Ursula von der Leyen (LaPresse) 

la misura europea

Il price cap proposto dalla Commissione Ue è fatto per non essere utilizzato

David Carretta

La misura annacquata di von der Leyen rassicura Germania e Paesi Bassi calmando il campo dei favorevoli, tra cui l’Italia. Ma rischia di fare più danni che altro

Bruxelles. È un price cap che probabilmente non sarà mai utilizzato quello proposto ieri dalla Commissione di Ursula von der Leyen per rispondere alla richiesta dell’Italia e di altri 14 paesi di avere uno strumento per limitare prezzi eccessivamente elevati sul mercato all’ingrosso del gas nell’Ue. È “una proposta di price cap totalmente inutile”, spiega al Foglio Simone Tagliapietra del think tank Bruegel. Perché il “meccanismo di correzione del mercato” di von der Leyen non sarebbe stato utilizzato nemmeno lo scorso agosto, al picco della crisi dei prezzi, quando il gas aveva sfiorato i 350 euro per megawattora. Le condizioni fissate dalla Commissione per far scattare il nuovo “meccanismo” non erano rispettate nemmeno allora. Von der Leyen ha voluto rassicurare Germania e Paesi Bassi, contrari al price cap, calmando il campo dei favorevoli, tra cui l’Italia. La discussione al Consiglio straordinario Energia dell’Ue di domani si annuncia molto calda.

    

La proposta di “meccanismo di correzione del mercato” servirà per “episodi di prezzi eccessivamente alti, quando non sono giustificati rispetto alla situazione dei mercati mondiali”, ha spiegato ieri la commissaria all’Energia, Kadri Simson. Tra taglio delle forniture dalla Russia e domanda di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Cina, “rimaniamo esposti alle impennate dei prezzi”, ha spiegato Simson. Ma “questo non è un intervento amministrativo per fissare il prezzo a un livello artificialmente basso. È un meccanismo di ultima istanza”. Simson ha citato espressamente la situazione in cui si è ritrovata l’Ue lo scorso agosto, quando il prezzo del gas sul Ttf di Amsterdam aveva sfiorato i 350 dollari per megawattora. Il problema è che le condizioni fissate per far scattare il “meccanismo di correzione del mercato” sono talmente alte che nemmeno allora sarebbe stato usato. Il prezzo dei contratti future a un mese al Ttf di Amsterdam deve essere superiore ai 275 euro per due settimane consecutive. Inoltre, il differenziale (spread) tra il prezzo sul Ttf e quello di una serie di indici per il Gnl deve rimanere superiore ai 58 euro per dieci giorni di scambi. Solo in quel caso il “meccanismo” verrebbe attivato e gli ordini sopra i 275 euro verrebbero rifiutati. La Commissione ha anche previsto tutta una serie di salvaguardie per aggirare o disattivare il suo price cap. Il meccanismo non copre gli altri indici Ttf e le vendite fuori borsa (Over the counter). In caso di problemi per la stabilità finanziaria, verrebbe immediatamente sospeso. Inoltre, per evitare un aumento dei consumi e dei rischi di penurie, gli stati membri sarebbero obbligati a ridurre la domanda di gas con l’attivazione della cosiddetta “Allerta dell’Ue”. 

   

Il meccanismo “non è una bacchetta magica che farà scendere il prezzo del gas”, ha ammesso Simson. “Abbiamo un tetto che non è un tetto”, ha commentato Javier Blas, giornalista di Bloomberg esperto di energia: “Un cap brussellese”. Secondo Tagliapietra del Bruegel, la Commissione ha cercato “di fare tutti contenti, paesi pro e contro la misura” e proposto un meccanismo “totalmente inutile”. I negoziati interni alla Commissione sono stati lunghi e difficili sul livello del price cap e le condizioni per farlo scattare. Ora il rischio è scontentare tutti. Germania e Paesi Bassi hanno fatto enormi pressioni sulla Commissione per annacquare il price cap, ma potrebbe non bastare. Al Consiglio straordinario Energia di domani, il gruppo di 15 paesi guidati dall’Italia, che chiedeva un corridoio dinamico dei prezzi, dovrà scegliere tra cantare vittoria per una misura simbolica o mettere in atto la sua minaccia di bloccare i provvedimenti sulla solidarietà (acquisti congiunti per gli stoccaggi e condivisione obbligatoria del gas tra paesi). 

   

Secondo Tagliapietra, gli stati membri “farebbero bene ad abbandonare” il meccanismo proposto dalla Commissione, “dimenticarsi dei cap” e “investire il limitato capitale politico nel disegnare uno strumento che possa dare una risposta vera e forte al tema degli iniqui impatti economici e sociali della crisi energetica”. Il governo tedesco ha annunciato che una parte del suo piano da 200 miliardi servirà per un tetto al prezzo di gas ed elettricità per famiglie e imprese. “L’Europa non ha bisogno di un cap, che potrebbe fare più male che bene, ma di un fondo europeo per la crisi energetica finalizzato a supportare quei paesi che – come l’Italia – hanno un ridotto spazio fiscale per sostenere famiglie e imprese vulnerabili, incentivando la riduzione della domanda”, dice Tagliapietra. Finora von der Leyen ha rifiutato di portare avanti la proposta dei suoi commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton di un fondo di debito comune stile Sure.

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