(foto Ansa)

nuove regole

Arriva la stretta del Viminale sulle manifestazioni anti green pass

Luca Roberto

Il ministro Lamorgese vuole applicare lo stesso protocollo usato per il G20 anche alle proteste No vax. Stop ai cortei, da ora in avanti solo sit-in. L'esempio della direttiva Maroni

Libertà di manifestare sì, ma con dei limiti più stringenti. Perché non si assista più a quel che nelle ultime settimane è andato avanti in alcune città italiane. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese lo ha chiarito con una comunicazione a prefetti e questori. Annunciando una stretta che prenderà il via già questo fine settimana, e cioè da quando è previsto che il popolo dei no green pass si riversi ancora nelle piazze per contestare il certificato vaccinale. L'obiettivo del governo è contemperare il diritto a poter manifestare liberamente il proprio dissenso, con l'inderogabile tutela della salute pubblica. Del resto, lo si è visto a Trieste, soprattutto laddove ci sono state manifestazioni a cui hanno partecipato persone non vaccinate, si è assistito a una ripresa importante del contagio.

Per questo, come raccontato sul Corriere della Sera da Fiorenza Sarzanini, l'intenzione è di applicare alla gestione di queste manifestazioni le stesse regole predisposte ad esempio per un grande evento internazionale come il G20. Nel cui protocollo era previsto di non potersi avvicinare a zone sensibili, con il centro della città completamente interdetto ai manifestanti. In particolare, poi, sarà possibile organizzare non più veri e propri cortei ma solo dei sit-in statici, e i singoli prefetti, d'accordo con i sindaci, potranno adottare limitazioni ancora più forti. Per dire, nelle ultime manifestazioni per cui è stato concesso l'ok dalle istituzioni a Trieste, il sindaco Dipiazza ha disposto una sorta di servizio d'ordine con gli steward per garantire il distanziamento. Un altra delle misure adottabili è l'obbligo di mascherina anche all'aperto. 

Il modello ricalca quanto deciso da una direttiva dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni, che nel 2009, nel pieno delle manifestazioni studentesche, mirava proprio a "limitare l'accesso ad alcune aree particolarmente sensibili per motivi sociali, culturali o religiosi o che siano caratterizzate da un notevole afflusso di persone o nelle aree nelle quali siano collocati obiettivi sensibili". Deriva non solo dalla volontà di limitare l'esposizione al contagio da parte di persone più fragili (appunto perché per la maggior parte non vaccinate). Ma anche perché il ripetersi a cadenza settimanale di questi cortei sta creando grossi problemi alle attività commerciali. La Confcommercio di Milano, ad esempio, è stata tra le organizzazioni di categoria che con più forza hanno chiesto un intervento del governo a tutela dei propri associati, che lamentano oramai un calo del giro d'affari a causa del caos che si ingenera nei weekend in alcune zone centrali della città come corso Buenos Aires.

''Le regole del Viminale sulle manifestazioni vanno nel senso giusto. Una minoranza per esporre le sue ragioni non può 'sequestrare' una maggioranza. Né danneggiare pesantemente le attività economiche. Inoltre, la salute pubblica va tutelata. Legittimo manifestare, ma nelle regole", ha commentato la stretta il responsabile sicurezza del Pd Enrico Borghi. Mentre Matteo Salvini, che è sempre stato critico nei confronti della Lamorgese per la gestione dell'ordine pubblico, ieri a Milano ha voluto sottolineare che "il diritto a manifestare è sacrosanto, senza disturbare il prossimo e nel rispetto delle regole. Se lo stato non riesce a garantire che uno manifesti rispettando le regole, allora siamo messi male". 

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