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Partito per partito, chi ha vinto e chi ha perso nel gioco delle liste in Lombardia

Fabio Massa

Vediamo chi si è spaventato ma ce l’ha fatta e chi si è indignato (perché non ce l'ha fatta) tra i principali partiti di centrodestra e centrosinistra. Le singolar tenzoni che certe volte vale più delle urne

Chiamateli se volete accoppiamenti giudiziosi, alla maniera del Gadda. “Le buone e le cattive notizie si erano alternate in una vicenda crudele. Ma anche le buone!”. E poi i drammi, i pianti, le sceneggiate napoletane a Milano. Corollario tipico delle notti delle liste, quelle in cui si decide chi rientrerà in Parlamento, chi non ci entrerà e chi dovrà sperare fino all’ultima scheda, all’ultimo fiato. Per dirla con le parole di uno che la sa lunga, Carlo Cerami: “Le liti per la formazione delle liste sono state sempre un classico della battaglia politica interna ai partiti. Con morti e feriti e recriminazioni. Non mi spaventano e non mi indignano”. E allora vediamo chi si è spaventato ma ce l’ha fatta e chi si è indignato (perché non ce l'ha fatta) tra i principali partiti di centrodestra e centrosinistra.

 

PARTITO DEMOCRATICO - Chiamatela se volete Lady Highlander. Barbara Pollastrini. Matteo Renzi la piazza nel plurinominale di Monza-Seregno e pure nel plurinominale di Bollate Sesto San Giovanni, consegnandole un altro lasciapassare per l’ennesima legislatura. E in più la “carica” in conto a Gianni Cuperlo, che invece fa il bel gesto di ritirarsi. Visto che scatterà su Monza, probabilmente Gianfranco Librandi avrà vita facile per rientrare in Parlamento, purché il partito faccia un buon risultato. Pesca il jolly Lisa Noja, l’avvocato che Sala avrebbe voluto in giunta. Va a Roma e Sala dovrà trovarsi qualcun altro per il mini rimpasto. Bene ma non benissimo Ivan Scalfarotto, pur amato dalla città della moda business, che però dovrebbe farcela malgrado il terzo posto. Blindatissimo Emanuele Fiano, che si è caricato le battaglie più scomode dell’ultimo anno. Tutta la vicenda di Lia Quartapelle ha un vincente, uno sconfitto e una scontenta. La Quartapelle perché non ha il paracadute può fare la scontenta, il vincente è Maurizio Martina che si ritira con eleganza e non incassa la sconfitta che potrebbe derivare dal collegio (è sicuro nel suo plurinominale di Bergamo). Ma chi ci ha rimesso in questo balletto è stato il povero Giovanni Sanga, terzo a Bergamo. Lui rimarrà fuori, ed è un peccato. Per il resto, è battaglia aperta perché pochi collegi sono contendibili sull’uninominale (quasi nessuno): Mattia Mor, Enrico Brambilla, Ezio Casati, la stessa Quartapelle. E poi c’è Angelo Capelli, l’ex di centrodestra, candidato nell’ultima Stalingrado d’Italia, ovvero nel collegio di Rozzano, dove la sinistra ha sempre vinto dal Dopoguerra ad oggi. E l’anno prossimo alle amministrative chissà, cambierà tutto. Difficile convincere i rossi a votare l’ex azzurro.

 

FORZA ITALIA - Le ultime liste, quasi introvabili anche dopo essere state depositate, sono quelle degli uomini e delle donne di Silvio Berlusconi. Gioisce Andrea Mandelli, primo su Monza. Non era scontato. Non era scontato Andrea Orsini, che invece è blindato, e certifica il suo addio al progetto di Parisi. Carlo Fatuzzo dei pensionati finisce secondo a Varese: se la figlia ripeterà l’exploit in Regione, si confermerà la doppietta. Entra all’ultimo secondo e regge le bordate finali Federica Zanella. Valentina Aprea continua a cadere in piedi, ma questa volta dovrà prendere i voti. Gioiscono anche Graziano Musella e Fabrizio De Pasquale, amministratori di lungo corso. Luca Squeri, mantovaniano doc, entra sull’uninominale di Monza. Mario Mantovani invece molla proprio Forza Italia e candida la figlia con Fratelli d’Italia. Tra i vincitori Alessandro Sorte, attuale assessore alle Infrastrutture: finisce alla Camera, braccio destro (e sinistro) di Mariastella Gelmini. Imbrocca il colpo anche Stefania Craxi, prima al Senato di Monza. Scontata Licia Ronzulli dietro Adriano Galliani su Como e prima con dietro Paroli su Bergamo e Brescia. Inossidabile Giancarlo Serafini, primo a Pavia. Frustrate le ambizioni dei consiglieri comunali di Milano.

 

LIBERI E UGUALI - Non dite a LeU di parlare della Boldrini, perché on the record non lo faranno mai. Ma a microfoni spenti se ne sentiranno di tutti i colori su Francesco Laforgia e soprattutto su Laura Boldrini, che ha deciso di colonizzare i primi e secondi posti di una sfilza di collegi. Che se ne farà? Li colleziona? Pippo Civati si piazza qui e là. E a Monza spunta Giulio Cavalli. Per il resto, da segnalare Felice Besostri, l’avvocato dei mille ricorsi costituzionali che piaceva tanto ai 5 stelle. Sta su Milano 3 nell’uninominale. Posto non proprio tranquillo (eufemismo).

 

LEGA - Chi ci doveva essere c’è. Negli uninominali confermati Igor Iezzi e Alessandro Morelli: fedelissimi di Matteo Salvini. Andrà a Roma anche una pattuglia di assessori maroniani ma sempre fedeli al Capitano: Massimo Garavaglia e Simona Bordonali. Tiferà Atalanta dalla capitale anche Daniele Belotti, unico assessore indagato e poi prosciolto per essere stato troppo tifoso (a volte la realtà supera la fantasia). Non gioisce Umberto Bossi, che torna in Parlamento dopo un lungo tira e molla, ma a cui non torna il sorriso. Tony Iwobi, il leghista di colore, è al terzo posto di Lombardia 2. Potrebbe farcela, quindi ultimamente è molto contento.

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