Foto di Bernat Armangue, AP Photo, via LaPresse 

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La Giornata dei giusti per il primo testimone dell'Holodomor

Francesco M. Cataluccio

Il giornalista Gareth Jones documentò i crimini sovietici e venne poi ucciso in circostanze misteriose. Verrà onorato nel Giardino dei giusti di Milano insieme a tanti altri che hanno lottato per la vita, la verità e l'uguaglianza

"Se questo aereo cadesse, la storia dell’Europa cambierebbe. Perché a pochi metri da me è seduto Adolf Hitler, cancelliere tedesco e leader del risveglio nazionalista più vulcanico che il mondo abbia mai conosciuto. Come ha fatto quest’uomo dall’aspetto così ordinario a farsi prendere per un dio da quattordici milioni di persone?”. Questo scriveva, agli inizi del 1933, il giornalista gallese Gareth Jones (1905-1935), che fu casualmente il primo corrispondente estero a volare a fianco di Hitler su un aereo diretto a un raduno nazista a Francoforte.

 

Gareth Jones fu soprattutto il primo a denunciare e a dire la verità sull’Holodomor, lo sterminio per fame e fucilazioni di milioni di ucraini che, tra il 1932 e il 1933, si opponevano alla collettivazione delle campagne voluta da Stalin. Nella primavera del 1933, scendendo da un treno diretto verso remote regioni dell’Urss, a una fermata non in programma, Gareth fece perdere le proprie tracce per tre giorni e visitò i villaggi ucraini devastati dalla mancanza di cibo, a causa delle scorte confiscate dagli agenti sovietici, e scrisse numerosi articoli e reportage pubblicati dal Manchester Guardian e dal New York Evening Post (il più famoso si intitolava: “Ho camminato attraverso villaggi e kolchoz. Ovunque ho sentito lo stesso grido: ’Non abbiamo pane. Stiamo morendo’”).

 

Gli altri corrispondenti occidentali a Mosca sapevano che ciò che Jones aveva scritto era vero, ma lo denunciarono sia per compiacere che per paura delle autorità sovietiche. Il Commissario degli affari esteri, Maksim Litvinov, accusò apertamente Jones di essere una spia e scrisse una lettera al ministro britannico Lloyd George per informarlo che da quel momento in poi il reporter gallese non avrebbe più  potuto far ritorno in territorio sovietico. Espulso dall’Urss, Jones andò a esplorare l’estremo oriente. Viaggiò in Cina, in Giappone e in Mongolia.

 

Là venne sequestrato e assassinato in circostanze misteriose il 22 agosto 1935. Si sospetta che il suo omicidio sia stato in realtà progettato dall’Nkvd come vendetta per l’imbarazzo che aveva causato al regime sovietico (alla sua vicenda, la regista polacca Agnieszka Hollad ha dedicato, nel 2019, un notevole film: L’ombra di Stalin. Mr. Jones). Il 6 marzo, in occasione della Giornata dei giusti dell’umanità (una festività proclamata nel 2012 dal Parlamento europeo, su proposta della Fondazione Gariwo, e approvata all’unanimità dal Parlamento italiano nel 2017), Gareth Jones verrà onorato assieme ad altri nel Giardino dei giusti, sul Monte Stella, a Milano

 

I giusti dell’umanità sono tutti coloro che si sono sacrificati (spesso perdendo la vita) per salvare altre persone perseguitate o hanno lottato per la vita, la libertà, la dignità e l’uguaglianza. Non sono né degli eroi né dei santi. Spesso anzi sono persone non certo encomiabili (come il tedesco Oskar Schindler) che però, difronte al Male, hanno dato ascolto alla voce della loro coscienza. Il concetto di Giusto, come ha spiegato il filosofo Andrea Tagliapietra (Il pudore dei Giusti, Cafoscarina/Gariwo 2022), è un concetto che risale alla Bibbia e che l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha ripreso per onorare con un albero “i non ebrei che hanno salvato degli ebrei durante la Shoah”. 

 

La giornata dei giusti ha allargato questo concetto, dal punto di vista temporale e spaziale: giusti infatti furono e sono anche coloro che tentarono di impedire il genocidio degli armeni, ma anche quei serbi che nascosero bosniaci, o gli appartenenti all’etnia Hutu che si opposero al genocidio dei Tutsi in Ruanda, o il custode del Museo del Bardo a Tunisi che sottrasse, il 18 marzo 2015, un gruppo di turisti italiani alla furia dei terroristi islamici, o la giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata il 7 marzo 2006 per aver denunciato  la politica liberticida di Vladimir Putin. Per ogni Giusto viene piantato un albero. I giardini dei giusti sono luoghi di rinascita. Quello di Milano, sul Monte Stella, posa sulla poca terra che copre una collina fatta artificialmente con le macerie delle case distrutte dalla guerra.

 

Il Giardino di Varsavia si trova in un parco sopra le rovine del Ghetto. In generale i giardini danno un nuovo valore a luoghi altrimenti anonimi. I giardini sono anzitutto luoghi di racconti. Custodiscono le storie dei giusti di tutto il mondo. Le cerimonie annuali che onorano i nuovi giusti sono l’occasione per rimemorarli. Attorno agli alberi dei giusti ci si incontra, ci si ritrova, si fanno attività didattiche. Per gli studenti più piccoli, spesso le maestre spiegano le figure dei giusti e poi anche il tipo e la caratteristica dell’albero (facendo così lezioni di Storia e Biologia).

 

Per gli studenti più grandi il giardino diventa una sorta di Agorà, uno spazio dove si vive l’educazione civica, si impara meglio la storia. Per i cittadini, il luogo della memoria viva e non retorica (diversa da monumenti e lapidi commemorative). Nella maggior parte dei casi i giardini sono fatti dai ragazzi delle scuole con i loro insegnanti. Gli studenti sono molto importanti anche per la cura dei giardini, perché possono adottare gli alberi e le figure che li rappresentano.

 

A causa dei cambiamenti climatici, causati dalla dissennata opera dell’uomo, la natura è messa in pericolo. Prima di tutto proprio gli alberi che vengono scriteriatamente tagliati e privati delle risorse idriche necessarie alla loro vita. Chi si oppone a questo spesso perde la vita. Come il sindacalista brasiliano Chico Mendes (1944-1988), che fu ammazzato perché lottava contro il disboscamento della foresta amazzonica. Chico Mendes viene onorato come un Giusto.

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