schema di confronto pubblico-privato a tutte le imprese clienti e fornitrici di distribuzione e logistica, e insieme alle amministrazioni locali, per integrare la disciplina delle aree e degli orari di accesso, potenziare il sistema distributivo attraverso appositi centri di area, l’adozione di nuove tecnologie per i veicoli adibiti alle consegne. Concretamente, la risposta non può essere fatta di soli divieti, servono infrastrutture per la logistica, piattaforme, mobilità intelligente. Sono 28 mila le imprese della logistica in Lombardia, 250 mila gli addetti e 39 miliardi il fatturato secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi 2018. La Lombardia pesa circa un quinto sul settore nazionale, che ha 158 mila imprese e 1,4 milioni di addetti. Il settore è stabile per imprese in un anno in regione e in Italia. Ma gli addetti crescono in regione, oggi sono 6 mila in più di un anno fa, +2,4 per cento, mentre restano stabili in Italia. Una mobilità sempre più smart, grazie alla crescita di settori di supporto come commercio online (+10,2 per cento), hi-tech (+2,1 per cento), software (+11,2 per cento), informatica (+4,8 per cento), design innovativo (+2 per cento).

  

Ma per le grandi connessioni il ferro, la ferrovia, è la strada migliore. Su queste basi anche le tre regioni del Nordovest, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno sottoscritto un patto per rendere più forte un sistema che non può essere ristretto nei confini amministrativi. Sono nati così gli “Stati generali della logistica”, benedetti anche dal viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, un patto sottoscritto anche da Mit, Rfi e Ferrovienord. “Va favorita l’intermodalità – spiega Claudia Maria Terzi, assessore a Mobilità e infrastrutture della Regione Lombardia – i nodi di interscambio fra ferro e gomma.

 

In Lombardia, tra gli interventi previsti, ci sono quelli relativi a Milano-Segrate e a Sacconago (Busto Arsizio) nei pressi di  Malpensa per agevolare gli scambi con i cargo. Sulla rete lombarda ci saranno migliorie di tipo tecnologico così che potranno circolare treni più lunghi (fino a 750 metri) di quelli attualmente in servizio, in maniera più sicura e più veloce”. I numeri della logistica parlano chiaro. Il comparto vale circa 10 miliardi di euro (pari al 25-30 per cento del fatturato di logistica nazionale) e genera il 30 per cento del traffico nazionale, in gran parte verso destinazioni internazionali. Ma per garantire lo sviluppo di questo settore in Lombardia sono prioritarie due opere, arcinote ai più: Tav e Terzo valico.

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