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Artigiani come il signor Longoni: la qualità dietro ai super brand

Daniele Bonecchi

Dietro le grandi firme del design d’interni, da Cassina a Kartell, da Armani ad Artemide, che sfilano al Salone del Mobile ci sono loro, le imprese artigiane di qualità

"Dietro al successo di un grande designer c’è sempre un’impresa artigiana”, dice Marco Accornero, segretario dell’Unione Artigiani. Dietro le grandi firme del design d’interni, da Cassina a Kartell, da Armani ad Artemide, che sfilano al Salone del Mobile infatti ci sono loro, le imprese artigiane di qualità. E basta farselo raccontare da uno come Davide Longoni, artigiano del mobile della Brianza di antica tradizione (il bisnonno ha fondato l’azienda alla fine dell’800).

 

“Il 50 per cento della nostra produzione è destinata alle grandi firme del mobile italiano, al made in Italy”. Premette, Longoni, che non dirà nemmeno sotto tortura quali sono i suoi clienti griffati. Ma la storia della sua azienda è uno dei tanti esempi di come la Lombardia artigiana sia diventata un simbolo di qualità in tutto il mondo.

 

Nel 1881 Enrico Longoni iniziava l’attività di falegname in due piccoli locali, proprio accanto a casa sua e i suoi tre figli, diventati grandi, decidono di seguire le orme del padre. Una cinquantina di anni dopo, 1929, l’azienda artigiana si è trasferita a Cesano Maderno e lì ha preso il volo diventando anche una “bottega scuola” per molti ragazzi della Brianza. Nel 1974 Enrico e Giuseppe, nipoti del fondatore, scelgono il salto di qualità: stop al lavoro in serie e solo produzioni di qualità, in collaborazione con gli architetti di tendenza. Dal 1990 ad oggi la qualità diventa il chiodo fisso dell’azienda artigiana. “Oggi realizziamo prodotti di alta qualità e siamo soddisfatti del nostro lavoro”, prosegue Davide Longoni.

 

Ma alla domanda se conviene crescere in produttività risponde secco: “Non sempre aumentare la produzione è la mossa vincente. Noi abbiamo un vincolo di qualità. Piuttosto che correre il rischio di farla scadere preferiamo mantenere questi livelli produttivi. Nel nostro mondo non vogliamo essere ingordi, ci siamo ritagliati il nostro spazio, i nostri clienti sanno che da noi c’è quello che loro si aspettano”. E questa è la chiave del successo del mobile italiano.

 

C’è qualcosa che la macchina pubblica può fare per aiutare l’artigianato? “Lasciateci lavorare”, risponde Longoni. “Meno burocrazia, anche la fatturazione elettronica diventa un vincolo. Le piccole aziende non ne hanno alcun beneficio. Le nuove imposizioni sembrano dettate dalle lobby”. Nel cuore della Tortona Design Week, dov’è nato il FuoriSalone gli artigiani, con le loro associazioni Unione Artigiani, Claai e Cna, hanno allestito il loro quartier generale. In via Bergognone 34, negli spazi di BASE – dove l’amministrazione comunale ospita abitualmente le start up e le iniziative destinate allo sviluppo e alla innovazione – gli artigiani hanno creato la loro piattaforma dedicata al design e al legno-arredo. Obiettivo, far crescere l’innovazione e la creatività per conquistare nuovi mercati all’export ma aprendo le porte anche alle proposte di altre realtà europee. BASE è diventato il salone degli artigiani nel FuoriSalone. E i numeri della Camera di commercio gettano un fascio di luce sul sistema legno-arredo che miete un successo dopo l’altro. Le aziende artigiane sono il 60 per cento delle 17 mila imprese lombarde dei settori interessati dalla settimana del Mobile tra produzione e progettazione, su 88 mila attive in Italia. Danno lavoro a oltre centomila addetti su quasi mezzo milione (405 mila) nel paese. “Il settore legno-arredo – dice Marco Accornero – appare in ripresa, soprattutto grazie all’export. Milano e il suo hinterland, con Monza e la Brianza, sono l’autentica capitale internazionale del design. Qualità e produttività si traducono in eccellenze dell’arredo interno, dove l’artigianato gioca un ruolo di straordinaria importanza, di protagonismo assoluto”. E a proposito di artigiani, Milano è prima in Italia sia per imprese, con 4.629 attive, che per addetti, 26 mila.

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