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A Milano tra pragmatismo e populismo: bene i biglietti male i 30 all'ora

Daniele Bonecchi

Sala ha bloccato il prezzo degli abbonamenti, polemizzando con Salvini. Mentre è difficile trovare un valore per la misura sulla velocità che non sia ideologico

Milano prova ad uscire dalla morsa dell’inquinamento e dalla polemica (sballata) sull’aumento del biglietto Atm con l’idea di portare il limite di velocità urbana per le auto a 30 km orari. Beppe Sala il pragmatico – che ha rilanciato il trasporto pubblico con l’apertura della M4 fino a Linate e spinge per prolungare al più presto l’intera rete sotterranea – si è visto costretto a ritoccare le tariffe Atm (2,20 euro per l’ordinario), bloccando però il prezzo degli abbonamenti. Messo alle strette, il sindaco ha puntato il dito contro il governo: “Milano va avanti ma i contributi no. Dal 2011 a oggi abbiamo perso 25 milioni di contributi statali a fronte di quasi 27 km in più di solo trasporto sotterraneo. E le proiezioni prevedono che nel 2024, quando sarà terminata la M4 con i suoi 15 km, le risorse destinate al Comune diminuiranno ancora”.

 

Sala ce l’ha soprattutto con Salvini, e il gioco è più facile che nel passato, che ogni fine settimana torna a Milano per seminare zizzania. “Ho ricordato pubblicamente al ministro Salvini che i ricavi da biglietti coprono solo una parte del costo del trasporto pubblico e che in tutto il mondo l’onere di questo servizio (…) Così non si riesce ad andare avanti e mi aspetto dal governo, qualunque governo di qualunque colore, che il finanziamento statale del trasporto pubblico tenga conto dei progressi che si registrano nelle diverse città”. Ma Sala ha qualche nemico in casa, infatti sull’aumento dei ticket anche i Verdi in Consiglio comunale hanno fatto rumore.

 

L’anima pop della sinistra si agita, tanto è vero che ai piedi dello Stivale, a Bari, il sindaco Antonio De Caro ha annunciato un provvedimento opposto e singolare: l’abbattimento del costo dell’abbonamento annuale ai mezzi pubblici fino a renderlo quasi gratuito: dagli attuali 250 euro ad appena 20 euro. Obiettivo dichiarato: disincentivare l’uso dell’auto e favorire la domanda di mobilità sostenibile. Il provvedimento costerebbe 5 milioni e – secondo De Caro – sarà pagato dall’Unione europea grazie al programma Pon Metro, che a Bari fornirebbe 9 milioni. Resta da capire se le risorse europee possano essere impegnate per far viaggiare gratis i cittadini del capoluogo pugliese: il progetto Pon Metro è destinato alla rigenerazione urbana e in particolare a sviluppare il digitale, la mobilità, l’efficentamento energetico. Non la gratuità dei biglietti. In altre città, che come Milano sono costrette a sacrifici per i trasporti, l’iniziativa di Bari suscita perplessità. 


Andava a 30 all’ora

Ma anche Milano ha la sua pelle pop(ulista) cui lisciare il pelo. E mentre da un lato s’industria a “efficientare” il trasporto, dall’altro il Consiglio comunale, su iniziativa della Lista Sala, in cerca di una visibilità finora mancata, ha fatto approvare un Odg  per limitare dal 2024 a 30 km/h la velocità sulle strade cittadine. L’ispirazione viene da città come Parigi: dove però anziché avere quattro linee di metrò e mezza ne hanno 14 (più una RER imparagonabile al nostro Passante), e dove comunque la Zona 30 estesa a tutta la città (tranne alcune arterie a grande percorrenza) ha soprattutto moltiplicato i “bouchons” (ingorghi) lasciando invariata la velocità media delle auto: da 16 km all’ora di media a 14.

 

Che valore ha, se non ideologico, il limite globale a 30? Senza tener conto che, come sanno gli esperti, i motori termici che girano a regimi troppo bassi finiscono per generare ossidi di azoto e da incombusto più alti che a regimi normali. Ovviamente c’è il tema, grave, della sicurezza. Ma gli esperti di mobilità spiegano che i morti sulle strade milanesi sono passati dai 116 del 2000 ai 34 del 2021, e in un città che viaggia di media attorno ai 40 km/h non ha molto senso penalizzare strade ad alto scorrimento. Mentre, con l’aumento delle bici o dei monopattini vanno migliorate le  piste protette, cosa che al momento a Milano si vede poco (viale Monza valga come esempio).

 

“La sicurezza stradale per noi è una priorità assoluta – spiega il presidente dell’Aci di Milano Geronimo La Russa, che ovviamente è favorevole a crescenti norme di sicurezza – Ma non credo che la soluzione, per una città dinamica come Milano, sia generalizzare i limiti a 30 all’ora. E’ un provvedimento demagogico e difficile da rispettare: o è un modo di fare cassa seminando autovelox?”. Senza contare  i monopattini, “che a 20 km l’ora hanno un angolo di frenata molto più pericoloso delle auto. Chiedo al sindaco Sala, persona intelligente, di usare il buon senso”. Per Franco De Angelis, imprenditore, già assessore ai Trasporti a Milano negli anni ’90, “è una scelta improvvisata, che invece va sperimentata in modo serio, a partire dalle periferie: e non basta certo l’esperienza delle zone 30 esistenti”. La maggior parte delle auto, si sa, vengono da fuori. E Milano, con oltre 250 mila veicoli commerciali che entrano ogni giorno, fino ad oggi non è stata in grado di avviare provvedimenti per disciplinare la distribuzione merci. E poi c’è l’eterno problema del rapporto con la Regione.

 

“Credo che la priorità sia la collaborazione tra Milano, l’area metropolitana e la Regione, finché ci saranno contrasti e incomprensioni saranno penalizzati pendolari e studenti”, spiega Carmine Pacente, consigliere comunale di Azione e candidato in Regione. Andare a 30 all’ora non è l’unica soluzione.

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