A Milano il Distretto degli Artigiani è un sogno nel cassetto che potrebbe avverarsi

Daniele Bonecchi

Un popolo di 17 mila imprese, il nerbo del successo planetario di moda e design. Uno studio dell’Unione Artigiani che parla di crescita, nuove assunzioni, sviluppo

Finalmente Marco Accornero ha tirato fuori il sogno dal cassetto. E’ arrivato il momento per gli artigiani di pensare in grande. Infatti, dietro il successo planetario della Milano del design e della moda ci sono loro. Col loro lavoro silenzioso, creativo e indispensabile per le griffe che hanno fatto il giro del mondo e oggi attirano l’interesse di fondi e grandi gruppi, dall’oriente fino alla vicina Francia. Il sogno del gran capo dell’Unione Artigiani (oltre 17 mila imprese tra Milano e Monza) è quello di costruire in città il Distretto degli artigiani. Un luogo simbolo per le produzioni di qualità ma anche uno spazio per lo shopping destinato agli stranieri in visita e a chi vuol conoscere i miracoli della creatività. “Senza dimenticare che tanti giovani possono costruire con le loro mani e la creatività che li accompagna il loro futuro, grazie al lavoro artigiano”, spiega Accornero.

 

Ma c’è dell’altro: “Una cittadella dell’artigianato potrebbe trovare collocazione una delle aree degli scali ferroviari dismessi, a Porta Romana o a Farini. Un modo per valorizzare uno spazio e creare una rinnovata attrattività”. Il settore dell’artigianato conferma una forte capacità di creare occupazione se solo venissero rimossi gli ostacoli che frenano le imprese. Secondo una indagine su base volontaria condotta dall’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, e che ha visto la partecipazione di 500 piccoli imprenditori del territorio, entro la fine del 2017 il 25 per cento avrebbe la potenzialità e l’opportunità di assumere un dipendente, ben il 64 per cento conta di mantenere immutata la forza lavoro dell’azienda, mentre solo l’11 per cento ritiene che dovrà fare ricorso ad una riduzione del personale dipendente.

 

Con queste percentuali, stima l’ufficio studi dell’Unione Artigiani, entro fine anno si potrebbero potenzialmente avere 18 mila assunzioni a Milano e area metropolitana, poco meno di seimila in Brianza. Ma va risolto il nodo del cuneo fiscale, che per ogni mille euro in busta paga al dipendente comporta un costo per l’azienda di 2.500, la rigidità delle normative giuslavoriste e le complicazioni burocratiche. “Più di due terzi dei nostri artigiani – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza – si dice fiduciosa ed è positivamente orientata circa l’occupazione. La gran parte infatti assicura il mantenimento in essere dei posti di lavoro e quasi un terzo avrebbe la potenzialità di avviare nuovi ingressi, a testimonianza che, seppur a piccoli passi, il cammino verso una lenta ma costante ripresa pare innescato. Ragionevolmente, si potrebbero ipotizzare per il 2017 saldi positivi assunzioni-licenziamenti a Milano e area Metropolitana per circa duemila dipendenti, tra i 300 e i 500 in Brianza. Le assunzioni effettive, purtroppo, rischiano di essere inferiori, anche del 40 per cento, a causa degli ostacoli che si frappongono all’ingresso nelle aziende.”

 

Nel dettaglio, è il settore dei servizi alla persona e del benessere quello più propenso a veder aumentare i dipendenti, con il 26,2 per cento delle imprese del comparto che si dicono interessate ad inserire nuovi addetti. E il 25 per cento di esse addirittura ne prevede più di uno. Impiantisti, installatori e manutentori in genere, con il 22,2 per cento, ed edilizia, 18,5 per cento, sono invece i settori che soffrono ancora la crisi ed esprimono prospettive di licenziamenti. Singolare l’età richiesta per le nuove assunzioni, dove spicca il 66,7 per cento di over 50enni sul totale del settore produttivo-manifatturiero. Sono invece gli impiantisti a pensare ai più giovani fra i 15 e i 29 anni (22,6 per cento), mentre la fascia intermedia (30-50 anni) interessa maggiormente ai servizi alla persona (19,8 per cento delle prospettive assuntive del settore). “Il tema del cuneo fiscale – spiega Accornero – va affrontato e risolto con urgenza, come pare dall’agenda del governo. L’auspicio è che un tangibile taglio dei costi del lavoro”. Fra i diversi settori, si ravvisano difficoltà differenti. Nella produzione, sono le complicazioni burocratiche il peggior nemico all’aumento di occupazione (34 per cento del comparto).

 

Nei servizi alla persona, invece, spiccano le difficoltà a reperire personale idoneo (33,3 per cento). Gli impiantisti-installatori-manutentori lamentano normative troppo rigide (28,6 per cento). “In conclusione – rimarca Accornero – il quadro che si trae da questa analisi, per la quale ringraziamo i più di 500 artigiani che vi hanno aderito , è che l’inesauribile voglia di fare dei piccoli e medi imprenditori non solo non si è arrestata, ma sfida le difficoltà e rilancia pensando a mantenere se non incrementare la forza lavoro aziendale con la prudenza del buon padre di famiglia. In questo contesto appare doveroso che le associazioni di categoria come la nostra si adoperino verso le istituzioni affinché vengano affrontati i tanti nodi che attanagliano la libera impresa, in particolare il mercato occupazionale.” 

Di più su questi argomenti: