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Dopo 20 anni di immobilismo, Sala prova a cambiare sui parcheggi. Non sarà facile 

Giovanni Seu

L'ultimo tentativo di mettere fine al problema dei posti auto a Milano risale al secondo mandato di Gabriele Albertini. Ora che le criticità ambientali sembrano essere state scongiurate, il sindaco ci riprova

Adesso ci sono due studi che hanno definito le dimensioni di questa criticità, partiamo da quello del comune che presenta una situazione preoccupante: la sosta in strada ha raggiunto la sua capacità massima di accoglimento della domanda mentre quella in struttura può assorbire una quota delle auto presenti in strada pari ad appena il 5-10%. La domanda complessiva di posti auto, secondo la stima dell’ultimo piano parcheggi che però risale al 2013, ammonta a 66.700 posti. Il documento stabilisce che la priorità 1, quella più pressante, riguarda le zone Bande Nere, Città Studi, Corsica, Umbria-Molise-Calvairate e che occorre costruire parcheggi a raso, sotterranei e multipiano in altezza per rispondere a “situazioni di deficit molto accentuate dovute ad una locale carenza di offerta o a livelli di pressione particolarmente critici nelle ore diurne”. Più drastiche le conclusioni giunge la ricognizione effettuata dall’architetto Gian Paolo Corda, per conto di Assimpredil Ance, secondo cui mancano ogni giorno 89.000 posti auto e 34.500 ogni notte.

 

C’è poco da ragionare, occorre mettere mano a un piano parcheggi su cui Palazzo Marino sta lavorando e che dovrebbe essere presentato tra due mesi. L’operazione non è facile, non solo per gli inevitabili disagi che provocano i cantieri ma perché si tratta di un tema quasi rimosso nelle politiche pubbliche degli ultimi 20 anni, e che oggi si scontra con l’ideologia no-auto. L’ultimo sostenitore dei parcheggi è stato Albertini che all’inizio del secondo mandato, consapevole del compito ostico che si stava accollando, chiese e ottenne dal governo poteri commissariali. Si scatenò subito un duro braccio di ferro tra i comitati, sorti in quasi tutti i siti destinati ai parcheggi, e il comune che con fatica cercò di garantire l’esecuzione. Non appena eletta Letizia Moratti cancellò gran parte delle strutture ancora non realizzate e, dopo di lei, Pisapia diede un colpo di spugna su quelle ancora da costruire: se ne salvarono poche, tra queste quella di Sant’Ambrogio per il semplice motivo che la sua eliminazione sarebbe costata al Comune 10 milioni di penali.  

 

Le premesse, insomma, non sono le migliori, come riconosce Paolo Beria, docente del Politecnico esperto di trasporti: “Dopo il piano di Albertini i parcheggi sono stati un tabù per la città, negli ultimi 10 anni ne sono stati cancellati molti. Oggi è possibile riprendere il discorso, non ci sono criticità dal punto vista ambientale, a patto di evitare gli errori di 20 anni fa: allora alcuni furono progettati male, inoltre si scelse lo strumento della concessione che non sempre funzionò tant’è che si verificarono fallimenti che lasciarono i residenti senza box e i cantieri aperti per anni”. Anche per Giorgio Goggi, titolare dei trasporti con Albertini, la strada è obbligata: “Il nostro piano prevedeva 40-45 mila posti, non riuscimmo a realizzarne 20 mila. Oggi ci troviamo con una massa di auto ancora elevata che non può essere fermata con Area B e C ma con politiche di potenziamento del trasporto pubblico, la creazione di zone 30 magari nei quartieri periferici e nuovi posti auto”.  Su quest’ultimo punto l’ex assessore non nega le difficoltà: “I luoghi dove realizzarli non sono tanti e c’è da mettere in conto le proteste dei residenti: ricordo che in via Ampere facevano esposti alla Procura fermando in continuazione i lavori”. Uno scenario che potrebbe ripetersi con conseguenze  imbarazzanti per l’amministrazione Sala: i comitati che si opposero  ai parcheggi spesso con successo (Darsena, Piazzale Lavater, via Varanini) al piano di Albertini trovarono il sostegno degli ambientalisti e del centrosinistra, Pd compreso. Non è arduo immaginare che una parte dell’attuale maggioranza possa contestare parte o tutto del nuovo Piano urbano dei parcheggi. Un appoggio convinto alla svolta di Sala arriva dai costruttori. Secondo il presidente di Assimpredil Regina De Albertis “le politiche recenti che hanno promosso l’allargamento dei dehors, le ciclabili e l’urbanistica tattica hanno contribuito a aumentare il deficit di parcheggi. E’ prevedibile che sorgeranno proteste, noi dobbiamo rispondere assicurando brevità e certezza dei tempi adoperando le tecnologie più avanzate”. L’altro tema caldo sono i siti dei cantieri: “Stiamo lavorando ad una mappatura – aggiunge – ci sono aree e edifici dismessi che consideriamo prioritari. E’ importante un partenariato pubblico-privato”.

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