Gran Milano

Per la Fondazione Cariplo alla ripartenza serve più cultura, perché è “creazione di senso”

Maurizio Crippa

Il lavoro, innovativo e ingente, di Fondazione Cariplo per la cultura e i territori. Parla il presidente Giovanni Fosti

Uno dei bandi attivati (la prima edizione ha coinvolto 60 organizzazioni e 43 mila persone) si chiama “Sottocasa” e fa parte di un progetto più ampio che si chiama invece “Lacittàintorno”, attivo dal 2017 con un investimento di 10 milioni di euro: dedicato a riattivare spazi inutilizzati nei quartieri di Milano e ri-affidarli a progetti di comunità, ad associazioni, a cooperative che fanno lavoro culturale: dal teatro alle biblioteche. Nomi suggestivi che parlano di idee, ma non è marketing. E’ innanzitutto un modo di pensare e lavorare, di intervenire dentro a un contesto fisico fatto di persone, di vita, di storie. In questo caso: quell’ampia articolazione “che fa” un territorio e che si chiama cultura. Sostenere la cultura è una cosa giustissima, tanto più in un paese creativo come il nostro, ma in cui il settore è alquanto sacrificato (eppure, il sistema produttivo culturale genera ogni anno in Italia 84,6 miliardi di euro, per una filiera che ne vale 240). Ma “sostenere” non è sufficiente. Spesso si intende per “sostegno alla cultura” mettere un po’ di denari a pioggia, in sponsorizzazioni che ritornino un po’ di luce riflessa. Per Fondazione Cariplo non si tratta di questo. A partire dal metodo seguito nei suoi interventi, che è quello del bando: una proposta elaborata in base a una necessità culturale e a un luogo ben individuati, cui fa seguito la valutazione dei progetti presentati e infine la scelta delle modalità di sostegno adeguata. Il problema non è soltanto dare soldi alla cultura – anche se sono essenziali, dopo un anno come quello passato – ma farla vivere: in una corresponsabilità che è “creazione di senso”, come ama dire Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo dal 2019, successore di Giuseppe Guzzetti.

 


“La cultura è più di un museo, di un teatro”, ci dice: “E’ una dimensione fondamentale per la crescita delle persone, e per il loro stesso vivere insieme. Cultura è creare legami di comunità. Un luogo non è solo le sue case, le sue vie, è la possibilità di crescita comune, di condivisione di valori, di educazione dei giovani. E’ questa spinta continua a far vivere una città, un quartiere. Senza ci sono solo muri, ma non attecchisce nemmeno l’economia”. Si parla spesso delle povertà e delle difficoltà generate dalla pandemia. Ma anche per la “creazione del senso” non è stato semplice, no? “Per questo la Fondazione ha sempre avuto chiaro che non bisognava indietreggiare nel sostegno alla cultura perché si tratta di una dimensione fondamentale”. Così c’è stato un impegno speciale in azioni dirette. Il progetto “Lets go” con 15 milioni di euro ha garantito la sopravvivenza di 400 enti del Terzo settore (4 milioni a enti di cultura). Poi il finanziamento del Bando per la Cultura: 9,5 milioni di euro stanziati nel 2020) per 94 progetti più altri 2,5 stanziati per il 2021. Nel biennio 2020-2021 Fondazione Cariplo ha destinato al settore oltre 70 milioni di euro, sostenendo la partecipazione e la ripresa dei consumi culturali.

 

Un accesso che non va inibito Ma non si tratta soltanto di soldi, si tratta di visione, spiega Fosti. Un esempio? “Sottocasa” è un progetto per sostenere l’offerta culturale diffusa nei quartieri, promossa da realtà presenti in quel luogo specifico: “Ci sono reti che hanno faticato moltissimo in questo periodo, ma che anche grazie a progetti come questo hanno potuto riprendere le attività. Non dobbiamo dimenticare uno dei problemi più gravi e spesso trascurati è quello di garantire l’accesso alla cultura”. In questo periodo, soprattutto per i giovani di fasce sociali deboli, questo accesso si è come bloccato. Fondazione Cariplo ha per esempio promosso, con il contributo di aziende e istituzioni, un progetto per combattere la “povertà digitale” – che non è la sola mancanza di un tablet o di connessione durante la Dad: è la non capacità di usare questi strumenti per “accedere” ai saperi. “La domanda che ci poniamo è ancora più profonda – prosegue Fosti – L’educazione non è solo un dovere ‘sociale’, è anche pensare a come vogliamo che sia la società del futuro. Come vogliamo diventino questi ragazzi. Avere accesso alla cultura è fondamentale. Faccio solo un esempio: a cosa serve tenere aperto un museo, se per i figli di certe famiglie non c’è la possibilità, né lo stimolo, ad andarci? Come Fondazione stiamo studiando il problema, e arriveranno progetti per collaborare con le scuole, con le istituzioni, non per ‘fare’ mostre o spettacoli, ma per ‘portare le persone’. Per garantire l’accesso alla cultura”. E’ uno dei punti cardinali su cui ruota tutto: “Non solo cosa fare, ma ‘per chi’ lo si fa. Esiste, ed è peggiorata in questo tempo, una inibizione all’accesso culturale che è grave come la povertà materiale”.


 

Laboratorio e osservatorio Fondazione Cariplo è attiva da trent’anni e non è “soltanto” la più importante fondazione bancaria a operare nei settori del welfare, dell’innovazione sociale (l’housing sociale è un suo fiore all’occhiello), dell’ambiente e del patrimonio artistico. E’ anche, verrebbe da dire soprattutto, un laboratorio di idee e innovazione a 360 gradi e un osservatorio privilegiato – anche grazie al suo legame stretto con le reti e istituzioni territoriali, con le realtà del terzo settore – dei cambiamenti in atto. Se si vuole capire in che direzione stia mutando la realtà (allargata) dopo 18 mesi di disastrosa pandemia, guardare la città dal punto di vista di Fondazione Cariplo è un utile esercizio. Anche perché Giovanni Fosti ha dalla sua una preparazione professionale e accademica specifica, è stato tra l’altro direttore della divisione Education for government & Non profit della Sda Bocconi. Ma non c’è solo l’ambito dell’intervento sociale. La Fondazione, e Fosti ci tiene particolarmente, si caratterizza anche per il suo intervento in ambito culturale. Di questo parliamo col presidente, nella sede di via Manin, partendo da una nostra impressione precisa. Si parla moltissimo di rilancio e trasformazione partendo proprio dalle città. La svolta green, la mobilità, i quartieri. I miliardi del Pnrr. Ma intanto, chi è il protagonista di questa trasformazione? Come la vive? Bastano le infrastrutture per garantire un cambiamento che riguarda stili di vita, rapporti sociali oggi così sfilacciati? E’ la stessa preoccupazione che muove Fosti, prima ancora di spiegare in cosa consiste l’investimento della Fondazione nel settore Cultura – che è notevole: in trent’anni 14 mila progetti per un impegno complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro – perché, dice, innanzitutto “la città è un ecosistema che genera attrattività non solo grazie all’economia, ma anche alla qualità culturale, all’offerta di formazione”. La cultura è “una rete di creazione di valore”. Per la Fondazione, inoltre, è uno degli “obiettivi strategici” presenti nello statuto, non certo un orpello. E innanzitutto è cultura “per i territori”, essenziale al loro sviluppo. Non solo una questione di biglietti venduti, o di pubblico da attirare (cose sacrosante, ma che esulano dal core business della Fondazione), ma “cultura per i cittadini: creazione di senso, coesione e creazione di legami di comunità, riattivazione di luoghi e possibilità di incontro”. Bisogna pensare ogni attività culturale, anche quelle periferiche o che potrebbero essere considerate minori, “con una visione di comunità”. Senza questo un territorio non vive, non ha futuro. 
L’Istat include l’accesso alla cultura tra gli indicatori della misurazione di benessere delle persone, pensano in Fondazione Cariplo.

 

Povertà interconnesse Per questo povertà economica, povertà educativa e povertà culturale sono interconnesse e si alimentano a vicenda. Per questo la cultura, ripete Fosti, non è solo aprire un museo, è farlo vivere nel suo luogo. Anche se nel progetto “Innovamusei”, realizzato insieme a Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, sono stati messi 2,7 milioni di euro per 62 musei lombardi. Bisogna soprattutto “non arretrare: durante la crisi generata dalla pandemia la Fondazione ha sempre avuto chiaro che non bisognava indietreggiare nel sostegno alla cultura perché si tratta di una dimensione fondamentale per la crescita della persona”. Cultura è saper guardare al futuro, spiega Fosti: pensiamo ai giovani, “la dimensione del desiderio e la costruzione di opportunità”. Così nascono progetti come il bando per il “Libro e la lettura”, destinata a sostenere “la curiosità e il piacere di leggere”: 75 progetti sostenuti e 3 milioni di euro erogati non solo a Milano ma anche in altri comuni. Dentro il grande cambiamento che tutti, cittadini, aziende, istituzioni attendono; dentro le aspettative che il Pnrr sostenuto dall’Europa accende in ogni settore, Fondazione Cariplo ha un proprio punto di vista specifico e una propria capacità di intervento non tradizionali, non rigidi ma innovativi, che hanno il loro punto di forza nella cultura intesa come “rafforzare il legame di comunità.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"