ANSA/PAOLO GIOVANNINI 

GranMilano

Milano sospesa tra No vax, disordine pubblico e bolla mediatica

Cristina Giudici

Altro che la città resiliente, green e in monopattino della narrazione ufficiale. C’è un problema di ordine pubblico forse non grave, ma difficile da gestire

Fra i sabati no pass che intimoriscono i cittadini e fanno infuriare i commercianti con il pensiero fisso alle entrate natalizie, il divario fra centro e periferie sempre più a rischio banlieue e i casi di aggressione qua e là da parte di alcuni gruppi anarchici galleggia un “caso Milano” a metà strada tra l’allarme ordine pubblico e la bolla politico mediatica. Altro che la Milano resiliente, green e in monopattino della narrazione ufficiale. C’è un problema di ordine pubblico forse non grave, ma difficile da gestire perché – spiegano i tecnici – manca un paradigma che sappia contenere la protesta e la violenza sporadica ma fine a se stessa. Ora, in attesa di capire cosa succederà nel diciassettesimo sabato no vax, in cui le manifestazioni dovrebbero essere vietate in centro e permessi solo i presìdi, il questore di Milano Giuseppe Petronzi – uno abituato a conflitti tosti durante la furia anarco-insurrezionalista No Tav, un’èra geologica fa – ha dichiarato a Repubblica che la protesta no pass pare più una sorta di “diritto alla contrapposizione più che quello a manifestare”, e che “è un’Idra di Lerna a tante teste con una composizione culturale variegata”, ha aggiunto, sottolineando che il quadro che ne esce è di un esasperato individualismo di cui bisogna temere la deriva nichilista.

Dalle nostre fonti fra le forze dell’ordine emerge però parecchio nervosismo per i sabati che paralizzano il traffico ed esprimono una smania ossessiva di sfogare rabbia generica più che una volontà politica precisa. E la narrativa mediatica non aiuta alla comprensione di quanto sta accadendo e provoca semmai quella che in gergo informatico si definisce realtà aumentata. I media continuano ad evocare gli anni 70 perché fra i manifestanti no pass sono spuntati diversi fantasmi del passato, fra cui l’ex Br Maurizio Ferrari o Maurizio Murelli, l’ex missino finito in carcere quando il 12 aprile del 1973 venne ucciso il poliziotto Antonio Marino. Ma il paragone con gli anni ’70 è talmente azzardato da far sfuggire agli investigatori una battuta amara: “Magari fosse come negli anni ’70 in cui c’era un conflitto chiaro, allora c’era una logica e si poteva avere uno schema preciso per contrastarlo”. Invece fra famiglie che sfilano pacificamente, persone che pregano, si mettono in ginocchio davanti ai poliziotti o mimano in modo grottesco le gesta di chi stava in piazza Tienanmen si è creato un autentico sconcerto fra le forze dell’ordine. Gli investigatori ci hanno fatto notare che nessuno però ha lasciato tracce sui muri con scritte “antisistema” durante le manifestazioni o ha mai fatto un comizio che potesse aiutare a capire gli obiettivi di un movimento senza meta e senza un leader. Eppure un certo nervosismo sociale, e un po’ di preoccupazione per una situazione non completamente sotto controllo sono palpabili, persino nelle parole del sindaco Beppe Sala.

Esiste un caso Milano? Forse sì, se persino gli occupanti del centro sociale Macao – dove andavano i milanesi per gustarsi musica e manifestazioni artistiche, non sede di un antagonismo che ambisce alla guerriglia urbana – hanno alzato bandiera bianca perché non riuscivano più a difendersi dalle incursioni dei maghrebini sbandati, che sono entrati con spranghe e coltelli obbligando gli occupanti a barricarsi all’interno. Esiste un caso Milano? Sì, se nella notte fra il 7 e 8 ottobre sonno state sfondate le vetrine della sezione del Pd dell’Ortica e su un sito anarchico è poi apparso un comunicato in cui si legge “Inutile spendere troppe parole su questo infame partito. Alla pari di tutti gli altri partiti, la sua linea ed azione di governo tende a favorire l’élite ed a peggiorare le condizioni di vita dei meno abbienti. Uno dei principali fautori delle attuali restrizioni e del green pass, strumento di ricatto e discriminazione che impone la segregazione sociale a chi lo rifiuta”.

Esiste un caso Milano? Sì, se si sta monitorando con attenzione il panorama del disagio giovanile nelle periferie dove diversi rapper hanno ricevuto un daspo, con il divieto ad entrare in locali pubblici nella provincia di Milano e non solo. Cosa succederà sabato 13 novembre? Difficile fare una previsione dopo l’annuncio del Viminale di vietare i cortei nei centri storici, nelle strade dello shopping e vicino agli obiettivi sensibili. Fino ad ora la strategia adottata è stata quella di smussare il conflitto per non acuire il caso Milano dove i no pass agiscono in modo metodico, e dove se cade una foglia diventa subito un caso, e un caos politico.

 

Di più su questi argomenti: