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A Milan parte finalmente la M4, ma non risolve i veri problemi. Serve la M6

Giovanni Seu

Collega l’est con l’ovest della città, capace di trasportare i passeggeri da Linate a San Babila in 14 minuti, in grado di trasportare 86 milioni di persone ogni anno, evitando più di 180 mila viaggi in auto ogni giorno. Ma i nodi per la mobilità milanese non sono tutti sciolti

La prima linea che collega l’est con l’ovest della città, capace di trasportare i passeggeri da Linate a San Babila in 14 minuti, in grado di trasportare 86 milioni di persone ogni anno, evitando più di 180 mila viaggi in auto ogni giorno, con 75 mila tonnellate di emissioni di CO2 l’anno in meno. La M4, per la quale ci sarà oggi il taglio del nastro, arriva come acqua benedetta sulla mobilità milanese sempre più afflitta dallo smog ma non avrà la forza di fare un miracolo.

 

Il sud Milano, su cui si sviluppa la nuova tratta, resta una partita aperta con almeno due nodi per i quali, al momento, non si vedono soluzioni immediate. Una situazione alla quale fornisce un piccolo contributo anche M4 in quanto presenta alcuni punti poco convincenti, a cominciare dal fatto che sarà operativa sino a Lorenteggio solo nel 2024. Altre perplessità sono espresse da Paolo Beria, docente del Politecnico: “L’impatto di M4 sulla città sarò positivo e lo sarà ancora maggiore quando sarà realizzato il prolungamento a Segrate che consentirà la connessione con l’asse ferroviario. Vedo, invece, un limite nella mancanza di interscambio diretto con la M3”. A parte queste carenze, che almeno nel caso di Segrate sono colmabili, il tema vero è che M4 è stata ideata nei primi anni 2000 quando la geografia urbana dei trasporti era ben diversa. Tant’è che non molti anni dopo compare nel Pgt di Masseroli l’ipotesi di una M6 che da Quarto Oggiaro arriva sino a viale Tibaldi: l’obiettivo è intervenire sulla parte ovest della città e in particolare a sud in via Ripamonti, allora come oggi congestionata, per favorire i collegamenti con Opera e lo Ieo.

 

La logica è corretta in quanto, come spiega Beria “la tratta è in linea  con il nuovo assetto della città che non è più centripeto come in passato”. La prassi è più debole: nonostante la M6 sia già prevista dal Pums (Piano urbano della mobilità) del 2016, lo studio di fattibilità è stato appena avviato. Ma non è tutto, a complicare il quadro si è messo di mezzo il governo che, lo scorso aprile, nel piano di rafforzamento della mobilità cittadina ha tirato fuori un progetto di fattibilità tecnica ed economica della M6 che unirebbe i quartieri a sud della città, dalla Barona a Ponte Lambro. Un progetto del tutto diverso da quello discusso sino ad allora che ha suscitato uno sconcerto generale bene espresso dall’ex assessore ai Trasporti Giorgio Goggi: “I tracciati funzionano solo se collegano il centro con l’esterno. Quello prospettato dal governo sarebbe antieconomico, una metro che attraversa solo tre quartieri è piena nelle ore di punta e vuota nel resto della giornata”. Persino l’allora sottosegretario ai Trasporti, Alessandro Morelli, si smarcò in fretta da quell’ipotesi con una lettera al Foglio in cui precisava che spetta al Comune decidere quali progetti realizzare. Sarà, ma dal governo dipendono almeno una parte dei finanziamenti per cui non è possibile ignorarne l’orientamento: resta da vedere se il nuovo esecutivo deciderà di confermare quello vecchio.

 

L’altro nodo riguarda il quadrante sud-est protagonista negli ultimi dieci anni di uno spettacolare sviluppo urbanistico. Porta Romana ha cambiato volto con il quartiere Symbosis e aspetta la riqualificazione dell’ex scalo ferroviario che ospiterà il villaggio olimpico. Più a sud c’è Santa Giulia che, dopo tante tribolazioni, sta decollando: siamo di fronte a nuovi insediamenti abitativi e imprenditoriali che rendono l’area più densa e più bisognosa di servizi. Un tema su cui Beria non nasconde l’opinione critica: “M4 non interviene sul sud-est della città mentre potrebbe farlo M6. Su quest’area bisogna fare un ragionamento: è vero che l’accessibilità non è buona ma a sud di Porta Romana sono state liberamente decise dagli sviluppatori una serie di funzioni pur in assenza di metro. Trovo inappropriato che ora si invochi un investimento pubblico per migliorare l’accessibilità a loro beneficio. Questo tipo di azioni vanno coordinate prima tra pubblico e privato, condividendone anche gli oneri”. Che la M4 non sia decisiva sul sud-est trova concorde anche un altro esperto di mobilità come l’architetto Giovanni Luca Minici: “Un’infrastruttura importante per quest’area è la metrotranvia che collega Santa Giulia con la M4, dovrebbe essere completata per le Olimpiadi. Resta il problema degli ingressi in città da San Donato e dintorni: c’è il vecchio progetto di prolungare la M3 sino a Paullo ma siamo ancora fermi al progetto di fattibilità”.

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