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Miracolo a Milano, chiacchiere sagge col tassista antipopulista

Giuseppe De Filippi

"L’ignoranza governa, tutti sono disposti a credere, basta che la spari grossa. Prendi il debito pubblico, sembra che più ne fai più sei bravo

La rivelazione-confessione, il coming out politico, a essere banali, arriva dopo dieci minuti di silenzio riempito da una di quelle radio in cui ridono a crepapelle già di prima mattina, anche mentre parlano dell’imminente arrivo di giornalisti scrittori intenzionati a lanciare i loro libri. Io rompo il silenzio chiedendo che succede alle belle case di Porta Vittoria in stato di abbandono. Il tassista milanese allora rivela il suo accento pugliese e mi spiega, in poche battute, esattamente lo stato dell’arte: il costruttore Coppola, il sospetto di riciclaggio, il sequestro, i guai per gli acquirenti (“qualcuno si sta facendo molto male”). Il tutto in tono freddo, senza condannare né assolvere, senza strascichi fuori dalla cronaca e dai fatti noti e giudicabili. Ben impressionato ripenso alla precedente sfilza di tassisti putiniani e politicamente incontinenti incontrati a Milano e vado avanti ad ascoltare la radio e a guardare un po’ di giornali.

 

Ma lui riparte, senza richiesta questa volta, e dà il suo giudizio sul governo. “Questi non possono andare avanti così, hanno scocciato. E poi vedi – mi dà amichevolmente del tu, cosa che io apprezzo – non se ne può più di vedere Salvini in ogni canale tv e di sentirlo alla radio e ovunque”. Ah vedi, e pensi che stia saturando anche i suoi elettori, con questo eccesso di presenza, di comunicazione? “Mah, ormai l’ignoranza governa, tutti sono disposti a credere, basta che la spari grossa. Prendi il debito pubblico, sembra che più ne fai più sei bravo”. Io incredulo, ma quasi deliziato, continuo ad ascoltare.

 

Mi racconta del comitato di quartiere di Rogoredo, di cui è parte, e di quando hanno invitato Salvini, allora solo consigliere comunale. Ricorda benissimo che era arrivato lì mostrando, a quanto mi riferisce il tassista saggio e moderato, di non sapere nulla dei veri problemi di quella zona di spaccio e di piccola delinquenza. Ma poi erano bastati pochi minuti di spiegazione diretta offerti da uno degli organizzatori del comitato per consentire al consigliere comunale leghista di arringare subito dopo i cittadini di Rogoredo, colpendo su tutti i punti dolenti e caricando di enfasi le questioni che più toccavano direttamente le paure delle persone. Applausi e successo travolgente tra tutti, tranne il nostro tassista inaspettato.

 

E poi ne ha per i Cinque stelle: “Ma come fanno – mi chiede retoricamente – a dare retta a Di Maio e al padre, ma come si fa, e poi quando parli con quelli loro ti dicono che sono tutte manovre per incastrarli messe in atto dai poteri forti, al contrattacco perché hanno paura di loro e del cambiamento. Ma quali poteri forti – sbotta caricando sull’accento pugliese – e chi ha paura di loro, ma figurati”. Non si sbilancia sul voto, sembra insoddisfatto in generale, ma di più dall’attuale maggioranza. Si avverte l’eco di litigate coi colleghi su questi temi, si sente un’intelligenza che rifiuta le semplificazioni. Forse non è solo, forse nella sua Rogoredo fa proseliti anti populisti. Comunque mi ha messo di buon umore. Non prende l’American Express, ma nessuno è perfetto.

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