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Politica e sondaggi: perché Sala non ha voluto accordi coi grillini

Fabio Massa

È un manager, e i manager sanno far di conto. Così, Conte ha messo Layla Pavone a correre

Beppe Sala si muove con attenzione. Ragionando con la politica, ma pure con i sondaggi realizzati da Nando Pagnoncelli. Il sindaco uscente è convinto che la vittoria al primo turno sia là, poco più avanti. Se fosse una gara di ciclismo, sarebbe due curve dietro la collina. Ma curve dure, in salita. Perché rimane la condizione di partenza, la linea base: le liste di centrodestra sono maggioranza (e non di poco) rispetto alle liste di centrosinistra.

 

Non soltanto Sala deve sovra-performare: ma anche di molto, e forse troppo, per provare a levarsi dall’incubo del ballottaggio. Un incubo perché sa benissimo che cosa succederebbe: attenzione spasmodica di tutti i leader nazionali sulla città che, da tenzone locale (come è adesso) diventerebbe snodo di interessi nazionali (non per forza utili a Milano). E poi, il cambio di paradigma: da scelta del sindaco a referendum pro o contro Beppe Sala. Pericoloso, sempre, il ballottaggio. E dunque, per dirla come Mario Ferretti dopo una Milano-Sanremo, o Sala fa come Coppi (“in attesa dell’arrivo del secondo trasmettiamo musica da ballo”), o potrebbe essere costretto a una seconda tappa assai più dura. 

 

 

Per questo, il 30 luglio, Sala ha valutato seriamente l’alleanza organica al primo turno con il M5s. Ha riaperto giochi che parevano essere chiusi, con i pentastellati in corsa da soli e indecisi se stare dietro alle indicazioni del nuovo capo Conte o del vecchio metodo meetup. Sala ha riaperto i giochi, per poco però. Tanto quanto bastava per capire che andando insieme al M5s si sarebbe scoperto sul fronte che vale molto di più, quello moderato.

 

Quello che condannerà, sempre secondo i sondaggi, i pentastellati a percentuali assai basse. Proprio quello che Giuseppe Conte avrebbe voluto evitare, andando ad accordarsi così come in altre parti d’Italia. Invece, nulla. Perché Sala è un manager, e i manager sanno far di conto. Così, l’ex premier ha messo Layla Pavone a correre. Una conoscenza di vecchia data per il mondo digitale: ha lanciato il primo provider, Video On Line, e poi è stata presidente per molti anni di IAB Italia.

  

La strada dell’accordo al secondo turno è ovviamente già scritta. Ma i 5 stelle si peseranno, non volendolo fare in una situazione in cui sono divisi ed esplosi. Questo è un segnale politico non da poco. Del resto la politica è un po’ come il ciclismo che Sala ultimamente ama tanto, al punto da farsi lunghe sgambate all’alba. Come diceva Federico Gay “la corsa è corsa, pietà l’è morta“. Anche per i 5 stelle. 
 

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