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Granmilano - l'intervista

Spada (Assolombarda): "Manovra positiva, ma c'è ancora molto da fare"

Daniele Bonecchi

Il presidente degli industriali lombardi: "Sul price cap un accordo positivo, ma il prezzo è comunque alto. Meloni? Bene le misure contro il caro energia"

Ha esternato le sue perplessità sulla manovra, a villa San Martino, durante un incontro non troppo riservato col Cavaliere. Ma Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, è rimasto coi suoi dubbi (molti dei quali condivisi in via assolutamente riservata da Silvio Berlusconi) sull’efficacia della prima legge di Stabilità targata Meloni. Accetta volentieri di ragionare sul presente e sul futuro delle imprese col Foglio. Dall’osservatorio di Assolombarda l’orizzonte sembra meno ingombro di nubi, forse perché Spada non è abituato ad abbaiare alla luna: non usa toni ultimativi, preferisce il dialogo. “Certo non ci siamo fatti mancare niente quest’anno – sussurra Spada – ma le nostre imprese tengono”. “Hanno saputo affrontare le sfide con determinazione grazie anche alla cultura di impresa votata al saper fare e all’innovazione tipica. Non a caso quest’anno abbiamo registrato ottime performance in termini di pil, export e occupazione”.

 

Guardando al futuro, però, ci sono numerose incertezze: “Sono legate alla crescita, con particolare riferimento all’inflazione e al caro energia. Le previsioni del 2023, infatti, non sono così buone. Si prevede una crescita del + 0,3 per cento a fronte del + 3,9  di quest’anno. Se non agiamo subito, il motore dell’economia italiana rischia di rallentare. E’ necessario che il governo adotti al più presto e con coraggio provvedimenti di lungo periodo. Mi riferisco, soprattutto, alla messa a terra di quelle riforme strutturali. Penso, per esempio, alle misure utili per garantire finalmente l’indipendenza energetica”.

Le ultime settimane di questo 2022 hanno portato buone notizie dall’Europa col price cap, frutto anche della spinta del governo Draghi, si aspettava di più? “L’accordo è certamente un risultato positivo, ma il prezzo individuato rimane comunque molto alto, soprattutto in considerazione dei tempi che l’Europa ha impiegato per raggiungere l’intesa. Certo, la mediazione rappresenta un passo in avanti e di buon auspicio per il futuro. Mi riferisco a tutte le altre sfide in tema di politica industriale che l’Ue dovrà affrontare nei prossimi mesi, dalla produzione di microchip all’accorciamento delle filiere. E per farlo dovrà trovare un nuovo spirito solidale e unitario. Abbiamo bisogno di una Europa più politica che sia capace di dotarsi di una politica industriale e di non subire le scelte dei singoli governi”.

 

Sulla legge di stabilità c’è la solita zuffa di fine anno, che giudizio ha delle prime mosse del governo Meloni? “Non è corretto dare un giudizio a un governo che in soli 40 giorni ha dovuto licenziare una legge di Bilancio – dice il presidente di Assolombarda – anche in considerazione dei paletti legati alle risorse limitate. Detto ciò, complessivamente, è una manovra che giudichiamo positivamente per quanto riguarda le misure in tema di energia, basti pensare ai 21 miliardi su 34 destinati a questo capitolo. Alcuni aspetti, però, possono essere migliorati: per esempio il mantenimento del taglio degli oneri di sistema anche per le realtà con utenze energetiche superiori ai 16,5 kW. Ci aspettiamo, però, che il governo in futuro faccia uno scatto in avanti sul tema dell’indipendenza energetica,  puntando inoltre sui rigassificatori e sugli studi legati allo sviluppo del nucleare. La strada verso la decarbonizzazione, infatti, è tracciata, ma dobbiamo andare avanti con la neutralità tecnologica”.

Milano è la città del lavoro e i rapporti tra Assolombarda e organizzazioni sindacali sono sempre stati improntati alla collaborazione. Quali prospettive vede Spada? “Non dobbiamo dimenticarci in vista del 2023 del grande tema del lavoro. Bisogna agire rapidamente sui salari, in un momento in cui l’inflazione sfiora il 12 per cento, affinché il lavoro nelle nostre imprese diventi più attrattivo e le aziende possano trovare i profili professionali più adeguati. Per questo non smetteremo mai di chiedere una vera riduzione del cuneo fiscale nella componente contributiva pari a 16 miliardi: la considero l’unica strada per colmare il gap con l’Europa rispetto alla quale abbiamo una differenza di 12 punti percentuali a svantaggio dei salari italiani. Il taglio vale per tutti i lavoratori più fragili, ma in particolare per favorire l’inserimento dei giovani, per i quali abbiamo anche chiesto di accogliere la nostra proposta che prevede una fiscalità agevolata al 5 per cento per i primi cinque anni di attività lavorativa”, conclude il presidente degli industriali.

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