editoriali

Bruxelles scommette sul price cap

Redazione

Passa il meccanismo sul prezzo del gas. Gli occhi al prossimo inverno

È l’ultima vittoria del governo Draghi nell’Unione europea: dopo mesi di negoziati, i ministri dell’Energia hanno trovato un accordo politico per introdurre un price cap sul gas. Il cosiddetto “Meccanismo di correzione del mercato” scatterà se il prezzo del gas supererà i 180 euro per megawattora, con un differenziale di 35 euro su altri indici globali, per tre giorni consecutivi. Il dispositivo entrerà in funzione dal 15 di febbraio, si applicherà ai contratti derivati a un mese, tre mesi e un anno, e prevede un “tetto” dinamico per adattarsi ai prezzi globali.

 

Il risultato è un indubbio successo per l’Italia (il governo Meloni oltre a quello Draghi) che ha guidato il gruppo dei favorevoli al price cap. L’accordo prevede un “tetto” molto più basso rispetto ai 275 euro proposti dalla Commissione. L’Ungheria ha votato contro. Paesi Bassi e Austria si sono astenuti. La Germania, che ha opposto resistenza durante i negoziati, alla fine ha votato a favore.

 

L’intesa permette di sbloccare alcune misure di solidarietà chieste da Berlino, come la condivisione obbligatoria di gas tra paesi in caso di penuria e la facilitazione dei permessi per le rinnovabili. Il price cap comporta comunque dei rischi. Il gas naturale liquefatto (Gnl) potrebbe essere dirottato verso l’Asia. I trader potrebbero scommettere contro il meccanismo, spingendo il prezzo attuale (110 euro) vicino al tetto. I produttori potrebbero disertare il Ttf di Amsterdam. Ci sono salvaguardie: il price cap sarà sospeso in caso di “Allerta dell’Ue” per penuria, di aumento della domanda di gas (15 per cento su un mese, 10 per cento su due mesi), di calo significativo delle importazioni di Gnl o di problemi alla stabilità finanziaria. Per evitare una nuova esplosione delle bollette di famiglie e imprese, l’Ue fa una scommessa. Se la perderà, scaldarsi il prossimo inverno sarà molto più costoso.

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